Fuga di notizie dalla Città, aperto un procedimento penale

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Qualcosa si muove sul caso della fuga di notizie dall’Amministrazione cittadina che ha portato a una condanna per minaccia di un uomo. Il Ministero pubblico ha aperto un procedimento penale per violazione del segreto d’ufficio, al momento contro ignoti. Del resto, come anticipato nell’edizione di venerdì scorso, per l’accertamento dei fatti relativi a un reato del genere, l’apertura di un procedimento penale avviene d’ufficio. Tuttavia, potrebbe essere legata a questa vicenda l’apparizione del sindaco di Lugano Michele Foletti, accompagnato da segretario comunale Robert Bregy, lunedì pomeriggio a Palazzo di giustizia. Interpellato in merito dalla ‘Regione’ per sapere se si è recato al Ministero pubblico per dare seguito (anche se in ritardo) all’obbligo di denuncia prescritto dall’articolo 104a della Legge organica comunale, il sindaco si è limitato a pronunciare un laconico “no comment”.

Tanti mandati diretti a poche ditte

Ricapitoliamo la vicenda che risale all’autunno del 2022, quando un cittadino, dopo aver verificato l’attribuzione delle commesse assegnate dalla Città di Lugano senza concorso pubblico, si accorge di alcune situazioni strane e di rilevanza pubblica. Tra queste, l’aggiudicazione di tanti incarichi diretti a poche società. In particolare, ma non solo, a una società attiva nel settore delle pulizie di cui avevamo già scritto nell’edizione del 4 aprile dello scorso anno. Una società che, nel giro di cinque o sei anni, ha ottenuto mandati per un totale di circa 1,3 milioni di franchi. Mosso dalla volontà di approfondire le questioni, con l’unico intento di difendere l’interesse pubblico, il cittadino (che in seguito è stato minacciato) ha chiesto formalmente spiegazioni e documentazione relativa ad alcuni mandati al Municipio di Lugano, anche tramite la legge sull’informazione e sulla trasparenza dello Stato. Dal canto suo, l’Esecutivo gli ha fornito il materiale che aveva richiesto.

La notizia di reato risale a fine 2022

Oltre un mese dopo, la persona che ha chiesto lumi all’autorità comunale si trova in un bar di Lugano e viene avvicinato da un altro uomo, alterato, che lo insulta e lo accusa di “impicciarsi dei suoi affari”, ingiuriandolo e minacciandolo alla presenza di testimoni. La persona che ha subito l’aggressione verbale decide di recarsi subito alla gendarmeria di Lugano con l’intenzione di sporgere denuncia contro l’uomo che l’ha minacciato (in seguito scoprirà che si tratta del titolare di una delle società delle quali aveva chiesto informazioni alla Città di Lugano). Lo stesso giorno chiede e ottiene un incontro con il sindaco di Lugano, che lo riceve a Palazzo Civico. Alla presenza del segretario comunale e di almeno un funzionario dirigente dell’Amministrazione cittadina, domanda spiegazioni sulla palese fuga di notizie che ha indotto il titolare della ditta a minacciarlo. La vittima di minacce decide di informare anche un membro dell’Esecutivo cantonale, visto che la società in questione ha ricevuto diversi mandati diretti anche dal Cantone.

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Poi, in estrema sintesi, l’autore dell’aggressione viene condannato a una pena pecuniaria sospesa con la condizionale, per minaccia e ingiuria tramite un decreto d’accusa. Però, a margine di questa inchiesta, ci sono almeno due aspetti inquietanti. Il fatto che i membri di due Esecutivi, di Lugano e del Consiglio di Stato, pur essendo a conoscenza di quanto capitato, non hanno provveduto a segnalare la possibile notizia di reato al Ministero pubblico. Almeno fino ai giorni scorsi e comunque dopo l’apparizione del nostro primo articolo. L’altra situazione imbarazzante, in particolare per la Città di Lugano, è riconducibile alle dichiarazioni rilasciate a verbale dall’uomo condannato per minaccia, che ha detto di essere stato informato di una persona che ha chiesto informazioni sulla sua ditta da un alto funzionario del Dicastero dello sport di Lugano.

Il caso è oggetto di un’interpellanza presentata nei giorni scorsi dai consiglieri comunali appartenenti ad Avanti con Ticino&Lavoro (primo firmatario Giovanni Albertini), alla quale il Municipio dovrebbe rispondere oralmente al termine della seduta in programma il prossimo lunedì sera. A meno che l’atto parlamentare non sia trasformato in un’interrogazione, imponendo quindi una risposta scritta, oppure che il Municipio decida di restare evasivo, trincerandosi dietro l’apertura del procedimento penale.



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