Possibili infiltrazioni mafiose al Comune di Paternò, la prefettura di Catania manda gli ispettori

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Un provvedimento che scaturisce anche dall’operazione Athena dello scorso aprile. Il sindaco Nino Naso affronterà la prima udienza a settembre

Il prefetto di Catania, Maria Carmela Librizzi, ha disposto, su delega del ministro dell’Interno, l’accesso ispettivo al Comune di Paternò per “verificare l’eventuale sussistenza di elementi concreti, univoci e rilevanti su collegamenti diretti o indiretti con la criminalità organizzata di tipo mafioso». La Commissione si è insediata stamattina e, come disposto dal Testo unico sull’ordinamento degli Enti locali, «entro tre mesi, rinnovabili una volta per un ulteriore periodo massimo di tre mesi, terminerà gli accertamenti, rassegnando al prefetto le proprie conclusioni».

Su indagini dei carabinieri della compagnia di Paternò, con l’operazione “Athena”, il 15 aprile del 2024, è stata eseguita un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 17 indagati nell’ambito di un’inchiesta sul clan Morabito, legato alla “famiglia” etnea dei Laudani, e presunte infiltrazioni mafiose nella vendita all’asta di terreni e immobili. L’inchiesta è coordinata dal procuratore aggiunto di Catania, Ignazio Fonzo, e dalle sostitute procuratrici Tiziana Laudani e Alessandra Tasciotti.

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Complessivamente sono 49 le persone indagate, tra imputati rinviati a giudizio davanti alla terza sezione penale del Tribunale e altri che hanno fatto accesso a riti alternativi.

Tra gli imputati, per voto di scambio politico mafioso, ci sono anche il sindaco di Paternò, Antonino Naso, che ha fatto richiesta di giudizio immediato (prima udienza fissata a settembre), eletto con delle liste civiche nel giugno del 2022, un ex consigliere comunale ed ex assessore, Pietro Cirino, e un assessore dell’allora giunta in carica, Salvatore Comis, poi dimessosi, accusato di essere l’uomo di fiducia dell’associazione mafiosa. Il reato ai tre è contestato in concorso con due presunti esponenti del clan: Vincenzo Morabito e Natale Benvenga.

Secondo l’accusa lo “scambio” sarebbe stato legato a dei voti ottenuti dalla cosca alle Comunali del 2022 in cambio dell’assunzione a tempo determinato di due persone vicine al clan in un’impresa che si occupa di raccolta e smaltimento rifiuti a Paternò.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA





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