I bambini disabili in Sicilia e il ruolo della natura

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L’inserimento e l’aggregazione sociale dei bambini disabili in Sicilia si scontrano spesso con le difficoltà di accesso ai servizi preposti a garantirli.
Calarsi nella loro realtà significa riconoscere un diritto inalienabile a tutte le persone indistintamente.
Offrire contestualmente un aiuto alle famiglie attraverso servizi totalmente gratuiti è, invece, un dovere che l’intera società ha nei confronti delle fasce più fragili, come i bambini disabili in Sicilia.
Cosa fare per garantire a questi bambini la possibilità di avere tutto ciò di cui hanno bisogno? Quali sono, innanzitutto i loro bisogni?

Le risorse da utilizzare per aiutare i bambini disabili in Sicilia

Spesso, basta partire dalle risorse che ci circondano e di cui possiamo ricorrere senza particolari strategie. Per esempio, la natura rappresenta un ottimo aggregatore e imparare a interagire con essa rappresenta una grande opportunità per tutti, a prescindere dalle condizioni fisiche.
Di questo e di tutto quello che faciliterebbe l’integrazione e l’aggregazione sociale dei bambini con disabilità, parleremo con Graziella Messina, dirigente di Atelier nel Bosco, una realtà di recente apertura, immersa nella natura e ad un passo dalla città di Catania.
Atelier nel bosco è la prima Scuola per l’Infanzia a Catania che nasce traendo ispirazione dalla pedagogia del bosco. Una formula vincente, già sperimentata con successo in Germania, Danimarca e nord Italia.

Le motivazioni che spingono a occuparsi di bambini disabili

Cosa l’ha spinta a occuparsi proprio di questo ambito?
“Oggi sono una preside, ma vent’anni fa, ho iniziato il mio percorso come insegnante di sostegno, dunque ho iniziato lavorando sul campo. Un vero e proprio campo di battaglia dove c’è bisogno di sensibilità, pazienza ma dove vige soprattutto il sistema dei segni perché con bambini fragili non sempre il linguaggio verbale è possibile. La scuola pubblica mi ha dato la possibilità di entrare in questo mondo, di stabilire una comunicazione con questi bambini perché una volta che l’insegnante riesce ad entrare in quel sistema comprendendone i significati, stabilisce subito un contatto con loro”.

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Riflessioni

Che riflessioni ha suscitato in voi, attenti ed esperti osservatori della scuola, osservarla proprio dal punto di vista della disabilità?
“La riflessione inevitabile è che c’è ancora tanto da fare. Il mondo in cui viviamo è estremamente variegato, fatto di tanti segnali, verbali e non. Ed è per questo che siamo chiamati a confrontarci con diversi punti di vista, diversi linguaggi. Quello della disabilità è un linguaggio a parte, ma deve diventare parte del nostro linguaggio comune, non può restare escluso”.

Cosa offrela scuola dell’infanzia ai bambini disabili in Sicilia

Dopo riforme, tagli e anche qualche normativa specifica, cosa offre oggi la scuola dell’infanzia italiana a un bambino con disabilità?
“Sicuramente oggi la Scuola per l’infanzia pubblica offre grande aiuto. A mio parere si può fare di più sul fronte delle terapie, dell’accoglienza. Le Scuole per l’Infanzia paritarie hanno pure bisogno di essere sostenute perché noi a nostra volta siamo chiamati a supportare i bambini e le loro famiglie”.

L’intervento degli Enti Locali per i bambini con disabilità in Sicilia

L’offerta per lo studente con disabilità si gioca molto a livello locale. Cosa fanno gli Enti Locali per gli studenti con disabilità?
“Gli enti locali fanno tanto. Ci sono molti bandi dedicati ai soggetti fragili di età superiore ai sei anni e che danno ad esempio anche la possibilità di inserirli in contesti lavorativi. Sicuramente si può fare di più per quelli più piccoli. Ed è per questo che sto avviando delle interlocuzioni con il Comune di Catania e con la Regione siciliana per stipulare dei protocolli di intesa e progettare momenti di forte inclusione magari nel fine settimana, quando non c’è scuola. Vorrei proporre, ad esempio, dei laboratori dove i bambini possano inserirsi e avere uno spazio in più di partecipazione reale e attiva con la società”.

