il futuro tra vecchi e nuovi Paesi consumatori

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Il mercato del vino: navigare tra onde incerte e opportunità nascoste

Se c’è una cosa che possiamo dire con certezza sul mercato del vino, è che la certezza non esiste. Tra dazi, crisi di consumo e nuovi mercati che sbucano come funghi dopo la pioggia, il settore dell’export vinicolo italiano si trova di fronte a un bivio: adattarsi e innovare, oppure rischiare di perdere quote di mercato fondamentali. Ma cosa ci riserva il futuro? Quali saranno i nuovi Paesi di riferimento per il vino italiano e quali rischiano di diventare sempre più ostici? Facciamo un salto avanti di cinque anni e proviamo a immaginare lo scenario dell’export vinicolo nel 2029.

Stati Uniti: il gigante si sta svegliando con il piede sbagliato

Il mercato statunitense è stato per decenni il più importante per il vino italiano, ma le cose stanno cambiando. Le tensioni commerciali, l’ombra di nuovi dazi e un calo dei consumi interni segnalano una fase complessa per chi esporta negli USA. Già oggi, il 2024 è stato definito “da dimenticare” per molti produttori, e se le politiche protezionistiche continueranno a inasprirsi, il futuro potrebbe essere ancora più incerto.

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D’altro canto, gli Stati Uniti restano un mercato enorme e strategico. La chiave per il successo nei prossimi anni? Differenziazione dell’offerta, posizionamento premium e strategie digitali per coinvolgere i nuovi consumatori, sempre più orientati verso prodotti sostenibili e di qualità.

Cina e Asia: opportunità con il freddo in fondo alla bottiglia

La Cina è da tempo vista come il mercato del futuro per il vino, ma la realtà è più complessa. L’aumento delle tasse sulle importazioni, la concorrenza dei produttori locali e il rallentamento dell’economia cinese stanno frenando la corsa dell’export vinicolo italiano. Tuttavia, non tutto è perduto: città come Shanghai e Pechino continuano a registrare una crescita nel segmento luxury, con consumatori disposti a pagare di più per prodotti iconici del made in Italy.

Il vero potenziale, però, si trova nel sud-est asiatico. Paesi come Vietnam, Thailandia e Indonesia stanno emergendo come nuovi hotspot per il consumo di vino, grazie all’aumento della classe media e alla crescente cultura dell’aperitivo e del fine dining. Puntare su questi mercati potrebbe essere la scelta vincente per le aziende vinicole italiane nei prossimi anni.

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Canada e Messico: tra speranze e incognite

Il Canada è tradizionalmente un ottimo cliente per il vino italiano, grazie a un sistema di importazione strutturato e a una domanda stabile. Certo c’è il Monopolio, con le gioie (per pochi) e i dolori che si porta appresso. I nuovi dazi imposti dalle tensioni commerciali internazionali potrebbero cambiare le regole d’accesso a questo mercato. Chissà che il protettorato che si prefigura all’ombra di Lady Liberty non possa portare qualche inattesa sorpresa per il resto del mondo. Il consiglio? Rafforzare le relazioni con gli importatori locali e, per chi ha la fortuna di esserci già, investire in promozione per mantenere la presenza sugli scaffali.

Il Messico, invece, è un mercato in forte crescita. Il consumo di vino sta aumentando a ritmi sorprendenti, e il palato dei consumatori si sta affinando. Con una strategia ben calibrata e un’attenzione particolare al segmento premium, l’Italia potrebbe diventare un punto di riferimento per il vino di qualità nel mercato messicano. L’incognita resta quella del potere d’acquisto: il vino (ancor di più quello straniero) resta una commodity, una di quelle cose delle quali si fa a meno quando la cinta si stringe.

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Africa e Medio Oriente: il futuro sorprendente del vino italiano

Se c’è un’area che pochi considerano oggi, ma che potrebbe essere strategicamente rilevante tra qualche anno, è l’Africa. Paesi come Nigeria, Kenya e Sudafrica stanno mostrando un interesse crescente per il vino, soprattutto tra le nuove generazioni e la classe medio-alta emergente. La cultura del vino – con tutti i limiti del caso – si sta diffondendo e, con essa, l’opportunità per le cantine italiane di conquistare una fetta di mercato finora poco esplorata.

Anche il Medio Oriente presenta prospettive interessanti, ma tanti lo sanno già. Emirati Arabi con in testa la scintillante Dubai e un po’ di quel pezzo di mondo assai poco conosciuto noto come Consiglio di Cooperazione del Golfo (Barhain, gli Emirati Arabi, il Kuwait, Oman ed il Qatar) stanno progressivamente aprendo alla cultura del vino nel settore turistico e nella ristorazione di lusso. Puntare su questi mercati con strategie mirate potrebbe rivelarsi una mossa vincente nel lungo periodo.

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La necessità di essere sempre aggiornati e formati

Se c’è una lezione da trarre dall’evoluzione dell’export vinicolo, è che nulla è immutabile. Le regole del gioco cambiano di continuo, e rimanere fermi significa rimanere indietro. Chi vuole avere successo in questo settore deve investire in formazione continua, aggiornarsi sulle nuove tecniche di export e comprendere le dinamiche in evoluzione dei consumatori globali.

Per questo, è fondamentale affidarsi a percorsi di formazione specializzati come quelli offerti da Wine Pro Academy. Se vuoi acquisire competenze strategiche e restare competitivo in un mercato in continua evoluzione, scopri i nostri corsi sul Wine Export Management e inizia oggi il tuo percorso verso il successo.

La buona notizia? Qualunque cosa accada, ci sarà sempre qualcuno nel mondo pronto a stappare una buona bottiglia di vino italiano. La sfida è assicurarsi che quella bottiglia sia la nostra.

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