Export, il Mezzogiorno segna un nuovo record grazie ai suoi distretti

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Non era un fuoco di paglia, tantomeno un exploit destinato a rimanere tale. L’export del Mezzogiorno, che nel 2023 aveva superato la media nazionale, sorprendendo un po’ tutti (in particolare quanti non si erano accorti della crescita post Covid del Sud) si è ripetuto un anno dopo. Spinto dall’agroalimentare e dal farmaceutico targato Napoli, ha raggiunto nei primi nove mesi del 2024, con i suoi distretti industriali, un valore assoluto di 7,3 miliardi di euro, con una crescita dell’1,7% rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente. E anche stavolta il dato è nettamente superiore, quasi del triplo, alla media Italia, ferma a +0,6%. È Intesa Sanpaolo attraverso l‘accurato Monitor dei Distretti industriali del Mezzogiorno a certificarlo, confermando il valore ormai strutturale di questo indicatore economico, uno dei pilastri della crescita del Sud unitamente a Pil e occupazione, come documentato ieri dai Conti territoriali pubblici di Istat.

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È vero che le altre macroaree del Paese generano un valore in termini assoluti superiore ma, ad eccezione del Centro, sia Nord Est sia Nord Ovest a settembre perdono rispettivamente l’1,6% e il 3,4%. Il report di Intesa, inoltre, sottolinea che il positivo rimbalzo del Sud è maturato soprattutto nel secondo e terzo trimestre (rispettivamente +3,6% e +4%), evidenziando «una capacità di adattamento significativa da parte del sistema produttivo del Mezzogiorno, nonostante il contesto economico internazionale fosse caratterizzato da numerosi fattori di incertezza e debolezza della domanda».

Il percorso

In altre parole, la frenata dell’economia europea e italiana non ha condizionato il percorso di ripresa del Mezzogiorno, come sottolinea Giuseppe Nargi, Direttore regionale Campania, Calabria e Sicilia del Gruppo bancario: «Ancora una volta, il Sud dimostra la capacità di emergere con le proprie eccellenze, pur in un quadro di differenziazione tra i vari distretti. Per consolidare le tendenze positive e affrontare le sfide future sarà fondamentale investire in innovazione, promozione internazionale e qualità dei prodotti, sfruttando il potenziale competitivo di questo territorio. Il nostro impegno è sostenere le imprese nei loro piani di crescita e di investimento».

A livello di regioni, dietro la crescita dell’export 2024 solo la Sardegna e la Basilicata hanno registrato un calo al contrario dell’Abruzzo salito sul gradino più alto della classifica con un significativo +11,2%, seguito dalla Sicilia (+4,8%) e dalla Puglia (+2,2%). La Campania, che è la regione del Mezzogiorno con il maggior valore di esportazioni a prezzi correnti, è rimasta sostanzialmente stabile (+0,1%), raggiungendo comunque un valore delle vendite all’estero dei suoi distretti industriali di oltre 3,4 miliardi di euro.

A livello settoriale, come detto, l’agroalimentare continua a rappresentare il principale motore dell’export del Sud, con un incremento complessivo del 4,7%. Tra le eccellenze (olio e pasta baresi +29,5%, i Vini del Montepulciano d’Abruzzo +20,7%, l’Ortofrutta di Catania +15,4%) ci sono anche il distretto del Caffè e confetterie del Napoletano (+9,7%), che ha beneficiato della crescente domanda proveniente dal mercato greco. Segno più pure per le Conserve di Nocera (+2%) e per l’Alimentare napoletano (+2,3%). In forte recupero, invece, nel secondo e terzo trimestre l’export della Mozzarella di Bufala Campana Dop partita male nei primi tre mesi (domani a Caserta il Consorzio di tutela illustrerà l’andamento complessivo del 2024 alla Camera di Commercio).

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Luci e ombre

Per gli altri settori rappresentati con i distretti industriali si conferma il calo della casa e della moda-abbigliamento. «L’abbigliamento napoletano ha chiuso con un calo del 5,4%, mentre i distretti calzaturieri del Nord Barese e del Napoletano hanno registrato flessioni rispettivamente del 4,2% e del 6,5%». Luci e ombre anche sul fronte dei poli tecnologici ma con l’ennesima riprova che il farmaceutico napoletano non ha rivali: se infatti si è complessivamente registrata una crescita del 16,8%, a trainarla è stato esclusivamente il Polo farmaceutico di Napoli (+33,9%, il dato più alto in assoluto tra i distretti monitorati). Fanno fatica in termini di esportazioni il Polo aerospaziale della Campania (-8,5%) e quello della Puglia (-8,1%) ma soprattutto il Polo ICT di Catania che segna una contrazione del 34,1%.

Va inoltre segnalato che sta cambiando qualcosa, e in modo non proprio ordinario, rispetto ai mercati di destinazione dei prodotti del Sud. Dall’analisi dei flussi per tipologia di mercato di sbocco emergono infatti da un lato «difficoltà nei principali mercati maturi, dall’altro segnali incoraggianti in alcuni mercati emergenti». Tra i primi si distinguono le performance positive di Stati Uniti (+6,9%) e Francia (+7,6%), che continuano a rappresentare sbocchi strategici. Nei mercati emergenti, i principali contributi alla crescita provengono da Romania (+6%), Repubblica di Corea (+10,8%) e, soprattutto, Libia (+23,8%), effetto quest’ultimo delle mutate relazioni commerciali con il nostro Paese. Ma Cina (+10,8%) e Arabia Saudita (+30%), sono la spinta più forte del terzo trimestre: +25,2% e +53,5%, rispettivamente. Un segnale tutt’altro che trascurabile.

Evidentemente, come sottolinea il report di Intesa Sanpaolo, «l’interesse cinese per i prodotti del Mezzogiorno sembra in espansione, nonostante il contesto geopolitico incerto. Parallelamente, il forte incremento dell’export verso l’Arabia Saudita riflette una domanda crescente, consolidando il ruolo di strategico di questo mercato per il futuro dei distretti tradizionali del Mezzogiorno». Non a caso è proprio in Arabia Saudita che sono stati sottoscritti accordi per 10 miliardi di dollari tra le società del Regno e alcune delle più note aziende pubbliche e private del Made in Italy, con la prospettiva di allargarne i possibili benefici anche al sistema delle medie e piccole imprese italiane. Un’ulteriore opportunità per l’export meridionale che si aggiunge ai nuovi investimenti legati alla Zes unica, diventata ormai il motore principale della nuova attrattività del Mezzogiorno.





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