Volevano godersi la pensione detassata in Bulgaria, ma lo Stato cambia le regole in corsa e pretende gli arretrati

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Erano andati a vivere in Bulgaria perché lì i pensionati non pagano le tasse (molti anche perché legati sentimentalmente a donne bulgare conosciute in Italia). Avevano chiesto di poter ricevere la pensione lorda, senza decurtazioni di Irpef e altri balzelli, così come previsto da leggi, normative e convenzioni internazionali. L’unico requisito era la residenza nello Stato prescelto, in questo caso la Bulgaria, per almeno la metà dell’anno solare. E così è stato fino a poco tempo fa, perché all’improvviso l’Inps ha iniziato ad applicare la doppia tassazione, prelevando quanto dovuto in tasse sulla pensione, e pagando il netto. Poi si è accodata l’Agenzia delle entrate che ha iniziato a richiedere indietro quanto non pagato in passato, retroattivamente. Di fatto per molti pensionati italiani che vivono in Bulgaria è iniziato un incubo, con assegni ridotti a “zero” (per legge non si possono pignorare le pensioni con importi fio a mille euro, eppure è stato fatto), con recupero dei crediti da parte dello Stato che ha ridotto alla fame tanti pensionati che non riescono a vivere in Bulgaria, dove la vita costa molto meno che in Italia.

Avvocato Margherita Kòsa, lei si occupa di questa vicenda ed è anche presidente dell’associazione pensionati italiani in Bulgaria. I pensionati italiani all’improvviso devono pagare le tasse in Italia con l’assegno che viene decurtato di centinaia di euro, cosa è successo?

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“Inps, applicando (non la legge dello stato, ma) un semplice parere dell’agenzia delle entrate, dal mese di giugno 2023, ha deciso di sovvertire l’interpretazione, consolidata per ben 35 anni, della convenzione contro la doppia imposizione, sottoscritta nel 1988 tra l’Italia e la Bulgaria, riprendendo così, d’improvviso, a tassazione le pensioni private dei cittadini italiani trasferiti definitivamente in Bulgaria, che prima, ex art. 16 della convenzione, ha regolarmente detassato. Secondo l’innovativa interpretazione, la Convenzione dovrebbe essere disapplicata in relazione agli italiani trasferiti in Bulgaria che non hanno acquisito ancora o non hanno voluto acquisire la cittadinanza bulgara (anche perché non comportava alcuna utilità). Gli italiani quindi, a causa di un handicat razziale, non avrebbero diritto di beneficiare della Convenzione e quindi di non essere doppiamente sottoposti ad imposizione. A seguito di questo repentino cambio di carte in tavolo, i cittadini italiani, residenti ormai da tempo in Bulgaria, hanno subìto sulla pensione delle trattenute IRPEF e conguagli (per il recupero del pregresso per il 2023) senza limiti, trovandosi con una pensione decisamente ridotta o alcuni completamente senza il rateo mensile, su cui hanno fatto affidamento. Per questa ragione, molti si trovano in stato di indigenza, non hanno la possibilità di versare il canone di locazione e/o mutuo di casa, le bollette, acquistare le medicine, visite mediche, la spesa, etc… La situazione si sta ulteriormente aggravando, in quanto alcuni uffici dell’Agenzia hanno iniziato a notificare avvisi di accertamento per i precedenti 7 anni, applicando addirittura una punizione, sanzione del 120% circa, per la semplice colpa dei pensionati di essersi fidati della pubblica amministrazione italiana (perché la detassazione è stata concessa dall’INPS, dopo una attenta analisi della documentazione richiesta e prodotta dal pensionato). Ciò significa che, questi cittadini anziani, al fine di difendere i propri diritti, dovrebbero promuovere 7 cause in Italia, entro il termine di decadenza di gg 60, affrontando le relative ingenti spese, sperando di sopravvivere alle tempistiche della giustizia italiana. C’è però la certezza che il 95% dei pensionati colpiti sarà avversario facile, a causa della loro precaria situazione economica (a cui ci ha già pensato INPS), dell’età, cultura e lontananza dall’Italia, con cui non hanno più legami, resteranno passivi rispetto agli atti impositivi italiani, che diventeranno, senza alcun problema, definitivi, con le relative sanzioni (gravemente ingiuste) e le somme verranno riscosse forzatamente. Da sottolineare che questi cittadini si sono avvalsi del loro diritto di libera circolazione negli stati membri oppure del loro sacrosanto diritto di risparmiare sulla cara vita o sulle imposte (tanti non potevano sopravvivere in Italia), così come normalmente procede ogni essere umano, non hanno commesso nulla di illecito o rimproverabile, anzi, hanno seguito alla lettera le indicazioni delle autorità”.

Chi ha sbagliato? Lo Stato italiano, l’Inps o l’Agenzia delle entrate?

