In Italia 26mila agriturismi “Volano per il turismo lento, ma norme da semplificare”

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Giovanna Montesissa referente di Agriturist Piacenza e Gianpietro Bisagni presidente di Agrturist Emilia-Romagna hanno partecipato nei giorni scorsi, a Fiesole, al forum nazionale di Agriturist: l’associazione che raggruppa gli agriturismi di Confagricoltura. Agriturist è la prima associazione agrituristica in Italia, costituita dalla Confagricoltura nel 1965, per promuovere e tutelare l’agriturismo, i prodotti dell’enogastronomia locale, l’ambiente, il paesaggio, la cultura rurale.  “Nel nostro Paese possiamo contare su una rete di 26 mila strutture agrituristiche, sono una risorsa strategica per la valorizzazione delle aree interne e del turismo lento” ha commentato Gianpietro Bisagni che In occasione del Forum è stato protagonista insieme alla direttrice generale di Confagricoltura Annamaria Barrile di un incontro che ha approfondito il tema della digitalizzazione in agricoltura. “Un fattore dirompente che sta rivoluzionando il modo di gestire le imprese e la produzione in campo” – ha precisato Barrile. “L’appuntamento – ha sottolineato Bisagni – è stata l’occasione per siglare un accordo quadro con Zucchetti per meglio gestire proprio alcuni aspetti informatici legati alla recettività delle strutture”.

“Sa da un lato servono strutture e infrastrutture, con relativi servizi, dall’altro, sentiamo la necessità di investire in nuove figure professionali – ha sottolineato Giovanna Montesissa – come i manager turistici e i manager sportivi. Sul territorio piacentino abbiamo avviato in tal senso una serie di collaborazioni per poter offrire pacchetti con esperienze differenziate ai nostri ospiti: percorsi in e- bike a tappe che portano alla scoperta delle nostre bellissime valli degustando i prodotti del territorio: proponiamo un interessante iniziativa di riconnessione con la natura che riguarda il potere curativo degli alberi e del bosco,  gite in barca, percorsi benessere e tanto buon cibo locale realizzato con i prodotti delle nostre aziende”. “Gli agriturismi italiani offrono qualità, autenticità e sostenibilità, tre valori che fanno dell’Italia un’eccellenza unica al mondo, un valore per il Paese e una garanzia per lo sviluppo economico e sociale di borghi e territori rurali” – ha detto Augusto Congionti, presidente nazionale di Agriturist.

Conto e carta

difficile da pignorare

 

“L’agriturismo rappresenta un esempio virtuoso di integrazione tra produzione agricola e turismo esperienziale – ha sottolineato Montesissa -. Le nostre strutture non si limitano all’accoglienza o alla ristorazione, ma offrono attività che valorizzano il territorio molti sono fattorie didattiche, fattorie sociali ed effettuano la vendita diretta dei prodotti tipici. Tutto ciò rende l’agriturismo unico nel panorama mondiale”. “Numerosi agriturismi utilizzano energie rinnovabili, come il fotovoltaico o le biomasse e promuovono il recupero dei materiali nell’ambito della ristorazione. Proponiamo ricette che insieme valorizzano le materie prime e sono anti- spreco, proprio come la cucina della tradizione che sa rendere unici anche i piatti poveri, per noi piacentini un esempio su tutti i pisarei e fasò, ma anche in cucina l’innovazione non si ferma e si combina con la tradizione per portare in tavola nuove esperienze di gusto – ha dettagliato Bisagni – ma per crescere abbiamo bisogno di un maggiore sostegno da parte delle istituzioni, soprattutto per semplificare le normative e ridurre gli ostacoli burocratici”.

“I turisti non si accontentano più di un soggiorno in un luogo suggestivo. Vogliono essere protagonisti, scoprire i processi produttivi e immergersi nella vita rurale – ha concluso Montesissa – per differenziare e accontentare target diversi è necessario poterci dotare di spazi, attrezzature manodopera. Al contempo vogliamo rimanere soprattutto imprese agricole e rimanere fedeli alla nostra natura, altrimenti perderemmo la nostra unicità, ne consegue che per poter riuscire in tutto questo la semplificazione è fondamentale. Sarebbe opportuno poter uniformare i criteri di recettività, ad esempio, in alcune regioni hanno possibilità più ampie, in Emilia-Romagna siamo molto limitati, credo che una revisione in tal senso sarebbe opportuna”.





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