Dall’ASviS un Quaderno su diritto del lavoro e contrattazione collettiva

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Alla luce dell’emergenza climatica, del necessario cambiamento dei paradigmi produttivi e dell’evoluzione normativa a livello nazionale ed europeo per spingere le imprese verso una maggiore sostenibilità, il diritto del lavoro e la contrattazione collettiva si configurano come strumenti fondamentali per affrontare le tante sfide e opportunità offerte dalla transizione ecologica e digitale. 

Il nuovo Quaderno ASviS “Il diritto del lavoro e il ruolo della contrattazione collettiva per lo sviluppo sostenibile, realizzato con i contributi di Tiziano Treu, Michele Bulgarelli, Rita Ghedini, Rita Innocenzi, Giovanni Lolli, Gaetano Sateriale, Pierluigi Stefanini e Walter Vitali, analizza proprio questi temi.

Il documento, presentato il 4 febbraio con un evento a Roma e in diretta streaming, evidenzia non solo le implicazioni della modifica degli articoli 9 e 41 della Costituzione italiana sul mondo del lavoro, fortemente voluta dall’ASviS, ma anche il contribuito che la contrattazione collettiva può dare nel riorganizzare i modelli aziendali verso il raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile, e propone soluzioni concrete per rafforzarne l’impatto. 

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L’impatto delle nuove norme sulle imprese

A livello normativo, negli ultimi anni sono stati introdotti diversi provvedimenti a livello nazionale ed europeo che hanno imposto nuovi vincoli alle attività aziendali. Tra questi, oltre alla riforma costituzionale che ha incluso la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi tra i principi fondamentali, rientrano diverse direttive europee come la Corporate sustainability reporting directive (Csrd) e quella sulla Due Diligence che hanno introdotto obblighi sempre più stringenti, imponendo la rendicontazione degli impatti ambientali e sociali e il rispetto dei criteri Esg (Environmental, social, governance). Il documento ripercorre i provvedimenti analizzando l’impatto che hanno avuto e avranno sulle aziende.

Il ruolo della contrattazione collettiva 

Di fronte alle nuove normative, la contrattazione collettiva, sia a livello nazionale che decentrato, può essere uno strumento chiave per supportare questo processo, garantendo che le politiche aziendali siano trasparenti e coerenti con gli obiettivi di sostenibilità. Esistono in tal senso già alcuni esempi virtuosi e significativi:

  • accordi aziendali sulla mobilità sostenibile, come quelli siglati da grandi imprese (come Enel e Hera), che incentivano l’utilizzo di mezzi di trasporto ecologici da parte delle lavoratrici e dei lavoratori o prediligono pratiche di smart working per ridurre gli spostamenti e le emissioni;
  • premi aziendali legati a obiettivi ambientali, in cui parte della retribuzione variabile è connessa alla riduzione dei consumi energetici e alla gestione sostenibile delle risorse;
  • coinvolgimento delle rappresentanze sindacali nelle strategie di sostenibilità aziendale, con ruoli attivi nella valutazione dell’impatto ambientale dei processi produttivi.

Formazione e nuove competenze: una necessità per la transizione

La formazione continua e le politiche attive del lavoro sono essenziali per garantire che i lavoratori possano adattarsi ai nuovi modelli aziendali. In Italia, il sistema di formazione professionale presenta ancora ritardi significativi, con una percentuale di lavoratori coinvolti in percorsi di aggiornamento di circa il 10%, rispetto all’obiettivo europeo del 60%. Per affrontare questa sfida, è necessario:

  • potenziare i programmi di formazione per i green jobs;
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  • migliorare la collaborazione tra imprese, istituzioni e sindacati;
  • investire in politiche attive del lavoro per facilitare la transizione verso nuove professioni.

Le iniziative contrattuali più avanzate, come il contratto dei metalmeccanici, hanno introdotto ore di formazione obbligatorie per tutti i dipendenti, ma è necessario un maggiore coordinamento tra imprese, sindacati e istituzioni per rafforzare questi strumenti.

Salute, sicurezza e ambiente: un nuovo approccio integrato

La sicurezza sul lavoro e la tutela ambientale sono due ambiti sempre più interconnessi. La qualità dell’aria, la gestione dei rifiuti e l’esposizione ai rischi climatici sono fattori che incidono sulla salute delle lavoratrici e dei lavoratori. La normativa europea e le direttive dell’Organizzazione internazionale del lavoro sottolineano la necessità di un approccio integrato, che consideri la sicurezza non solo come protezione dai rischi immediati, ma anche come prevenzione dell’impatto ambientale delle attività produttive.

Alcuni contratti collettivi nazionali già prevedono comitati paritetici aziendali per la gestione della sicurezza e dell’ambiente, come nel settore chimico, dell’energia e della logistica. Tuttavia, anche in questo caso, gli strumenti vanno rafforzati e diffusi maggiormente.

Proposte 

Secondo il quaderno ASviS, dunque, per realizzare una transizione giusta è fondamentale rafforzare il ruolo della contrattazione collettiva nella promozione della sostenibilità, incentivare le imprese ad adottare pratiche più ecologiche e investire in formazione e sicurezza per garantire che nessun lavoratore venga lasciato indietro. Per riuscirvi, il documento avanza una serie di proposte concrete, tra cui la promozione di un nuovo Accordo Governo-parti sociali sul modello del 1993 ispirato agli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030.
Solo attraverso un approccio coordinato e innovativo sarà possibile conciliare sviluppo economico, tutela dell’ambiente e diritti delle lavoratrici e dei lavoratori. 

Scarica il Quaderno ASviS

 

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