Il welfare territoriale è la chiave per rilanciare il sistema sociale ed economico del Polesine. Ne è convinta la Cisl Padova Rovigo, che per approfondire questo tema ha organizzato il convegno “Fare rete in Polesine. Proposte di azioni positive per il rilancio dei servizi di welfare territoriale”, svoltosi questa mattina alla Gran Guardia. «Vogliamo creare delle reti nel Polesine perché per uno sviluppo duraturo, che porti vero benessere, dobbiamo partire al welfare – ha detto il segretario generale Samuel Scavazzin – Abbiamo già constatato che partendo dagli insediamenti produttivi, non si porta valore aggiunto. Dobbiamo invece rendere il Polesine più funzionale e attrattivo e creando le reti giuste si creeranno le giuste condizioni per far rinascere questo territorio, che non è inferiore a nessuno». Il saluto di Scavazzin era stato preceduto da quello del sindaco Valeria Cittadin e seguito da quello del questore di Rovigo Eugenio Vomiero.Il tema è stato introdotto dalla segretaria territoriale della Cisl Padova Rovigo Paola Guidolin: «Il Polesine continua a perdere abitanti. Nel 1951 ne contava 357.963, nel 1980 erano 254.466 e ora conta su una popolazione complessiva di 227.535 abitanti. Si calcola che potrebbe sfiorare la soglia dei 200.000 nel 2043, con il 37,13% di over65. Più che di calo demografico in Polesine si parla di crollo. In un Pese dove il tasso di natalità è del 6,4 per mille (ed era 6,7 lo scorso anno), nella provincia di Rovigo siamo al 5,2 per mille. Pertanto, dare risposte alla transizione demografica dovrebbe essere la priorità riconosciuta e trasversale agli schieramenti politici, enti e associazioni». Altri dati vengono dalle attestazioni Isee richieste al Caf della Cisl di Rovigo: «la curva si alza dopo la soglia dei 5mila euro, per scendere lievemente in quella tra i 10 e i 15.000 euro e più sensibilmente tra 15 e 20.000 euro. Questo indica da un lato che il lavoro c’è, dall’altro che non è sufficiente ad eliminare il bisogno di sostegno economico». Il progressivo invecchiamento della popolazione, ha concluso Guidolin, «rende necessario offrire i servizi più accessibili a tutti i cittadini, potenziare i servizi di assistenza domiciliare e accelerare la realizzazione delle case della comunità. Una risposta importante verrà dagli Ats, che diventeranno il contesto nel quale sviluppare la gestione associata dei servizi sociali». Il professor Giorgio Osti, docente di Sociologia dell’Università di Padova, ha quindi analizzato il territorio e le sue esigenze ed illustrato l’importanza del welfare, per arginare non solo gli squilibri sociali, per i quali è nato, ma anche territoriali. Istituzioni e sindacato si sono quindi confrontati nella tavola rotonda alla quale sono intervenuti i sindaci di Porto Tolle Roberto Pizzoli e di Lendinara Francesca Zeggio, i segretari generali della Fnp Cisl Padova Rovigo Giulio Fortuni e della Cisl Fp Padova Rovigo Andrea Ricci e il direttore dei servizi sociosanitari dell’Ulss5 Marcello Mazzo. Quest’ultimo ha posto l’accento sul ruolo degli Ats, con i quali «si ridefiniscono le attività dei Comuni e dell’Ulss, facendo finalmente ordine in una materia sociale sulla quale ora c’è poca chiarezza». La questione solleva ancora parecchi interrogativi. Secondo il segretario della Cisl Fp Andrea Ricci, «dal punto di vista dei dipendenti c’è una certa preoccupazione, perché non è stata ancora definita la personalità giuridica che gli Ats dovranno assumere. Non c’è chiarezza nemmeno sul sostentamento di queste realtà e sui rapporti contrattuali. Per elevare il livello dell’assistenza, è fondamentale realizzare le case di comunità. È necessario anche fare rete tra le diverse realtà dell’assistenza, per abbattere i costi». In una realtà come il Polesine, con un’alta percentuale di anziani, il segretario della