Associazione G.R.A.S.P.O.: Walter Massa ed il Timorasso di Luigino Bertolazzi – WineFood

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Finanziamenti e agevolazioni

Agricoltura

 


La missione principale dell’Associazione G.R.A.S.P.O, è di coltivare i 100 vitigni che vi presenteremo in una serie di articoli che sono a rischio di estinzione e di raccontarvi le aziende che stanno effettuando questi esperimenti per salvaguardare le specie che altrimenti andrebbero perdute.

Incontrare Walter Massa, il profeta del Timorasso, in giro per l’Italia e non solo, non è molto difficile: manifestazioni promozionali, fiere di settore, degustazioni particolari, presentazioni di vini o libri. Se sei curioso, motivato e fortunato ecco che lo incontri, ma se lo cerchi a casa sua a Monleale di Volpedo devi essere molto raccomandato perché se non è in cantina è in vigna o il più delle volte… non si sa dov’è.

Se Walter è a casa, prima di farti entrare, ti porta a vedere uno scorcio dei suoi vigneti più suggestivi per poi insegnarti come si fa correttamente una scacchiatura e una selezione dei grappoli a verde sul suo vitigno del cuore il Timorasso. Ti insegna che il Timorasso, essendo di buona produttività da ogni gemma a frutto origina mediamente da due fino a quattro germogli. Walter proviene da una famiglia contadina dei colli Tortonesi, la famiglia Massa abitava infatti in località La Morena che era l’ultima casa di Monleale. La realtà agricola della zona era una volta caratterizzata da una agricoltura mista oltre alla vigna c’era il frutteto e l’allevamento. Le uve coltivate allora erano: il Timorasso, il Citronino e il Cortese per i bianchi mentre per i rossi la Barbera il Dolcetto e un’uva chiamata Cenerina.

Prestito personale

Delibera veloce

 

La situazione dopo la catastrofe filosserica cambia radicalmente, la coltura del vino si perde a favore della coltura della pesca e dell’allevamento. Pochi filari di uve di diverse varietà per produrre vini generici bianchi e rossi per l’auto consumo o il consumo di prossimità, una situazione destinata però presto a cambiare.

Lo zio Genesio Boveri aveva nel 1970 acquistato proprio alla sommità del paese un vigneto, ancora produttivo, dove diverse varietà convivevano, fra queste anche alcune vigne di Timorasso. È fra le viti di zio Genesio che Walter trova le marze per moltiplicarle e piantare un vigneto di Timorasso in purezza tra il biasimo dei tanti coltivatori che allora non avevano particolare considerazione per questo vitigno chiamato letteralmente ‘rasin de merd’.

Walter è conscio della sfida, ma non demorde e prosegue nel percorso di valorizzazione del Timorasso che comincia a vinificare in purezza e a commercializzare. Ma sono gli anni successivi, quelli che segnano un cambio di passo nella coltivazione del vitigno che incrementa le superfici da pochi ettari a più dei 200 attuali, coinvolgendo in questa nuova avventura tanti viticoltori del territorio.

Nella monumentale opera che Jancis Robinson pubblica nel 2012 alla parola Timorasso si parla di qualche decina di acri di superficie, associando al vitigno il nome di Walter Massa e dello zio che neanche credeva inizialmente a quello che sarebbe diventato il fenomeno Timorasso.

Il resto è storia recente e sarebbe inutile raccontare di come Walter diventa un simbolo guidando la riscossa di questo vitigno anche qualificandolo con il nome dei singoli vigneti posti in varie zone vocate.

Un uomo del fare e della concretezza dato che per lui ogni traguardo raggiunto diventa motivo per una sempre nuova ripartenza.

Il suo è un successo riconosciuto ed apprezzato da tanti, anche dai suoi detrattori, un successo portato con la leggerezza e l’entusiasmo dell’eterno neofita.

Una storia che ha dato il la a molti produttori, anche nell’Albese, che hanno iniziato a coltivare questo vitigno considerato originalmente un ‘bastardo’. Una storia che si ripete, e che abbiamo ritrovato nel ‘Manualetto popolare del Viticultore’ del 1898 riprodotto da Walter e scritto da Luigi Cataldi che è stato una memoria storica della viticoltura Tortonese, tanto interessante quanto attuale, per dire che se vuoi andare avanti non ti devi mai scordare e radici.

Conto e carta

difficile da pignorare

 

 

Per gentile concessione dell’Associazione G.R.A.S.P.O. (Gruppo di Ricerca Ampelografica per la Salvaguardia e la Preservazione dell’Originalità e biodiversità viticola) iniziamo a pubblicare una serie di articoli tratti dal volume 100 CUSTODI PER 100 VITIGNI, LA BIODIVERSITÀ VITICOLA IN ITALIA a cura di Aldo Lorenzoni; testi di Aldo Lorenzoni, Luigino Bertolazzi, Giuseppe Carcereri De Prati, Gianmarco Guarise, Ivano Asperti, Giacomo Eccheli, Elia Quarzago, Marta De Toni, Theresa Balaara.



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link