«Con DeepSeek la Cina sta scatenando una guerriglia tech. Sull’AI Pechino punta a frustrare gli Stati Uniti»

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Simone Pieranni, autore ed esperto di Asia, ha raccontato il fenomeno dell’AI dal punto di vista del Paese del Dragone. «Il momento di svolta? Quando l’Intelligenza artificiale di Google ha battuto il campione mondiale di Go»

Finora sembra sia stata la tempesta perfetta: Mark Andreessen, uno dei più importanti investitori americani che ha parlato di un’innovazione come poche altre prima d’ora; l’app che ha scalato le classifiche diventando la più scaricata negli Stati Uniti; i Big del settore come Sam Altman che, quasi per fair play, si sono anzitutto complimentati dicendo che la concorrenza e la competizione fanno bene al mercato (salvo poi accusare l’azienda cinese di aver rubato i dati). «Il tempismo è stato centrale. DeepSeek ha rilasciato l’ultima versione subito dopo l’insediamento di Trump e l’annuncio del progetto Stargate da 500 miliardi di dollari sull’AI. Potrebbe anche essere un bluff, ma intanto la Cina ha raggiunto un importante obiettivo». Simone Pieranni, giornalista ed esperto di Cina dove ha vissuto a lungo, ci ha spiegato il fenomeno degli ultimi giorni – l’Intelligenza artificiale di DeepSeek – vista dal punto di vista di Pechino.

Simone Pieranni

Fare i conti con DeepSeek

Quando lunedì scorso le Borsa sono crollate, con Nvidia che è arrivata a perdere fino al 18% in Borsa, il panico dai mercati si è allargato alle aziende. Come è possibile che una startup cinese, semi-sconosciuta, sia riuscita a sviluppare con appena 5,6 milioni di dollari un software che esperti definiscono competitor di OpenAI?

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«L’avvento di DeepSeek ha stupito tutti, tranne chi segue le vicende cinesi. Ho letto per la prima volta di questa startup a novembre 2024. Ma non è nè la prima nè l’ultima. Alibaba ha appena rilasciato uno suo modello, secondo alcuni addirittura più performante. Questo dimostra una vitalità e vivacità incredibili dell’ecosistema cinese». Pieranni, autore di 2100 (edito da Mondadori), è esperto di Asia e nel volume spiega i trend che da decenni interessano una parte di mondo che, con gli occhi occidentali, spesso intendiamo come monolitica.

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Il vantaggio di Pechino: la pianificazione

«La Cina ha avviato un piano diversi anni fa: tra gli obiettivi c’è il lancio di campioni internazionali dell’AI entro il 2025, come DeepSeek. Entro il 2030 vuole diventare leader mondiale nell’AI». Come ci ha raccontato Pieranni Pechino è in corsa da tempo sul tema dell’Intelligenza artificiale, con una base di partenza favorevole legata alla possibiltà di pianificare sul lungo periodo. «L’AI è stata inserita all’interno di quelle che Xi Jinping ha definito le nuove forze produttive. Rientrano in un piano industriale che prevede meno esportazioni manifatturiere e più esportazioni tecnologiche».

Inoltre c’è il tema della formazione su queste tematiche. «Da inizio millennio Pechino ha cominciato ad aumentare i corsi legati all’AI e non soltanto nelle università. Ora cominciano a raccogliere i frutti». Inutile nascondersi che i risultati raggiunti dalla Cina negli ultimi decenni siano anche legati al fatto che si parla di una dittatura comunista. «Non dovendosi preoccupare delle elezioni i politici cinesi parlano a ritmo quotidiano di AI, così come di quantum».

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Un altro aspetto che Pieranni ha evidenziato è quello legato all’open source. Il codice di DeepSeek è aperto. «Per gli Stati Uniti è stato quasi uno smacco: il founder della startup ha riconosciuto il fatto che per anni la Cina ha sempre copiato e che ora è arrivato il momento di innovare. Mettendo il codice a disposizione è un po’ come se avesse detto agli USA che è il loro turno di copiare. Non credo però che abbiano rilasciato tutto il codice».

L’ansia percepita sui mercati e l’inquietudine delle Big Tech sono un risultato importante per Pechino. Pieranni ha analizzato la possibile strategia della Cina, facendo emergere alcuni dettagli eloquenti. «Ho definito quanto sta accadendo con DeepSeek come una guerriglia tech maoista. Contro i cinesi e i nazionalisti i maoisti agivano tramite la guerriglia: piccoli gruppi che colpiscono e poi scappano. DeepSeek ha agito così di fronte al colosso americano». Rendiamo l’idea con un numero: il valore di mercato di Nvidia la scorsa settimana è crollato di 600 miliardi di dollari.

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«Ai cinesi piace molto usare strategie militari associate alle pratiche commerciali. In Occidente si ragiona tramite gli scacchi, i cinesi invece hanno il gioco del Go. L’obiettivo non è annichilire l’avversario, ma circondarlo. Un momento di svolta in Cina è stato quando AlfhaGo (l’AI di Google, ndr) ha battuto il campione del mondo di Go: in quel momento Pechino ha deciso di investire molto sull’AI». Con il successo di mercato e mediatico di DeepSeek Pechino ha incassato una vittoria. «La frustrazione USA è fondamentale per la Cina».

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La Cina ai tempi di DeepSeek

Ma non può bastare DeepSeek ovviamente per aggiustare la situazione che da tempo sta attraversando il Paese del Dragone. «È un momento particolare per Pechino: cresce al 5%, un rallentamento. Ha vissuto la crisi del settore immobiliare, c’è pessimismo in giro anche perché è aumentato il costo della vita. Negli ultimi 20 anni la popolazione si è illusa, pensando a una crescita infinita. A marzo bisognerà verificare cosa succederà alla legge sulle imprese private: il Paese ha sofferto l’emorragia degli investimenti esteri e la fuga di diverse imprese straniere». 

C’è poi l’incognita della guerra commerciale con Washington e l’affare TikTok. «Sul social arriveranno a un accordo. La cosa per me più interessante sarà che Trump proseguirà nello scontro, ma stanno anche flirtando tantissimo. Gli USA hanno detto che non sosterranno l’autonomia di Taiwan. Ci si aspetta fuoco e fiamme, ma Pechino sa che ha di fronte un businessman, uno che il deal lo cerca sempre».

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