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Il 2025 sembra profilarsi come un anno cruciale per l’Ucraina, che potrebbe pagare il prezzo più alto delle politiche occidentali di supporto armato contro la Russia. Questo timore non è soltanto condiviso dagli osservatori esterni, ma si fa sempre più evidente anche tra le fila dei vertici ucraini.
Mentre la situazione al fronte nel Donetsk si aggrava, emergono nuovi dati sulle diserzioni di massa che stanno colpendo l’esercito ucraino. Secondo recenti segnalazioni, si parla di un tasso di diserzione che arriva fino al 40% tra le nuove reclute. Una percentuale drammatica, soprattutto considerando che queste stesse reclute sono inviate al fronte senza una preparazione adeguata.
Il fronte di Pokrovsk: il punto nevralgico
Le notizie più preoccupanti arrivano da Pokrovsk, dove l’esercito russo sta avanzando in modo significativo. L’Institute for the Study of War (ISW), una fonte di analisi militare generalmente vicina al mondo atlantista, conferma che le forze ucraine sono in difficoltà rispetto ai russi. Questo squilibrio costringe Kiev a concentrare truppe in questa zona altamente strategica, peggiorando però la situazione su altri fronti.
A complicare ulteriormente il quadro ci sono le condizioni dei soldati inviati a combattere. Molti di loro, reclutati a forza, sanno che al fronte li attende una morte quasi certa. Questa consapevolezza porta molti a disertare, a nascondersi dai reclutatori o, nel migliore dei casi, a fuggire all’estero.
Le diserzioni di massa: un problema sistemico
Già nel 2024 si era parlato della 155ª Brigata meccanizzata ucraina, colpita da gravi carenze di attrezzature e addestramento. Ora, secondo NTV e altre fonti, anche la 157ª Brigata sta affrontando le stesse problematiche. Le reclute sono mandate al fronte in condizioni disperate, senza un’adeguata preparazione e spesso prive della motivazione necessaria per combattere.
Un’analisi pubblicata da Forbes sottolinea che i soldati inesperti subiscono gravi perdite già nelle prime battaglie. Addestrati frettolosamente, vengono inviati nelle aree più calde del conflitto, come Pokrovsk e Kursk. In alcune testimonianze, i soldati raccontano di aver abbandonato le posizioni appena arrivati al fronte, spaventati dalla realtà delle trincee.
Una moglie di un ufficiale della 157ª Brigata ha dichiarato che i soldati non avevano ricevuto il necessario addestramento al combattimento. Molti di loro erano stati spediti in prima linea senza nemmeno completare l’addestramento di base. Questo quadro desolante si somma alle accuse di disorganizzazione interna: i continui spostamenti e la frammentazione dei gruppi di combattimento impediscono la formazione di coesione tra le truppe, un elemento cruciale per la sopravvivenza al fronte.
Le dichiarazioni di Budanov e il rischio per l’Ucraina
A peggiorare ulteriormente il clima è stata una recente riunione a porte chiuse presso il Parlamento ucraino, riportata da Ukrainska Pravda. Durante l’incontro, il capo dell’intelligence di difesa ucraina, Kyrylo Budanov, ha espresso preoccupazioni inquietanti. Alla domanda su quanto tempo rimanga all’Ucraina per evitare il collasso, Budanov ha risposto che, senza negoziati seri entro l’estate, potrebbero verificarsi processi pericolosi in grado di minacciare l’esistenza stessa del Paese.
Questa dichiarazione si collega direttamente alle continue diserzioni e alla difficoltà dell’esercito ucraino nel mantenere le posizioni attuali. Ogni giorno che passa, la Russia consolida le sue conquiste territoriali, mentre l’Ucraina si trova sempre più in difficoltà.
Il dilemma delle vite e dei territori
Ad oggi, circa il 20% del territorio ucraino è sotto controllo russo. La possibilità di negoziare per salvare l’80% restante sembra sempre più remota, nonostante sia chiaro che una continuazione della guerra porterà solo ulteriori perdite di vite e territori. Fermarsi ora, pur in una posizione di svantaggio, potrebbe essere l’unica opzione per evitare la completa distruzione dell’Ucraina.
La situazione al fronte è tragica, e le testimonianze che arrivano dalle brigate ucraine confermano un quadro desolante. L’assenza di addestramento, le diserzioni di massa e il morale a terra delle truppe sono segnali di un esercito in difficoltà. Mentre i leader politici discutono di negoziati e strategie, chi paga il prezzo più alto sono i soldati ucraini e le loro famiglie. Ogni giorno che passa senza una soluzione diplomatica non fa altro che aggravare una situazione già critica.
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Danilo Torresi
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