La Scuola di Pace: “Ecco cosa avremmo detto sul Ponte Garibaldi”

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“Durante il Consiglio Grande volevamo dare il nostro contributo, ma non ci è stato consentito”

SENIGALLIA – La Scuola di Pace di Senigallia desidera diffondere il seguente intervento sul nuovo Ponte Garibaldi. Intervento che sarebbe stato letto al Consiglio Grande, se questo fosse stato possibile.

“La Scuola di Pace Vincenzo Buccelletti ha chiesto di intervenire al Consiglio grande del 5 febbraio, nella convinzione di poter dare un contributo alla vita democratica e alla causa del bene comune”. L’intervento inizia così.

“Ovviamente – prosegue – non era concepito per entrare nell’aspetto tecnico del ponte bensì per esprimersi sulla questione del metodo partecipativo, in coerenza col primo punto dei principi ispiratori del suo Statuto: “Costruire una politica fondata sulla convinzione che la pace è un valore sociopolitico sommo” e che “la Scuola può spaziare su tutti i campi della politica e della cultura sociale, affrontandoli dal punto di vista del governo nonviolento dei conflitti”.

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“Essendoci stata negata la possibilità di intervenire riteniamo comunque di dover contribuire ad un dialogo costruttivo rendendo pubblico il suddetto intervento:

La questione riguardante la costruzione del nuovo ponte Garibaldi ha suscitato un conflitto, un confronto quanto mai vivace nella nostra città. E nonostante i conflitti facciano parte della normalità e del vivere civile, si corre il rischio di arroccarsi su posizioni pregiudiziali, di non ascoltare chi la pensa diversamente, di non dare il giusto peso al dialogo. Insomma, di ridurre tutto a uno scontro tra fazioni partitiche, con il risultato di lasciare sul campo soltanto vincitori e vinti. Un conflitto non affrontato e non risolto è una sconfitta della Politica. La Scuola di Pace promuove, al contrario, il metodo nonviolento nella gestione e nella composizione dei conflitti. E ci sembra che, relativamente alla questione del ponte, sia necessario un cambio di impostazione.

“Stiamo discutendo di un’opera definitiva, non provvisoria, che resterà per molti anni in città, in pieno centro storico, in prossimità dei portici Ercolani, un luogo molto caratteristico per i suoi abitanti. Un’opera che potrebbe modificare il valore di questo luogo, in meglio o in peggio, e che conterrà in sé anche una visione di sviluppo del centro storico della città. Un’opera che contiene anche un forte valore simbolico: i ponti uniscono là dove potrebbe esserci divisione. Permettono di passare da una sponda all’altra. Obbligano a incontrarsi, a salutarsi. Sono l’opposto dei muri. Un ponte non può essere un elemento che divide: tradirebbe la sua stessa natura.

“La nostra città si è faticosamente rialzata da due terribili alluvioni nel 2014 e nel 2022. I cittadini, sia quelli direttamente colpiti sia quelli fortunatamente preservati, si sono letteralmente rimboccati le maniche, si sono letteralmente “sporcati le mani” e, con l’aiuto delle istituzioni e dei servizi di emergenza, sono state restituite, per quanto possibile, bellezza evivibilità alle strade, alle case, agli esercizi commerciali. Questi eventi, con la loro portata catastrofica, ci hanno colpiti e coinvolti tutti, direttamente o indirettamente. La città, con i suoi simboli e i suoi edifici, appartiene a tutti. Non è proprietà di questa o di quella maggioranza politica.

“Per questo riteniamo fondamentale che, prima di prendere qualunque decisione in merito al progetto del ponte, la città venga ascoltata in modo serio e costruttivo, senza pregiudizi.

“Il Consiglio Grande è stato istituito proprio come organo di ascolto delle istanze culturali, associative e sociali della città. Siamo qui, dunque, per ascoltare e per essere ascoltati. Essere qui è importante non solo per la questione specifica del ponte, ma per una ragione ancora più alta, che ci sta particolarmente a cuore: la democrazia. Un valore che non è mai acquisito una volta per tutte, che può essere minato e può regredire invece di avanzare. La qualità di una democrazia si misura dal livello di partecipazione, non solo alle elezioni politiche o amministrative, ma anche in tutti quei corpi intermedi in cui cittadine e cittadini possono prendere la parola, sentirsi ascoltati e parte di una comunità. Purtroppo, la partecipazione alla vita democratica, in questo senso, è in preoccupante calo.

“Prevale in generale un clima di scontro, un’atmosfera da stadio, alimentata anche dai social media, che portano le persone a chiudersi nel proprio privato o ad ascoltare soltanto chi condivide la loro stessa opinione. La questione che ci porta qui, oggi, non è la prima che abbia creato un conflitto o che comporti un impatto rilevante per la città: basti ricordare la complanare, la pedonalizzazione di Piazza del Duomo o l’abbattimento degli alberi in via Anita Garibaldi; ma ciò non significa che il dibattito debba ancora essere ignorato, che non sia necessario cercare un dialogo per gestire il conflitto.

“Il fatto che ci siano tanti cittadini e cittadine che sono usciti di casa, che hanno sentito di dover partecipare, non solo oggi, è un segno estremamente positivo: vuol dire che hanno a cuore la propria città, che avvertono la responsabilità per la cosa pubblica, che l’aspirazione al bene comune è ancora presente, che la delega che si esprime con il voto non è data una volta per tutte. E’ allora importante che chi ricopre ruoli decisionali favorisca questa partecipazione, e che possa tenerne conto al momento delle decisioni.

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“Siamo qui per ascoltare e per essere ascoltati, quindi, con la ferma speranza che questo ascolto non sia vano, ma possa aiutare i decisori politici a compiere scelte ponderate ed equilibrate, capaci di raccogliere, per quanto possibile, i pareri di tutti, in una visione prospettica. Il nostro auspicio è che questo Consiglio Grande sia il primo passo per innescare un processo che porti alla decisione democratica migliore per tutta la città. Fermiamoci! siamo ancora in tempo!

“Se il risultato di questo Consiglio Grande non dovesse essere sufficiente per arrivare a una decisione il più possibile condivisa, facciamo appello al senso di democrazia della giunta e di tutti i consiglieri comunali. Se necessario, si avvii un processo di Democrazia Partecipativa. Gli strumenti della democrazia partecipativa sono stati sviluppati soprattutto per affrontare le questioni più divisive, che spesso riguardano scelte di politica locale.

“A livello normativo, si può fare riferimento alla legge della Regione Marche n. 31 del luglio 2020, dal titolo “Disposizioni in materia di partecipazione all’elaborazione e alla valutazione delle politiche pubbliche.” Si tratta di un percorso di ascolto che favorisca la diffusione di opinioni informate e la cittadinanza attiva. Nella nostra città è già stato adottato un processo di democrazia partecipativa per individuare le migliori idee sul parco della Cesanella.

“Il nostro auspicio, dunque, è che a partire da questo Consiglio Grande si dia avvio a un percorso di democrazia partecipativa per la scelta del progetto del nuovo ponte sul fiume Misa. Ciò che in questi mesi è avvenuto su iniziativa di alcune associazioni e cittadini, diventi iniziativa condivisa anche dalle istituzioni. Solo così potremo dire di aver costruito un ponte, non un muro”.

 

 

QS – RIPRODUZIONE RISERVATA – www.quisenigallia.it

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