“Io in primis sono il legale di molti pensionati, in quanto mi occupo della materia (fiscalità internazionale), ma successivamente, anche alla luce delle tempistiche della giustizia italiana, è sorta la necessità di costituire una associazione (Associazione Pensionati Italiani in Bulgaria – a PIB, che presiedo unitamente al dottor Moreno Capanni), al fine di potere sollecitare le autorità ad intervenire urgentemente, per la risoluzione del dramma. La nuova interpretazione della convenzione, prospettata dall’INPS e Agenzia, è vietata nel nostro sistema ordinamentale, in quanto contrasta frontalmente con il diritto eurounionale prevalente e preminente, con il diritto internazionale, con le regole d’interpretazione delle convenzioni di cui al Trattato di Vienna, con la Costituzione italiana, con i principi fondamentali della materia, per cui riteniamo sia illegittima. Ricordiamo che la Convenzione è legge dello Stato, non è un patto tra amici e deve sottostare ad una serie di regole, a cui bisogna coordinate l’attività di interpretazione. Basta pensare che anche INPS e Agenzia delle entrate (e lo Stato), per ben 35 anni, hanno interpretato la Convenzione come da noi richiesto e non per spirito di compassione e generosità nei confronti dei pensionati, ma per fondati motivi giuridici. Per cui sbagliano tutti (INPS, Agenzia delle entrate e lo Stato italiano) ed ognuno è responsabile per la propria azione. Non possiamo condividere l’atteggiamento di scaricabarilista del Presidente dell’INPS, Gabriele Fava, in quanto INPS, ente pubblico, sostituto d’imposto, deve applicare la legge (la Convenzione) e non l’opinione di un direttore dell’Agenzia delle entrate (peraltro economista, neanche giurista), perché in Italia il legislatore è il Parlamento eletto dal popolo. Agenzia delle entrate (seppur non tutti gli uffici) sbaglia notificare avvisi di accertamento per gli anni pregressi, applicando addirittura una punizione, maggiorazione del 120%, a poveri soggetti che non hanno alcuna colpa per cui pagare. Lo Stato italiano sbaglia, in quanto è stato sollecitato già nel 2020 dallo Stato bulgaro, a seguito di una procedura amichevole, di abbandonare questa interpretazione, che pacificamente è ingiusta nei confronti dei cittadini italiani, a seguito della riforma fiscale avvenuta in Bulgaria, ma nulla ha inteso cambiare e nulla ha cambiato ad oggi, tradendo anche la stessa Bulgaria”.

Lei segue queste vicende sotto il profilo legale, ci sono tante sentenze, con esiti molto diversi tra Tribunali e anche in Corte d’appello, pensa che si arriverà ad un orientamento univoco?

“La Corte di appello di Bologna, prima di emettere le due recentissime sentenze nn. 8/2025 del 9.1.2025 e 35/2025 del 23.1.2025 (Cons. rel. Dott. Luca Mascini), ha ritenuto di prendersi alcuni mesi di ulteriore riflessione, al fine di una attenta analisi anche delle pronunce contrastanti ed ha deciso che l’unica interpretazione della Convenzione coerente con il sistema e quindi possibile nel nostro paese è quella prospettata dai pensionati. Naturalmente, vi sono numerosissime sentenze anche di primo grado favorevoli al pensionato, che fortunatamente risulta giurisprudenza prevalente. La giurisprudenza diventerà univoca solo a seguito di una posizione costante della Cassazione, magari in sezioni unite oppure, a seguito di una pronuncia pregiudiziale della Corte di giustizia dell’Unione europea relativamente alla frizione della nuova interpretazione con il diritto europeo (che noi abbiamo richiesto in tutte le cause promosse). Ma, come detto, il più grande nemico della categoria è il tempo, non tutti potranno sopravvivere alla lungaggine dei tempi della giustizia italiana e comunque nel frattempo potrebbero essere condannati a vivere gli ultimi loro anni di vita in forte stato di ansia e grosse difficoltà economiche. Motivo per cui speriamo in una urgente soluzione e forse la giurisdizione non basta”.

Servirà un nuovo accordo tra Italia e Bulgaria?

“Le convenzioni di regola vengono aggiornate a seguito delle riforme delle legislazioni tributarie interne o per meglio adeguarle al modello ed indicazioni OCSE, per scongiurare ingiustizie e previsioni assurde, ma ciò può efficacemente avvenire anche mediante la giusta interpretazione. Di certo, è meglio vivere in uno Stato dove i diritti sono certi e dove è possibile fidarsi dello Stato, che anziché ingannare e danneggiare il cittadino (per di più se è soggetto vulnerabile), lo tuteli. In conclusione, l’Associazione Pensionati Italiani in Bulgaria (a PIB) chiede e spera tanto nell’urgente intervento delle autorità competenti”.

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