Rete dei cammini, cosa è emersa da Assisi

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Sabato 29 ottobre si è svolto ad Assisi un workshop nazionale, indetto dalla Rete dei Cammini, un network di associazioni di pellegrini, composto attualmente da 19 consociate di tutta Italia, che sta portando avanti da tempo un focus di approfondimento sulla Via Francigena, con monitoraggi eseguiti sul tracciato. La Rete Dei Cammini sta avviando lo studio di un Progetto per la «qualità dei Cammini» da presentare alla Commissione Europea. L’evento centrale del convegno sui Cammini storici d’Italia ha riguardato gli strumenti per tutelare e per monitorare lo stato ed i problemi della Via Francigena in Italia ma anche in Francia.

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Fra gli interventi, particolarmente importante è stato quello di Vittorio Calaprice, della rappresentanza italiana della Commissione Europea, relativamente alla gestione dei bandi europei dedicati agli itinerari culturali. Il sindaco di Monteriggioni, Bruno Valentini, ha svolto un’ampia relazione raccontando le attività in corso in provincia di Siena ed in Toscana volte a tutelare e promuovere la Via Francigena. «Non si può non partire – ha detto Valentini – dall’inaugurazione da parte del presidente Enrico Rossi del primo tratto in sicurezza della Francigena in Toscana, la tappa San Gimignano-Monteriggioni, nella prospettiva della messa in sicurezza di tutto il tratto toscano entro la primavera 2014. È stato un traguardo a cui ha contribuito l’impegno della Regione, della Provincia di Siena e dei Comuni interessati, che per la manutenzione si affideranno ai volontari del Cai, attraverso una specifica convenzione.

Proprio adesso che si stanno concretizzando importanti investimenti per la promozione della Via Francigena, c’è ancor più bisogno dell’apporto delle associazioni per  mantenere l’autenticità del progetto, per non degradarlo a mero commercio, perché solo difendendone il valore culturale sarà un grande messaggio rivolto ai giovani di tutto il mondo ed avrà quelle potenzialità turistiche da cui un amministratore pubblico non può prescindere, soprattutto in un momento di crisi come questo. L’impegno per la Francigena è talmente importante che in qualche misura influenza l’intera filosofia di governo. Con una sintesi per immagini, il programma amministrativo di Monteriggioni si ispira a tre effe: fabbriche, Francigena e fraternità. E cioè: sviluppo produttivo, salvaguardia e valorizzazione di ambiente e cultura, redistribuzione equa del benessere che deriva dallo sviluppo.

Va in questo senso la scelta di aver inserito un vincolo urbanistico di inedificabilità su un’ampia fascia circostante al tracciato ufficiale della Via Francigena nel territorio di Monteriggioni, con una decisione per ora unica in Italia». Durante il workshop, sono state assegnate pagelle ai vari tratti della Francigena, evidenziando problemi che per lo più sono: sovrapposizione di segnali, istituzioni spesso assenti o autoreferenziali, manutenzione non programmata, abusivismo edilizio, viabilità ciclopedonale limitata e non in sicurezza, pochi infopoint sul percorso e poche mappe aggiornate, scarsa ricettività low cost, ecc. Le parrocchie sono in genere promosse, un po’ meno la Chiesa di Roma, in particolare per le incertezze sulla consegna del Testimonium finale e cioè la credenziale di fine percorso. Sul banco degli imputati ci sono molti Enti Locali che chiedono soldi senza garantire coerenza e continuità nell’azione di manutenzione e promozione. È stata avanzata l’ipotesi di definire un protocollo che stabilisca regole per gli ostelli per pellegrini (oggi assente), per il monitoraggio del percorso, per la gestione delle credenziali, per il coordinamento urbanistico dei vincoli paesaggistici.

Il professor Virginio Bettini (ecologista del paesaggio, urbanista dell’università veneziana della IUAV) ha presentato un reportage sullo stato del paesaggio della Francigena, sia in Italia che in Francia, condotto sul campo insieme ad un centinaio di studenti ed ha sfidato i presenti ad andare oltre i problemi di ristorazione ed alloggio, confrontandosi con i cambiamenti del paesaggio. «Il piano regolatore di un Comune attraversato dalla Francigena non può essere fatto come un altro qualsiasi – ha detto Bettini – ed occorre una direttiva europea di salvaguardia». La tesi è che essere attraversati da un itinerario riconosciuto dal Consiglio Europeo, di duemila chilometri, che collega quattro Stati, comporta sì opportunità economiche ma anche responsabilità (un po’ come per i Siti Unesco): si deve essere esempi di buone pratiche urbanistiche e di sviluppo sostenibile perché ci guarda il mondo.



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