Osservatorio InnovUp e Assolombarda su open innovation e CVC

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La nona edizione dell’Osservatorio sull’Open innovation e il corporate venture capital Italiano, promosso da InnovUp e Assolombarda, con la partnership scientifica di InfoCamere e degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano e con il supporto di Piccola Industria Confindustria e dell’area Politiche per il Digitale e Filiere, Scienza della Vita e Ricerca di Confindustria con Fondazione MAI, mette in luce come nel 2024 l’Italia conta circa 15.900 startup e PMI innovative, con un fatturato complessivo di 11,1 miliardi di euro: il numero di realtà innovative è in contrazione per il secondo anno consecutivo, principalmente per una diminuzione delle startup registrate sul territorio italiano (circa mille in meno rispetto al 2023), mentre le PMI innovative aumentano dell’11,2%. Il 75,6% delle startup uscite dal registro nel corso dell’ultimo anno sono però ancora attive e il 10,3% di queste sono diventate PMI innovative. Nel complesso, hanno generato un fatturato di oltre 800 milioni di euro nel 2023, di cui il 30% prodotto da quelle transitate nel registro delle PMI innovative. 

Un terzo delle imprese innovative italiane è partecipato da aziende, una quota in costante crescita in questi anni. Si tratta di quasi 5.300 startup e PMI innovative che generano il 47,2% del totale dei ricavi, equivalenti a 5,3 miliardi di euro. Rispetto al 2023, si osserva  inoltre un ulteriore aumento delle imprese innovative partecipate da investitori specializzati (per la prima volta più di mille e con un fatturato di 1,6 miliardi di euro), mentre continuano a diminuire quelle partecipate da persone fisiche (family & friend). 

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Nel 2024 le startup e PMI innovative partecipate da aziende sono rimaste pressoché stabili in numero e sono cresciute in termini di valore della produzione (+1,9%), mostrando così performance migliori del totale delle imprese innovative. Non solo, rispetto al 2019 (anno pre-covid), il fatturato delle startup e PMI innovative con soci aziendali è aumentato di un importante 74,5% (contro un +63,3% del totale). 

Chiara Petrioli, presidente di InnovUp dichiara in una nota: “Il mercato dell’innovazione italiano dimostra una resilienza notevole, con un fatturato di 11,1 miliardi di euro generato da quasi 16mila imprese. Nonostante la leggera flessione nel numero di startup, l’aumento delle PMI innovative testimonia una crescita e una maturazione dell’ecosistema. Maturazione testimoniata, anche, dal dato degli investimenti in venture capital da parte delle corporate, pari a 313 milioni di euro, il 21% del totale degli investimenti registrati nel 2024 (1.493 milioni di euro), con una crescita del 190% rispetto al 2023, evidenza dell’interesse crescente verso l’innovazione nel nostro Paese. Tuttavia, la distribuzione geografica degli investimenti richiede attenzione: dobbiamo lavorare per colmare il divario tra nord e sud del Paese, favorendo la crescita di un ecosistema innovativo più diffuso e inclusivo, e come InnovUp continueremo a favorire attività che aiutino tutto il Paese a sviluppare la filiera dell’innovazione”. 

Le aziende italiane che investono in startup si confermano prevalentemente società di piccole dimensioni, con il 64,9% che ha meno di 10 addetti, e la maggior parte (42%) che opera nei servizi non finanziari. Le microimprese rappresentano anche il 65,9% del capitale sociale totale detenuto da aziende in startup e PMI innovative. Questa quota, tuttavia, è in calo di oltre tre punti percentuali rispetto al 2023, mentre aumenta il peso degli investimenti da aziende di maggiori dimensioni (con quasi 24 milioni di euro di capitale in più immessi da imprese medio-grandi nell’ultimo anno). 

