”La casta si nasconde dietro l’Europa”

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Lopreiato (M5S): “Errore limitare l’informazione. Senza Report, la verità sul caso Gasparri non sarebbe mai emersa”

Con la cosiddetta ‘legge bavaglio’, introdotta con l’emendamento del deputato Costa, è stata vietata la trascrizione, anche solo per estratto, da parte dei giornalisti del contenuto delle ordinanze cautelari. Si è partiti dall’idea che questo servisse a preservare la presunzione di innocenza del soggetto. Peccato che, come ha precisato anche la Commissione europea, pur considerando la presunzione di innocenza, non debba esserci alcuna limitazione al diritto di cronaca. Per questo stesso motivo, la scusa del ‘ce lo chiede l’Europa’ non regge assolutamente”. A spiegarlo è stata la senatrice M5S Dolores Bevilacqua, vicepresidente della Commissione Politiche UE del Senato, durante la fase introduttiva del convegno che si è svolto pochi giorni fa a Roma, dal titolo “Legge bavaglio e libertà d’informazione”. Durante il convegno, organizzato dal Movimento 5 Stelle a Montecitorio, diversi relatori si sono alternati per approfondire i vari aspetti della legge presentata dal deputato di Forza Italia Enrico Costa, che vieta, appunto, la pubblicazione degli atti di custodia cautelare fino al termine delle indagini preliminari. “La repressione del dissenso, iniziata con il decreto ‘anti-rave’, è proseguita. Ne è prova il Ddl Sicurezza, che restringe ulteriormente il diritto di manifestare”, ha dichiarato la deputata M5S Ada Lopreiato, che oltre sottolineare l’importanza della libertà d’informazione, ha ricordando anche un episodio del 2023 che ha coinvolto il senatore Maurizio Gasparri. Durante quell’anno emerse, infatti, che dal 2021 Gasparri ricopriva il ruolo di presidente di Cyberealm, una società attiva nel settore della cybersecurity con legami con aziende israeliane. Tuttavia, non aveva dichiarato questo incarico al Senato, nonostante l’obbligo parlamentare di segnalare tutte le cariche ricoperte per evitare conflitti di interesse. 

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Dolores Bevilacqua

La vicenda è stata portata all’attenzione pubblica grazie a un’inchiesta del programma televisivo “Report”, condotto dal giornalista Sigfrido Ranucci. L’indagine ha evidenziato i potenziali conflitti di interesse derivanti dal ruolo di Gasparri in Cyberealm, soprattutto per la sua partecipazione a commissioni parlamentari di rilievo. “Se non fosse stato per alcuni bravi giornalisti – ha precisato Lopreiato – questa verità non sarebbe mai emersa”. Capite, dunque, “quanto sia fondamentale difendere la libertà di stampa”.


Scarpinato: “Chi governa teme che i cittadini sappiano troppo”

La risposta della Commissione europea ufficializza che la norma che impone il divieto di pubblicare le ordinanze di custodia cautelare sia stata emanata per la necessità di poter attuare la direttiva europea del 2006: è un falso ideologico”. Queste, invece, le parole del senatore Roberto Scarpinato, che ha sottolineato come la giustificazione avanzata da una certa destra italiana – riferendosi alla Direttiva 2006/24/CE sulla conservazione dei dati, la quale impone di archiviare informazioni sul traffico telefonico e internet per contrastare terrorismo e criminalità organizzata – sia del tutto irrilevante rispetto al divieto di pubblicazione degli atti di custodia cautelare prima della conclusione delle indagini. “In sostanza – ha proseguito Scarpinato – la Commissione europea ha chiarito che rientrava nei poteri del legislatore italiano emanare questa norma, ma non a nome dell’Europa. Non in nome dell’Unione Europea”. Ora, senza il pretesto dell’attuazione di una norma comunitaria, cosa rimane? “Nulla. – ha osservato Scarpinato – Restano solo motivazioni talmente inconsistenti da dimostrare come questa norma non risponda a interessi collettivi, ma rappresenti piuttosto un atto di dominio politico, frutto di un abuso del potere legislativo per tutelare interessi di casta”. Il senatore Scarpinato ha ribadito che il popolo viene trattato come una sorta di “minus habens”, con “ridotte capacità cognitive, capace di scambiare lucciole per lanterne”. Questo perché, secondo la casta, il cittadino medio, privo di competenze giuridiche, venendo a conoscenza dei contenuti delle ordinanze di custodia cautelare – che includono trascrizioni di intercettazioni telefoniche – potrebbe erroneamente interpretarli come un’anticipazione di un giudizio di colpevolezza. “A parte il disprezzo per l’intelligenza media dei cittadini che non appartengono alle caste superiori – ha proseguito – i sostenitori di questo ragionamento fanno finta di ignorare che, per evitare questo ‘equivoco’, nel 2021 è stata introdotta una nuova norma: ‘la garanzia della presunzione di innocenza’”.

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Il primo comma della presunzione di innocenza “stabilisce che le ordinanze di custodia cautelare devono essere formulate in modo da evitare qualsiasi equivoco che possa farle apparire come un’anticipazione del giudizio di colpevolezza. Tuttavia, questo non è sufficiente. Il secondo comma fornisce indicazioni specifiche ai giudici su come redigere tali ordinanze: il contenuto deve essere limitato esclusivamente agli elementi indispensabili”. E aggiunge: “Ma non basta. Il terzo comma – ha precisato Scarpinato – introduce un ulteriore meccanismo di controllo: se un’ordinanza di custodia cautelare contiene motivazioni che eccedono il necessario, è possibile chiederne la correzione. Non credo che ci siano altri Paesi europei con una normativa così completa per la tutela della presunzione d’innocenza”.
Tuttavia, a mettere in pericolo la presunzione di innocenza potrebbe essere proprio il divieto di pubblicare i testi delle misure cautelari. Questo perché, a differenza di magistrati e pubblici poteri, ai quali la direttiva europea impone di non parlare pubblicamente degli arresti per evitare di influenzare l’opinione pubblica con conclusioni errate, “questa direttiva non è assolutamente vincolante per i giornali, che possono quindi fornire una versione colpevolista dell’ordinanza di custodia cautelare.” – prosegue – “Il rischio che si corre con questa norma – ha aggiunto il senatore 5 Stelle – è quello di imporre un filtro tra magistratura e cittadino, con la stampa e i media controllati da gran parte di grandi gruppi politici e potentati economici. Questa norma, costruita a tavolino per l’esigenza dei colletti bianchi, vuole impedire che i cittadini vengano a conoscenza degli ‘arcani imperi’, che dimostrano il reale funzionamento della macchina del potere, nascosto dietro le apparenze: gli inganni, le frodi, le imposture fatte dai potenti ai loro danni”. Da qui l’obbligo di “sostituire i virgolettati con i riassunti” delle ordinanze, mentre si susseguono una serie di ulteriori bavagli, “che potrebbero riportare l’Italia ai tempi antichi, quando nessuno si sarebbe mai sognato di fare processi contro i potenti”.

Foto © Imagoeconomica

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