400mila sfollati da inizio anno. Scontri anche in Rwanda
27 Gennaio 2025
Articolo di Brando Ricci
Tempo di lettura 6 minuti
Ore dopo l’ingresso dei miliziani dell’M23 a Goma, capoluogo del Nord Kivu, il presidente della Repubblica democratica del Congo Félix Tshisekedi e l’omologo rwandese Paul Kagame hanno acconsentito a incontrarsi mercoledì 29 gennaio per discutere del conflitto nel nord-est congolese. A comunicarlo è stato il presidente kenyano William Ruto, in qualità di leader di turno della Comunità dell’Africa orientale (EAC) di cui sia Kinshasa che Kigali sono parte. «La situazione nell’est dell’Rd Congo richiede ora l’attenzione di tutti», ha affermato Ruto.
Negoziati fra Rd Congo e Rwanda si svolgono da mesi nell’ambito di due iniziative regionali, il Processo di Luanda e quello di Nairobi. Il secondo è attualmente in fase di stallo. Il primo ha fatto registrare dei progressi, come il raggiungimento di un cessate il fuoco lo scorso agosto, ma di fatto non ha impedito il rallentamento del conflitto. Incontri fra i due capi di stato come quello annunciato adesso da Ruto sono saltati anche all’ultimo momento, come avvenuto il mese scorso.
L’ingresso a Goma dell’M23 è da considerarsi il momento di massima espansione di un’offensiva lanciata in Nord Kivu nel novembre 2021, dopo circa 10 anni di attività a bassa intensità. L’M23 aveva già conquistato Goma nel 2012. Il conflitto, che negli ultimi giorni si è allargato anche al vicino Sud Kivu con la presa della città di Minova da parte della milizia, ha provocato lo sfollamento di almeno 400mila persone nelle sole tre settimane passate dall’inizio dell’anno. Nord e Sud Kivu ospitano insieme oltre 4,5 milioni di persone sfollate.
Nei combattimenti degli ultimi giorni sono rimasti uccisi il governatore del Nord Kivu, il maggior generale Peter Cirimwami, nonchè un militare uruguaiano e nove soldati sudafricani. Il militare originario del paese dell’America latina era in Nord Kivu nell’ambito della missione di peacekeeping dell’Onu, la Monusco, mentre i soldati nativi del Sudafrica erano schierati sia con la Monusco che con un contingente regionale della Comunità di sviluppo dell’Africa australe (SADC).
Chi sono l’M23?
L’M23 è nata nel 2009 dopo la mancata integrazione di un precedente gruppo armato non statale nell’esercito regolare congolese. La milizia afferma di agire a difesa della popolazione tutsi e di lingua kinyarwanda presente nel nord-est della Rd Congo, secondo loro discriminata dal governo centrale e da parte della popolazione e poi obiettivo di milizie hutu fondate nel paese da veterani del genocidio del 1994.
Kinshasa, le Nazioni Unite, ong internazionali e diversi governi stranieri ritengono l’M23 un proxy del vicino Rwanda. Il gruppo agirebbe con il preciso intento di arrivare a controllare il Nord Kivu per poter meglio saccheggiare le risorse minerarie di cui è la regione è ricca e che già starebbe contrabbandando verso il Rwanda in gran quantità, a partire dal coltan. Secondo le denunce del governo congolese e diversi report di esperti dell’Onu, migliaia di soldati rwandesi accompagnerebbero sul campo l’avanzata della milizia.
Kigali rifiuta questa versione e considera, dal canto suo, l’M23 un gruppo armato non statale congolese. Il governo di Kagame riconosce comunque l’alleanza fra Kinshasa e le milizie composte da ex miliziani hutu del genocidio, a partire dalle Forze democratiche per la liberazione del Rwanda (FLDR), e pure denuncia gli abusi nei confronti della popolazione tutsi. Nella visione rwandese, governo congolese e FLDR punterebbero a un cambio di regime a Kigali.
Le notizie da Goma
Se la presenza di uomini della milizia in città è da dare ormai per certa, più difficile è capire il grado di controllo sul capoluogo, casa per circa un milione di persone e di centinaia di migliaia di sfollati a causa di anni di conflitti. Vale la pena specificare che praticamente tutte le vie d’accesso a Goma erano sotto il controllo dell’M23 già da tempo.
La milizia ha comunicato di aver «liberato» la città, questa la terminologia usata, tramite un comunicato rilanciato sui suoi canali social. Nella nota, poche righe, l’M23 afferma di aver preso possesso di Goma allo scadere di un ultimatum di 48 ore dato all’esercito regolare congolese. I militari sono stati ora esortati a «consegnare immediatamente» le loro armi alla missione di peacekeeping dell’Onu, la Monusco, e a presentarsi allo stadio della città entro le tre di mattina di domani.
La conquista di Goma è cosa fatta anche per Corneille Nangaa, ex presidente della Commissione elettorale congolese e capo della Alliance Fleuve Congo (AFC), organizzazione nata a Nairobi nel dicembre 2023 con l’obiettivo di sostenere l’M23 e arrivare a rovesciare il presidente Tshisekedi.
Il governo congolese, per bocca del ministro delle Comunicazioni Patrick Muyaya, ha confermato la presenza di esponenti dell’M23, e con loro di soldati rwandesi. Scontri di artigleria anche pesante sono riportati da numerosi testimoni ascoltati dalla stampa internazionale. Sul social X, Muyaya invita però gli abitanti della città a «rimanere in casa» e ad «astenersi dal commettere atti di vandalismo e saccheggio», oltre che a «bloccare la propaganda manipolatrice rwandese». Muyaya conclude affermando che del territorio congolese «non verrà ceduto neanche un centimetro».
Secondo l’emittente radiofonica di stato rwandese, l’RBA, personale dell’Onu sarebbe già stato evacuato dalle autorità del paese e trasferito a Kigali. Questa notizia, che se confermata aiuterebbe a capire il livello di controllo sulla città raggiunto dall’M23, è stata rilanciata anche dall’agenzia turca Anadolu e da altre testate internazionali.
Decine di soldati congolesi si sarebbero intanto consegnati alla controparte, sempre secondo quanto riferito dal generale rwandese Ronald Rwivanga.
Conflitto regionale?
Il conflitto si sarebbe già esteso anche al territorio del Rwanda. Colpi di artiglieria sparati dall’esercito congolese avrebbero raggiunto la città di Rubavu, appena cinque chilometri oltre il confine, secondo quanto riportato dai media di Kigali.
Il governo Kagame è intanto sempre più in rotta di collisione con l’Onu. Il segretario generale dell’organizzazione, Antonio Guterres, ha chiesto a Kigali di ritirare le sue truppe; ieri, nel corso di una riunione del Consiglio di sicurezza convocata di emergenza, avevano fatto lo stesso la capo della Monusco, Bintou Keita, e alcuni paesi membri come la Francia.
Il rappresentante del governo rwandese ha risposto affermando che Kinshasa «avrebbe potuto evitare questa escalation mettendo in campo un autentico impegno per la pace», evitando di «militarizzare» il confine col Rwanda come avrebbe invece fatto secondo Kigali.
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