Fnp Giulio Fortuni ha sottolineato il loro apporto a sostegno della comunità. «Il volontariato si basa prevalentemente sulle persone anziane, che hanno anche un ruolo di sostegno economico nei momenti di crisi. Ma ci sono molte pensioni povere, soprattutto in Polesine, un’alta percentuale di non autosufficienti. La legge su questo tema non ha dato le risposte che ci aspettavamo. La Fnp ha presentato una proposta di legge a livello regionale sui Caregiver. Gli Ats potrebbero fornire risposte adeguate, ma le risorse sono poche. I tagli della Finanziaria hanno messo in difficoltà anche il turn-over. Anche per questo, il Polesine deve fare rete». Delle difficoltà create dai tagli agli Enti locali ha parlato anche la sindaca di Lendinara Francesca Zeggio. «Per noi amministratori, i tagli si riversano sugli oss e sul personale Ata, figure chiamate a garantire dei servizi ai cittadini. È importante condividere un percorso che dia dignità ai lavoratori del sociale». Il sindaco di Porto Tolle Roberto Pizzoli ha proposto «un tavolo permanente di confronto. Le zone rurali stanno scomparendo e la bassa densità della popolazione condiziona anche l’offerta scolastica, che a sua volta si riflette sullo sviluppo del territorio. Per invertire la rotta, servono servizi adeguati».Una sintesi delle proposte emerse è stata elaborata dal segretario della Cisl nazionale Sauro Rossi: «Come Cisl siamo abituatati a coltivare la cultura del dato, ma il dato più largamente inteso – economico, sociale, demografico – per essere utile deve incontrare il sistema delle relazioni. Per questo ho apprezzato molto il contributo degli amministratori. Nel sistema di proposte indicate oggi, ogni elemento deve fare i conti con le caratteristiche del territorio cui fa riferimento. Quello che intendiamo fare è innervare ipotesi nuove di sviluppo sostenibile, cercando di combattere il mainstream, il pensiero dominante. E il sistema amministrativo si impegna a distribuire la ricchezza in modo da garantire maggiore uniformità ai territori. La distribuzione della ricchezza dev’essere concomitante con la sua produzione. Le amministrazioni locali non devono essere chiamate a ricucire le fratture generate dal mercato. Qui c’è un elemento generativo originale che la Cisl propone: che il welfare diventi fattore di attrazione per lo sviluppo. E può esserlo se è strettamente collegato a tutti i servizi sul territorio. È una logica che rovescia il pensiero dominante. Alla base della proposta della Cisl si configura un principio, che è quello di privilegiare i circuiti della partecipazione e della corresponsabilità, nel rispetto e nel rinnovamento delle vocazioni. C’è bisogno di una riformulazione delle attività, come hanno sottolineato i sindaci. Non si può rinunciare in una prospettiva di sviluppo legata a insediamenti manifatturieri. Ma c’è la possibilità di avviare una nuova fase, facendo delle reti di welfare il perno di questo sviluppo. Stiamo perdendo quota nel manifatturiero e registriamo incremento di occupazione e abbassamento di reddito. Si va affermando l’idea che le politiche si possano sviluppare solo attraverso lo sviluppo demografico. Assistiamo a processi dicotomici che portano allo spopolamento da un lato e all’addensamento urbano dall’altro. Questi segnali devono essere colti per programmare nuovi schemi di sviluppo. La corresponsabilità è fondamentale per affrontare le sfide per lo sviluppo del territorio. Alcuni processi – ha concluso Rossi – devono saper travalicare i confini. Dobbiamo essere ambiziosi nel coniugare il futuro a comunità di destino, legate da vincoli di solidarietà e da obiettivi condivisi, a uno sviluppo sostenibile che combatte la dittatura della demografia e fa dello sviluppo sostenibile una chiave di sviluppo».
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