Legge di bilancio 2025: cosa cambia per le pensioni?

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La Legge di Bilancio 2025 ha introdotto alcune novità in materia di pensioni, principalmente confermando misure già esistenti e apportando due cambiamenti, di cui uno particolarmente interessante per chi ha scelto la previdenza complementare per pianificare il proprio futuro pensionistico.

In questo articolo analizzeremo inizialmente gli aumenti destinati ai percettori di pensioni minime e assegni sociali, misure pensate per sostenere il reddito delle categorie più vulnerabili.

Proseguiremo con una panoramica sul “Bonus Maroni”, un incentivo dedicato a chi, pur avendo i requisiti per il pensionamento anticipato, decide di continuare a lavorare.

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Successivamente, ci concentreremo sulle misure già in vigore e confermate per il 2025 per l’uscita anticipata dal mondo del lavoro. Tra queste troviamo Quota 103, APE Sociale e Opzione Donna.

Concluderemo con la novità più significativa in ambito pensionistico: una nuova opportunità riservata agli aderenti alla previdenza complementare, che consente loro di anticipare il pensionamento a 64 anni.

Aumento delle pensioni minime e assegno sociale

L’aumento del trattamento minimo è una misura pensata per integrare l’assegno pensionistico quando il suo importo, calcolato dall’INPS, risulta inferiore a quello considerato il “minimo vitale” previsto per legge. Al 31 dicembre 2024, tale importo era fissato a 598,61 euro.

La Legge di Bilancio 2025 ha stabilito un incremento complessivo del 3%, frutto di una rivalutazione ordinaria dello 0,8% (valida anche per gli altri assegni pensionistici) e di un ulteriore aumento aggiuntivo del 2,2%. Di conseguenza, il trattamento minimo è salito a 616,57 euro

Questa misura si inserisce in un piano più ampio che prevede ulteriori rivalutazioni per il 2026, seppur più contenute, pari all’1,3%. Anche questo incremento verrà sommato alla rivalutazione ordinaria, che sarà calcolata a fine anno sulla base dei dati ISTAT sull’inflazione.

Inoltre, è stata introdotta una novità per i titolari di assegno sociale, misura rivolta a coloro che non hanno versato contributi previdenziali durante la loro vita lavorativa. Nello specifico, per il 2025 è previsto un aumento di 8 euro mensili, corrisposti per tredici mensilità, a beneficio dei cittadini con età pari o superiore a 70 anni. Questa misura interessa diverse categorie di pensionati, tra cui i titolari di pensioni assistenziali, i pensionati non vedenti e gli invalidi civili totali.

Potenziamento del “Bonus Maroni” per chi posticipa la pensione

Un altro intervento previsto dalla manovra è la conferma del cosiddetto “Bonus Maroni”, ideato per incentivare la permanenza sul lavoro di chi ha già maturato i requisiti per il pensionamento anticipato.

Il bonus si rivolge a coloro che, entro il 31 dicembre 2025, raggiungeranno i requisiti per accedere:

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  • a Quota 103, che consente il pensionamento anticipato con almeno 62 anni di età e 41 anni di contributi;
  • alla pensione anticipata ordinaria, che permette l’uscita dal mondo del lavoro con 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne, indipendentemente dall’età anagrafica.

L’estensione del “Bonus Maroni” a questa seconda categoria rappresenta una delle principali novità introdotte per il 2025.

In particolare, i lavoratori che aderiscono alla misura possono optare per la rinuncia all’accredito della quota di contributi previdenziali a proprio carico, ricevendo invece l’intero importo direttamente in busta paga. In altre parole, l’azienda non verserà tali contributi all’INPS, ma li erogherà direttamente al lavoratore.

Un’altra novità rilevante riguarda il trattamento fiscale del bonus, che nel 2025 diventa completamente esentasse, senza concorrere alla formazione del reddito imponibile IRPEF.

Il beneficio può essere fruito per un massimo di cinque anni, dai 62 ai 67 anni di età del lavoratore. Questa misura, oltre a rappresentare un vantaggio economico per chi decide di proseguire l’attività lavorativa, è pensata per cercare di ridurre la pressione sul sistema previdenziale pubblico.

Anticipi pensionistici: le novità per il 2025

La Legge di Bilancio 2025 conferma le principali misure di flessibilità in uscita introdotte negli anni precedenti, con una sola novità che riguarda esclusivamente gli aderenti ai fondi pensione, che tratteremo nel prossimo paragrafo.

