L’armonia dei Sassi | il manifesto

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Fuori: il flusso ininterrotto di visitatori in cerca del prossimo selfie sotto il sole caldo dei Sassi. Dentro: nel silenzioso Palazzo Lanfranchi, la gigantesca tela Lucania ’61 di Carlo Levi. Nel 1930 il pittore torinese venne arrestato per attività antifascista e mandato al confino in Basilicata; terminata la guerra scrisse Cristo si è fermato a Eboli (1945), la denuncia delle condizioni del sud. Salto temporale: 1961, celebrazioni del centenario dell’Unità d’Italia a Torino. Mario Soldati, curatore della mostra, chiede a Levi di realizzare un’opera che rappresenti la Basilicata nel Padiglione delle Regioni.

Fuori la cultura può diventare un orpello, come il panorama unico dei Sassi o le chiese rupestri, luoghi di magica intensità sui quali prevale la fruizione distratta del turista. Dentro riposa l’immagine di un antico riscatto: una tela lunga quasi venti metri, dominata dalla figura di Rocco Scotellaro, scrittore, poeta, sindaco a 23 anni di Tricarico, sindacalista, promotore dell’occupazione delle terre e della riforma agraria. Stroncato da un infarto a soli trent’anni quando la politica lo aveva già scottato. Nel quadro, Rocco, acceso di passione, parla ai contadini, ai disoccupati, agli intellettuali. Lo ascoltano Umberto Saba, Renato Guttuso e lo stesso Levi. Dentro: qualche raro visitatore vicino alla tela di Levi, fuori i sassi brulicano di vita. Il presente e il passato non si parlano, sono mondi diversi che abitano le stesse pietre. Forse è giusto così, forse le pietre non hanno memoria e di Scotellaro non ricordiamo, per dire, la volontà di costruire un ospedale ma le poesie. Di gioventù cresciuta a suon di jazz (1947), per esempio, racconta la libertà di avere una macchina, di spostarsi tra i paesi, scoprire il mondo e l’amore. Tutto al ritmo di una musica lontana dalle radici, che arriva da oltreoceano e da cento anni ci prende l’anima rendendoci diversi. «Ci ronza un motore/stamane nella nostra scorribanda. E a noi tormento il bacio metallico/della corriera con le acacie, queste cicale che riprendono/ai confini del campo di lino, azzurro mare in quest’arsa terra, e la presa diretta del Fiat/è musica nel piano tra gli ulivi. Gioventù cresciuta al lamento del jazz!»

AVANTI NEL TEMPO
Andiamo nuovamente avanti nel tempo: Basilicata primi anni Ottanta, dove ancora una volta il jazz accende qualche utopia. Lasciandosi spingere da questa forza: «Un geometra che sognava da chitarrista, un agronomo che sognava da batterista, un farmacista che sognava da pianista, un ragioniere che sognava da ragioniere, e altri sognatori e altri appassionati decisero di trasformare le loro aspirazioni in realtà». Così il giornalista Serafino Paternoster ha ritratto il gruppo di amici che ha portato alla nascita dell’Onyx Jazz Club. L’associazione, dopo un periodo di gestazione, nel 1985 inizia a materializzare sogni. Il progetto che impegna più energie è il festival Gezziamoci (37 edizioni nel 2024), un risultato non da poco nel volatile mondo del jazz italiano. I sogni a Matera si solidificano nella pietra: l’attività del jazz club trova sede in un luogo straordinario, dalla storia centenaria: Casa Cava. Fino al Seicento era una cava a pozzo per l’estrazione di blocchi di tufo. Dismessa questa funzione divenne in parte discarica in parte la tipica casa-grotta dei Sassi, abitata fino al secolo scorso. Negli anni Cinquanta i Sassi vennero evacuati per le condizioni igienico-sanitarie precarie e Casa Cava seguì il destino di abbandono. Quando negli anni Novanta iniziò l’opera di recupero dei sassi l’Onyx Jazz Club ripulì la discarica e iniziò a fare concerti al suo interno scoprendo di poter contare su una buona acustica e un microclima umido (non si può avere tutto!). Arrivarono grandi musicisti, mentre il mondo iniziava a scoprire Matera a partire dal riconoscimento Unesco (Patrimonio dell’Umanità nel 1993) e dal cinema di Hollywood che vi trova una scenografia senza pari (La passione di Cristo, Mel Gibson, 2004). Intanto Casa Cava, concluso un lungo braccio di ferro con la politica (nel 2007), riceve dalla Regione i fondi per la costruzione dell’Auditorium e degli spazi connessi, diventando un vero e proprio Centro di produzione culturale.

