(ASI) L’intelligenza artificiale è da tempo il cuore pulsante della competizione tecnologica globale. Tuttavia, gli ultimi sviluppi hanno segnato una svolta epocale: DeepSeek, una startup cinese emergente, ha rapidamente conquistato il mercato con un modello di AI avanzato, economico e sorprendentemente performante. Questa innovazione ha scatenato reazioni a catena nel settore, suscitando entusiasmo, sospetti e dibattiti geopolitici sulla proprietà intellettuale e il futuro della competizione AI tra Cina e Stati Uniti.
La rivoluzione targata DeepSeek è iniziata con il rilascio di DeepSeek-V3 e DeepSeek-R1, due modelli AI che, secondo gli sviluppatori, sono comparabili o addirittura superiori alle controparti occidentali di OpenAI e Meta. Il successo è stato immediato: DeepSeek AI Assistant è diventato l’app più scaricata negli Stati Uniti, superando ChatGPT sull’App Store di Apple.
Il vero elemento dirompente non è solo la qualità del modello, ma il suo costo di sviluppo. DeepSeek ha dichiarato di aver addestrato DeepSeek-V3 con un budget di appena 6 milioni di dollari, una cifra irrisoria rispetto ai miliardi investiti dai giganti statunitensi come OpenAI e Anthropic. Questo ha sollevato interrogativi fondamentali: è possibile che la spesa massiccia di risorse da parte delle aziende americane sia inefficiente? Oppure DeepSeek ha trovato una scorciatoia non del tutto trasparente per arrivare ai suoi risultati?
La rapidità con cui DeepSeek ha raggiunto livelli di prestazione così elevati ha alimentato sospetti. OpenAI ha accusato la startup cinese di aver utilizzato tecniche di distillazione improprie per addestrare il suo modello, ossia di aver estratto conoscenza dalle risposte di ChatGPT per creare un’alternativa più economica. Questo metodo, sebbene comune nella ricerca AI, viola i termini di servizio di OpenAI, che proibiscono espressamente l’uso delle sue risposte per addestrare concorrenti.
Le accuse di OpenAI sono state supportate da alcuni funzionari statunitensi, tra cui il candidato segretario al commercio Howard Lutnick, che ha dichiarato: “Hanno rubato. Hanno violato la nostra proprietà intellettuale.” Tuttavia, OpenAI non ha ancora fornito prove concrete del presunto illecito, rendendo difficile un’azione legale efficace, soprattutto contro una società cinese con poche attività negli Stati Uniti.
D’altra parte, DeepSeek ha risposto in modo vago, affermando di aver addestrato i propri modelli su fonti open-source come Qwen (di Alibaba) e Llama (di Meta). Se queste dichiarazioni fossero vere, OpenAI avrebbe poche possibilità di vincere una causa, considerando che anche essa è sotto accusa per aver utilizzato dati protetti da copyright senza permesso.
L’ascesa di DeepSeek ha avuto conseguenze immediate sul mercato tecnologico. I titoli di Nvidia, fornitore chiave di hardware per l’AI, hanno subito un crollo del 10-17%, seguiti da perdite di Meta, Apple e altri giganti del settore. Il fenomeno DeepSeek ha sollevato interrogativi cruciali: il modello di business basato su investimenti miliardari in infrastrutture AI è sostenibile? Oppure il futuro dell’AI sarà dominato da soluzioni più leggere ed efficienti?
Molti analisti ritengono che l’AI si stia avvicinando a un punto di saturazione, in cui la differenza tra modelli open-source e chiusi si assottiglia, rendendo meno giustificabili gli enormi investimenti di aziende come OpenAI e Google. La filosofia di DeepSeek, che ha sviluppato un modello competitivo con un budget ridotto, potrebbe rappresentare un segnale di cambiamento nell’intera industria.
L’innovazione di DeepSeek non è solo un problema tecnologico, ma anche politico. La Cina ha investito enormemente per ridurre la dipendenza dai chip statunitensi, e il successo di DeepSeek dimostra che le restrizioni imposte da Washington sulle esportazioni di hardware avanzato non sono state sufficienti a fermare l’avanzata cinese.
Il governo cinese ha accolto con favore la crescita di DeepSeek. Liang Wenfeng, fondatore della startup, ha partecipato a un simposio a porte chiuse con il premier Li Qiang, segno che Pechino considera questa tecnologia una risorsa strategica per competere con gli Stati Uniti.
D’altra parte, gli Stati Uniti stanno valutando contromisure. Alcuni funzionari hanno suggerito tariffe e restrizioni più severe, mentre l’amministrazione Trump ha annunciato un’iniziativa con OpenAI, Oracle e SoftBank per investire fino a 500 miliardi di dollari in infrastrutture AI americane.
Uno degli aspetti più interessanti della vicenda DeepSeek è il dibattito tra modelli open-source e proprietari. Yann LeCun, capo scienziato AI di Meta, ha sottolineato che DeepSeek ha costruito il suo modello basandosi su tecnologia open-source e che questo approccio potrebbe democratizzare l’AI. Tuttavia, aziende come OpenAI e Google continuano a proteggere i loro modelli con sistemi chiusi, sollevando interrogativi su chi dovrebbe avere il controllo dell’intelligenza artificiale.
Se DeepSeek dovesse dimostrare che si può costruire un AI potente senza i miliardi di dollari spesi dalle aziende americane, il mercato potrebbe virare verso un modello più accessibile, con una maggiore concorrenza e una riduzione dei costi per gli utenti finali.
La domanda chiave ora è: OpenAI e i suoi alleati riusciranno a mantenere il loro vantaggio, oppure DeepSeek segnerà l’inizio di una nuova era in cui il dominio tecnologico degli Stati Uniti sarà messo seriamente in discussione?
Gabriele Maiorca – Agenzia Stampa Italia
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