Terra dei fuochi è emergenza assoluta

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Per vent’anni sono stati bruciati rifiuti tossici, trasformando ettari di territorio in discariche illegali. L’inquinamento della Terra dei Fuochi è una ferita aperta da troppi anni e riguarda l’intero Paese. L’Italia è stata condannata dalla Corte Europea dei Diritti Umani (Cedu) per non aver protetto i suoi cittadini dall’avvelenamento di falde acquifere e terreni, riconoscendo una responsabilità che va ben oltre i confini della Campania.

Una manifestazione di protesta sull’inquinamento nella Terra dei Fuochi

Uno Stato assente e una popolazione lasciata sola

La devastazione ambientale di un territorio che ospita oltre tre milioni di abitanti non può essere considerata un problema isolato, perché le conseguenze – sanitarie, sociali ed economiche – ricadono su tutti. La Cedu ha emesso una sentenza definitiva che condanna l’Italia per non aver tutelato la salute pubblica da un pericolo “sufficientemente grave, reale e accertabile”, con effetti già in corso sulla popolazione.I giudici europei sono stati chiari: “Non ci sono prove sufficienti di una risposta sistematica, coordinata e completa da parte delle autorità nell’affrontare la situazione”. Non solo: secondo la Corte, lo Stato italiano ha nascosto informazioni sui rischi ambientali, invece di adottare una strategia chiara per informare i cittadini. Ora l’Italia ha due anni di tempo per adottare una strategia globale, creare un meccanismo di monitoraggio indipendente e istituire una piattaforma di informazione pubblica. Una misura necessaria, ma tardiva, che arriva dopo decenni di denunce ignorate.

Un disastro che parte da lontano

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Il termine “Terra dei Fuochi” è ormai entrato nel lessico comune. Riporta subito al vasto territorio tra la provincia di Napoli e quella di Caserta, devastato da sversamenti illegali e roghi di rifiuti. La denuncia di questo scempio risale agli anni ‘80 e ‘90, ma lo Stato ha impiegato decenni prima di riconoscerne la gravità. La scoperta della più grande discarica sotterranea d’Europa a Calvi Risorta, nel 2015, ha rivelato l’enorme portata del fenomeno: un disastro ambientale gestito per anni dalla criminalità organizzata, con complicità istituzionali e omissioni sistematiche.

Salute in pericolo: il prezzo più alto lo paghiamo tutti

Le conseguenze della Terra dei Fuochi non si fermano alla Campania. Le falde acquifere contaminate, i terreni avvelenati e l’aria satura di sostanze tossiche non conoscono confini. Il danno ambientale si riflette sull’intero sistema agroalimentare, compromettendo la sicurezza e la qualità dei prodotti che arrivano sulle nostre tavole. Uno studio dell’Istituto Superiore di Sanità ha analizzato il legame tra inquinamento e salute pubblica: il 37% della popolazione vive a meno di 100 metri da siti di rifiuti pericolosi, con tassi di tumori, leucemie, asma e malformazioni neonatali più alti rispetto alla media nazionale. Tra i contaminanti individuati nei terreni figurano diossine, metalli pesanti e idrocarburi. Se oggi la Cedu riconosce le responsabilità dell’Italia, resta una domanda: quanto tempo ancora dovrà passare prima che la politica agisca davvero?

Il portale web creato da cittadini

Il sito La Terra dei Fuochi è stato l’altro tassello importante nel denunciare l’inquinamento nella regione campana. Creato da Angelo Ferrillo, è una piattaforma di cittadinanza attiva, che nel corso del tempo ha raccolto video-denunce e informazioni per sensibilizzare l’opinione pubblica e monitorare in tempo reale gli effetti ambientali causati dalle ecomafie e dall’inerzia politica. Attraverso questo spazio digitale, i cittadini hanno potuto documentare e condividere le problematiche legate allo smaltimento illegale dei rifiuti, contribuendo a portare all’attenzione nazionale e internazionale la gravità della situazione nella Terra dei Fuochi. Non va dimenticato il contributo del geologo Franco Ortolani, Ordinario di Geologia presso l’Università Federico II e senatore del Movimento Cinque Stelle, scomparso nel 2019. Per anni, oltre a denunciare il dissesto idrogeologico della Campania, ha dedicato il suo impegno allo studio e alla divulgazione del problema dei rifiuti tossici, cercando di sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni sulla gravità dell’emergenza ambientale nella Terra dei Fuochi. La sua voce ha rappresentato un punto di riferimento per chi chiedeva trasparenza, bonifiche e azioni concrete per la tutela della salute e del territorio.

I medici per l’Ambiente: il ruolo di Gerardo Ciannella e Antonio Marfella

Da molti anni, a partire dal cosiddetto “studio Bertolaso” del 2007, fonti autorevoli hanno segnalato la gravità del rischio sanitario per la popolazione. Merito va dato al gruppo di Medici per’Ambiente che con la loro voce indipendente hanno amplificato il messaggio che la politica ha spesso cercato di negare o ridimensionare la portata del problema. Tra i principali protagonisti di questo gruppo di medici che si “dedicano alla tutela dell’ambiente e alla promozione della salute umana”, va ricordato il ruolo che ha avuto Gerardo Ciannella, scomparso nel 2018. E’ stato un pneumologo presso l’Ospedale Monaldi di Napoli e un esperto in medicina ambientale. Ha dedicato gran parte della sua carriera allo studio dell’impatto dell’inquinamento sulla salute pubblica, concentrandosi in particolare sulla Terra dei Fuochi.

Nel 2010 Ciannella pubblicò uno studio che evidenziava un aumento significativo dei casi di mesotelioma nelle aree di Napoli e del Vesuviano, dati che sono stati successivamente confermati nel 2019 dal report “Sentieri” dell’Istituto Superiore di Sanità. E’ stato tra i primi – insieme al collega Antonio Marfella, attuale presidente dei Medici per l’Ambiente di Napoli – a denunciare la correlazione tra l’inquinamento ambientale nella Terra dei Fuochi e l’aumento di patologie polmonari e tumorali nella popolazione locale. Antonio Marfella ne ha raccolto il testimone: “A partire dal 2008scrive sul blog del Fatto Quotidiano mi sono impegnato in un massacrante lavoro di migliaia di conferenze sempre a titolo gratuito per informare e formare correttamente i milioni di cittadini coinvolti in Italia dal fenomeno Terra dei Fuochi ed ho formato (sulla “munnezza”) tanti eroi e compagni di lotta come Padre Maurizio Patriciello. Per questo motivo sono stato nominato Cavaliere al merito d’Onore della Repubblica Italiana per la lotta alle ecomafie dal Presidente Mattarella nel giugno del 2017”. Nel libro “I Miei cento passi nelle Terre dei Fuochi” (Guida editore) ha raccolto in questo volume una serie di riflessioni e testimonianze sul disastro ambientale e sanitario che affligge la Campania, offrendo una prospettiva approfondita sulle cause e le conseguenze di questa crisi.

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Non possiamo restare indifferenti

La Terra dei Fuochi non è solo un problema della Campania, ma un simbolo di come il degrado ambientale e la criminalità organizzata possano mettere in ginocchio un intero Paese. La sentenza della Cedu segna un punto di svolta, ma non basta: la vera soluzione richiede un’assunzione di responsabilità collettiva. Ignorare questa emergenza equivale ad accettare che in Italia il diritto alla salute e a un ambiente sano possa essere messo in secondo piano. E questo è un rischio che riguarda tutti noi.



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