A livello geografico, per il secondo anno consecutivo il numero di startup e PMI cresce solamente nel sud e nelle isole (ora sede del 27,4% del totale nazionale). Questa tendenza si scontra con una scarsità di potenziali investitori aziendali nella stessa ripartizione: quasi la metà (47,8%) dei soci aziendali è infatti concentrata nel nord-ovest, a fronte di un modesto 12,2% nel sud e nelle isole. Questa frammentazione è aggravata dalla quota dei soci aziendali che investe al di fuori della propria regione, scesa al 24,5% nel 2024. 

“Il corporate venture capital rappresenta sempre più una leva strategica fondamentale per l’innovazione delle nostre piccole e medie imprese – sottolinea Giovanni Baroni, presidente, Piccola Industria Confindustria – I dati dell’Osservatorio confermano un trend significativo: un terzo delle startup e PMI innovative italiane è partecipato da investitori aziendali, generando il 47,2% dei ricavi complessivi del settore. Un fenomeno cruciale per il nostro tessuto imprenditoriale, tenendo anche conto che a investire sono soprattutto realtà di piccole dimensioni, il 65% dei soci investitori ha meno di 10 addetti, con un aumento nel corso dell’ultimo anno anche del peso degli investimenti delle imprese medio-grandi. Inoltre, mentre assistiamo a una contrazione numerica di startup e PMI innovative in Italia, gli investimenti aziendali si dimostrano un fattore di stabilità e crescita: le imprese partecipate da aziende mostrano performance superiori alla media, fatturati in crescita e una maggiore solidità. Tuttavia, emergono criticità strutturali che richiedono attenzione. La concentrazione degli investitori aziendali nel nord-ovest (47,8%) contro appena il 12,2% nel Mezzogiorno rischia di acuire i divari territoriali dell’innovazione. Serve un impegno comune per diffondere cultura e strumenti di investimento in tutte le regioni. L’investimento da parte di aziende in startup non è solo una fonte di capitale, ma un ecosistema di contaminazione e sviluppo che può rigenerare il nostro sistema produttivo. Perché ciò accada le PMI vanno sostenute con strumenti specifici affinché siano sempre più protagoniste di questa trasformazione. Mi riferisco in particolare alla detrazione fiscale per i contribuenti che investono in PMI innovative, in scadenza a fine 2024, che dovrebbe essere prolungata almeno per tutto il 2025”. 

Focus Lombardia 

Anche in Lombardia diminuiscono le startup e PMI innovative (-4,7% annuo), ma sono ancora più di 4.300 (il 27,4% del totale nazionale) e generano 3,7 miliardi di euro di fatturato (un terzo del valore italiano). Rispetto alle altre regioni, la Lombardia emerge come un ecosistema innovativo più maturo, dove quasi la metà delle imprese innovative è partecipata da investitori specializzati o corporate. Queste hanno un peso molto significativo anche in termini di valore economico: generano infatti oltre 2,5 miliardi di euro di ricavi, ovvero più del 70% del totale regionale. 

Le caratteristiche dei soci aziendali lombardi non si discostano molto da quelle evidenziate dai dati nazionali: sono soprattutto società di piccole dimensioni appartenenti ai servizi. Il  numero di investitori di grandi dimensioni (250+ addetti) è però cresciuto del 13,5% tra 2023 e 2024. Rispetto al resto d’Italia, l’ecosistema innovativo lombardo appare più accentrato, con il 75,8% degli investitori aziendali che si rivolge verso settori diversi dal proprio e il 20,1% che investe fuori regione (in entrambi i casi, un’apertura inferiore rispetto alle altre regioni). 