Di seguito le tre misure di anticipo pensionistico che restano accessibili, con requisiti molto stringenti, anche nel 2025.

1. Quota 103

Consente il pensionamento anticipato per chi ha almeno 62 anni di età e 41 anni di contributi. Tuttavia, l’accesso rimane soggetto ad alcune limitazioni, nello specifico:

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  • un tetto massimo all’assegno pensionistico, pari a quattro volte il trattamento minimo fino al compimento dei 67 anni;
  • il divieto di cumulo con redditi da lavoro superiori a 5.000 euro annui;
  • il calcolo dell’assegno interamente con il metodo contributivo.

2. APE Sociale

Si tratta di un anticipo pensionistico rivolto a specifiche categorie di lavoratori, tra cui disoccupati, caregiver, persone con invalidità superiore al 74% e chi svolge mansioni gravose (ad esempio operai edili e infermieri).

Per accedere alla misura è necessario avere almeno 63 anni e 5 mesi di età, oltre a un requisito contributivo variabile tra 30 e 36 anni, a seconda della categoria di appartenenza. 

L’assegno, pari a un massimo di 1.500 euro lordi mensili, viene erogato fino al raggiungimento dell’età pensionabile ordinaria. Successivamente, l’importo definitivo viene calcolato sulla base dei contributi effettivamente versati.

3. Opzione Donna

Dedicata alle lavoratrici, essa permette il pensionamento anticipato in presenza di requisiti specifici:

  • 59 anni di età con due o più figli, 60 anni con un figlio, o 61 anni senza figli;
  • almeno 35 anni di contributi versati.

Opzione Donna è riservata a specifiche categorie, come caregiver, donne con invalidità certificata e lavoratrici disoccupate. In questo caso, l’assegno pensionistico viene calcolato interamente con il metodo contributivo, comportando una riduzione rispetto al sistema misto contributivo-retributivo applicabile alle lavoratrici che hanno iniziato a lavorare prima del 1996.

Infine, per chi non soddisfa i requisiti delle misure di flessibilità in uscita, rimane la possibilità di accedere alla pensione ordinaria al compimento dei 67 anni di età, a condizione di aver maturato almeno 20 anni di contributi.

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Gli aderenti ai fondi pensione possono andare in pensione anticipata

Tra le innovazioni più rilevanti introdotte dalla Legge di Bilancio 2025 figura una nuova opportunità per i lavoratori iscritti a una forma di previdenza complementare, come i fondi pensione negoziali: la possibilità di accedere alla pensione anticipata contributiva, combinando l’importo dell’assegno previdenziale pubblico con quello dell’assegno della pensione integrativa.

Questa misura è destinata ai lavoratori con almeno 64 anni di età e 25 anni di contributi (che diventeranno 30 nel 2030), iscritti alla previdenza pubblica a partire dal 1° gennaio 1996. Si tratta dei cosiddetti “contributivi puri”, la cui pensione viene calcolata interamente in base ai contributi versati (e non più in funzione dell’ultima retribuzione, come avveniva nel sistema retributivo).

Per accedere alla pensione anticipata, tuttavia, è necessario che l’importo dell’assegno sia pari:

  • ad almeno 3 volte la pensione minima per gli uomini;
  • a 2,8 volte per le donne con un figlio;
  • a 2,6 volte per le donne con due o più figli.

Qualora i contributi versati alla previdenza pubblica non siano sufficienti a raggiungere queste soglie, dunque, gli importi maturati dalla previdenza complementare potranno essere utilizzati per “colmare la differenza” e consentire all’aderente l’uscita dal mondo del lavoro.

In questo contesto, agli iscritti dovranno essere fornite proiezioni certificate dell’importo della rendita mensile, consentendo loro di prendere decisioni informate e consapevoli.

Precisiamo, comunque, che per rendere operativa questa misura sarà necessario un decreto attuativo congiunto del Ministro del Lavoro e del Ministro dell’Economia, che definirà criteri di calcolo e modalità di richiesta.

Nonostante interesserà all’incirca un centinaio di lavoratori quest’anno, questa novità normativa rappresenta un passo verso una maggiore flessibilità nel sistema previdenziale italiano, pensata per offrire ai lavoratori che hanno aderito alla previdenza complementare nuove possibilità per pianificare il proprio futuro pensionistico.

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Messaggio promozionale riguardante forme pensionistiche complementari. Prima dell’adesione leggere la Parte I “Le informazioni chiave per l’aderente” e l’Appendice “Informativa sulla sostenibilità” della Nota Informativa.





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