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L’elenco dei concerti tenuti è lunghissimo; nel frattempo Matera capitale europea della cultura (2019) pone di nuovo i Sassi al centro di un interesse mediatico fortissimo. Finita la buriana, l’afflusso dei turisti è rimasto e l’Onyx, imperterrito ha pensato al dopo, riscattando la città «museo a cielo aperto» dalla fruizione in stile Disneyland. La sonorizzazione di musei, chiese rupestri, terrazze, chiostri, piazzette, vicoli e balconcini: tutto è un possibile palcoscenico ma grazie alla musica tutto diventa vivo e con solide radici nella propria storia.

Si recupera la figura storica del banditore: colui che percorreva le strade annunciando le leggi o gli eventi, segnalando il suo passaggio con un tamburo o una cornetta. Ora in ogni edizione invita ai concerti del Gezziamoci: durante quelli itineranti, i volontari distribuiscono bigliettini al pubblico che può esprimere opinioni sulla rassegna, pensieri in libertà, frasi sull’attualità o qualsiasi cosa abbia in mente. Il banditore sceglie i più interessanti o divertenti e li legge pubblicamente (sono anche stati raccolti in un volume).

Il Gezziamoci negli anni si trasforma in un festival itinerante, con una rete che lega oltre venti comuni dell’entroterra. I concerti all’alba in qualche angolo dell’enorme Parco della Murgia materana o quelli in 500 con i musicisti stretti in macchina (e ci torna in mente la poesia di Scotellaro) servono a cucire il rapporto tra la città e i dintorni. Non tornano solo i turisti. Diversi soci Onyx hanno vissuto a Milano, a Roma e altrove, ma poi rientrano a Matera o trovano il modo di lavorare a distanza con l’associazione quando parte il festival. Il jazz per i soci è una porta d’accesso a una creatività non solo fatta di musica. Ecco allora lo spazio dato ai libri, alla fotografia, all’ambiente: ciascuno nel gruppo insegue le proprie passioni. In questo ribollire affiorano novità come la IJT Indicazione Jazzistica Tipica (sorta di bollino di qualità dato a musicisti e città) o l’etichetta discografica OnyxDischi che vanta vari titoli e in oltre trent’anni di attività, ha collaborato con nomi quali Gianluigi Trovesi, Bruno Tommaso, Nicola Arigliano, Alfio Antico e altri.

IL SOGNO
L’artista che ha fatto la storia? Forse Steve Lacy che suona in solo con il suo soprano per quattro giorni nella chiesa rupestre di San Pietro Barisano, vi trova un’acustica perfetta e incide Materioso (OnyxDischi, 2001), disco di cui ha ideato anche il nome.

Da Matera in questi anni è passato praticamente tutto il jazz italiano e molti nomi internazionali. Con molti sono nati rapporti speciali: Paolo Fresu, Nils Berg, Israel Varela… e Ettore Fioravanti che nell’ultima edizione ha guidato la Giovane Orchestra Lucana: un insieme di neo-professionisti di Basilicata e Puglia con gli allievi della classe di composizione del Conservatorio di Matera che tramite bando hanno potuto sviluppare in più residenze un lavoro presentato al pubblico nella cattedrale di Acerenza.

L’improvvisazione vince: al Gezziamoci è nata la «banda muta». Giravano uno dei tanti film della serie 007 nella cattedrale di Matera mentre fuori la Conturband si stava esibendo per le strade. La troupe esige silenzio assoluto e quelli dell’organizzazione non si arrendono: i musicisti suonano… senza produrre note. Una pratica che la marchin’ band ha poi incorporato in repertorio.

La persona che fin dagli inizi lotta per questo sogno è Gigi Esposito. Lui è l’agronomo che sognava da batterista; da allora lo strumento ha preso la polvere ma centinaia di musicisti hanno suonato per merito suo e si sono tenuti un numero imprecisato di eventi culturali. Gli altri membri dell’associazione dicono che ogni cosa che accade (e può essere un concerto con protagonista una mongolfiera, un happening con la trombettista norvegese Hilde Marie Holsen calata in una cisterna dei Sassi, un musicista al fondo di un dirupo o altro ancora) parte con un telefonata di Gigi: «Senti, ho avuto un’idea…». E a questo punto tutto può succedere perché Gigi è una strana figura di sognatore ad occhi aperti, che non lascia svanire le proprie fantasticherie quando albeggia, ma che all’alba ti piazza un bel concerto nella Murgia materana.



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