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“La Lombardia conferma il suo ruolo di modello di riferimento e motore dell’innovazione italiana – dice Federico Chiarini, vicepresidente con delega alle startup e presidente del Gruppo Giovani Imprenditori di Assolombarda – Con oltre 4.300 realtà innovative e un fatturato che supera i 3,7 miliardi di euro, il nostro territorio rappresenta un ecosistema imprenditoriale dinamico e proiettato verso il futuro. Ciò che distingue la Lombardia è la maturità del suo ecosistema: quasi la metà delle imprese innovative ha già attirato investimenti da parte di aziende o investitori specializzati. I dati, poi, mostrano una crescita particolarmente significativa del numero di investitori di grandi dimensioni, a dimostrazione di un crescente interesse verso l’innovazione e di una convergenza significativa: le startup più innovative e inclini al cambiamento incontrano le imprese più strutturate, maggiormente in grado di indirizzare la loro crescita, grazie a risorse e competenze avanzate. Emergono anche alcuni elementi di riflessione. L’ecosistema lombardo appare più accentrato rispetto ad altre regioni, con una minore propensione a investire al di fuori dei propri confini. Sono sempre più necessarie, per sostenere un ecosistema così dinamico, politiche pubbliche a supporto dell’innovazione e dell’imprenditorialità, con la sfida aperta data dalla necessità di attrarre sempre più talenti per affrontare una competizione globale che appare sempre più serrata”. 

Dall’indagine condotta dal Politecnico di Milano su 90 medie e grandi corporate coinvolte in oltre 70 accordi con startup italiane tra il 2023 e il 2024 emerge che gli investimenti corporate sono allineati e, anzi, in alcuni casi over-performano i trend complessivi di investimento: dopo un brusco calo nel 2023, il 2024 mostra segnali incoraggianti di ripresa (313 milioni di euro investiti dalle corporate, a fronte dei 108 milioni di euro del 2023 con un incremento del 190%, contro un incremento complessivo del 32%). La crescita è stata trainata soprattutto dagli investimenti delle corporate internazionali che sono cresciuti del +689%, passando dai 19 milioni di euro del 2023 ai 163milioni di euro del 2024. Le corporate sono presenti in un round di investimento ogni quattro. Tuttavia, delle principali 50 società italiane solo il 36% svolge in attività di investimento in startup e solo il 20% dispone di un Fondo di CVC (il 40% di questi gestito da fondi di VC indipendenti). È evidente, quindi, come le corporate operino con modalità di erogazione e  livelli di pianificazione ancora vicini a quelli degli investitori informali: la presenza di corporate venture capital nazionali strutturati rimane limitata, ed è spesso associata alla collaborazione con venture capital Indipendenti. 

Nonostante questo le corporate italiane stanno evolvendo il proprio approccio agli investimenti, concentrandosi sempre di più sulle startup in fase early-stage nei propri settori o in ambiti adiacenti, segno di una maggiore propensione al rischio e di un ecosistema che si sta lentamente consolidando. I ticket medi di investimento sulle oltre 70 operazioni mappate sono inferiori al milione di euro nel 78% dei casi, con una media di 346mila euro e una mediana di 100mila euro. Si nota, infine, come gli obiettivi delle attività di CVC siano prevalentemente di natura strategica, come l’accesso a nuovi prodotti/servizi o tecnologie emergenti, piuttosto che di natura finanziaria. A testimonianza di ciò, il 92% degli investimenti avviene all’interno del settore di appartenenza delle corporate o in settori adiacenti. In definitiva, dall’analisi del Politecnico di Milano emerge come le aziende stiano gradualmente consolidando il loro approccio al CVC. 

Antonio Ghezzi del Politecnico di Milano commenta: “Nel 2024 la presenza delle corporate nelle cap-table delle startup italiane ha mostrato una ripresa dopo il brusco calo del 2023, sia in termini di numero di imprese coinvolte sia di investimenti effettuati; tuttavia, oltre alla necessità di maggior pianificazione degli investimenti per uscire da una logica contingente, rimangono sfide significative legate all’allineamento strategico e al fit culturale tra corporate e startup, che richiedono soluzioni integrate per migliorare la governance e generare sinergie sostenibili”. 

La versione completa dell’edizione 2024 dell’Osservatorio su Open Innovation e Corporate Venture Capital in Italia è disponibile qui.

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