Formazione dei docenti

Una delle cose a cui tenete di più nel vostro progetto è la formazione degli insegnanti, sulla quale emergono molte criticità. Da molti questa carenza è percepita come un segnale di allarme sulla mancanza di investimenti ministeriali per la formazione. E’ così?
“La formazione è parte integrante del lavoro scolastico. Non c’è vero insegnamento se la comunità educante non è preparata. Senza formazione non c’è futuro. Si deve investire nelle competenze e il ministero lo sta facendo molto bene. La formazione deve essere essenziale anche nella scuola privata. Noi lavoriamo costantemente sulla formazione individuale e di gruppo del nostro personale scolastico. Questa è la vera svolta per una scuola di qualità che riesca a sfruttare al meglio tutte le risorse che servono ai bambini e alle loro famiglie. Atelier nel Bosco, non a caso fa parte della Fism (Federazione italiana Scuole Materne) che investe nella formazione delle sue scuole a mettere sempre al primo posto i bambini, i loro diritti e dunque la qualità della scuola stessa”.

Il modello italiano può rappresentare un modello per gli altri Paesi?

All’estero c’è un grande interesse per il modello italiano, ritenuto molto avanzato da un punto di vista normativo. Pensa che il nostro sia veramente un modello da prendere come esempio?
“No, penso che il modello estero sia più avanzato del nostro. Da noi persiste una visione obsoleta e statica che vede il bambino fermo, seduto su una sedia per ore e ore. Dobbiamo aprirci di più a modelli dinamici di insegnamento che puntano ad esempio sul movimento all’aria aperta, sullo sport e sul benessere del bambino. Noi come scuola nel bosco puntiamo proprio sulle attività svolte all’esterno che permettono al bambino di acquisire competenze esecutive fondamentali all’apprendimento”.

Legge 118 del ‘71

Cinquantaquattro anni fa, la legge 118 del ‘71 ha sancito per gli alunni con disabilità il diritto alla frequenza delle classi comuni; una grande conquista sociale. Non pensa che una scuola solo per bambini con disabilità significa fare 54 passi indietro?
“Ovviamente sì. Non possiamo concepirla come una scuola a parte. I bambini disabili hanno semplicemente un modo diverso di comunicare e se noi non lo capiamo è un problema nostro. Siamo noi che dobbiamo superare il nostro limite e capire come lavorare al meglio con loro. Dunque, mai escluderli, mai metterli da parte”.

Reale inclusione scolastica

Cosa ritiene sia fondamentale per favorire una reale inclusione scolastica?
“Ritengo sia fondamentale creare una vita scolastica capace di accogliere alla stessa maniera tutti i bambini a prescindere dalla lingua, dalla provenienza sociale, dal colore della pelle, dalle difficoltà di apprendimento. Niente ostacoli o barriere. Una scuola dove conta solo il bambino e non quanto tempo ci vuole ad apprendere”.

La natura grande protagonista

Nel vostro progetto, grande importanza viene data alla natura. Ci spiega meglio qual è il suo ruolo?
“La natura nel nostro progetto è elemento fondamentale per mettere radici fuori e dentro di noi. Il mio ruolo è quello di guida. Io guido una struttura molto grande con circa venti educatori e specialisti e tutti convergiamo verso un unico obiettivo, quello di costruire un ambiente adeguato per i bambini che vivono oggi ma saranno gli adulti di domani”.

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La via del dialogo

Cosa consiglierebbe a genitori e docenti per favorire un dialogo costruttivo e corresponsabile?
“Consiglio sicuramente un percorso di autovalutazione. Mettere a fuoco il proprio operato, naturalmente in maniera critica ma costruttiva, aiuta a dare il meglio di sé”.



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