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La disponibilità della Regione a mantenere attivo e vivo il sito di Brugherio è stata dimostrata, ma i sindacati non sono tranquilli: temono per il futuro a lungo termine dei 110 lavoratori della ex Candy. Questa mattina, martedì 11 febbraio, in Regione c’è stata un’audizione con i rappresentanti sindacali, Haier Europe, il Comune di Brugherio e la Provincia di Monza e Brianza. Al centro della discussione il futuro dell’azienda che il 30 giugno terminerà la produzione di lavatrici per una conversione della fabbrica – dove un tempo lavoravano migliaia di operai – in polo logistico e di produzione di componenti per il ricondizionamento e la rilavorazione degli elettrodomestici.
Perché i sindacati sono preoccupati
“Siamo soddisfatti dell’incontro, ma non siamo comunque tranquilli e continueremo a monitorare – precisa a MonzaToday Raimondo Riggio, storico operaio e delegato della Fiom-Cgil che fin da subito ha sollevato le perplessità e le paure dei lavoratori -. La Regione si è resa disponibile, anche con percorsi di riqualificazione industriale, formazione e innovazione”. Ma quello che maggiormente preoccupa la Fiom-Cgil, e più in generale i 110 lavoratori, è quanto tempo il lavoro durerà. “Noi continueremo a monitorare e a vigilare, perché il nostro obiettivo è salvaguardare il posto di lavoro e soprattutto la fabbrica – incalza Riggio -. Sappiamo che a giugno si fermeranno le linee per la produzione delle lavatrici, ma dovrà continuare la fase produttiva, quella dei kit dei pezzi di ricambio degli elettrodomestici e del ricondizionamento”. In sintesi, la Fiom-Cgil chiede il mantenimento dei 110 posti di lavoro e del polo produttivo.
Che cosa succederà dopo il 30 giugno
Anche questa mattina l’azienda non ha fornito ulteriori dettagli, ribadendo quei progetti che già aveva presentato nelle scorse settimane e che avevano fatto salire la Cgil sulle barricate. “Futuro ancora in parte non chiaro. Rimangono infatti seri dubbi su quanto inciderà la produzione rispetto all’attività logistica, sugli aspetti urbanistici e viabilistici legati al futuro polo logistico, ma anche sulle modalità di reinserimento e ricollocamento dei 110 lavoratori e sulle misure di buonuscita per i 50 lavoratori in esubero. Amarezza anche per il nome dello storico marchio Candy che, a quanto sembra, avrà un’impronta sempre meno brianzola e lombarda”.
Raimondo, 34 anni in fabbrica (seguendo il papà operaio) e oggi lo spettro del licenziamento
“C’è di mezzo il futuro di centinaia di famiglie”
“L’impegno che chiediamo all’azienda è quello di prendere al più presto contatto con Regione Lombardia e con l’assessorato allo Sviluppo Economico per sfruttare le opportunità messe in campo in tema di riqualificazione industriale, formazione e innovazione – ha commentato alla fine dell’audizione il capogruppo regionale della Lega, Alessandro Corbetta -. La Regione è pronta a fare la propria parte come sempre ha fatto in queste situazioni di riconversione produttiva. Serve però chiarezza: in gioco ci sono il futuro di centinaia di famiglie, lo sviluppo del territorio e il nome di un marchio che ha fatto la storia dell’imprenditoria brianzola”.
“Vanno definiti tutti i punti dell’operazione”
Anche il consigliere regionale Gigi Ponti (Pd) ha ribadito l’importanza di mantenere comunque il polo produttivo di Brugherio. Un polo dove, come ricordato più volte dalla Fiom-Cgil, ci sono lavoratori che hanno acquisito un know-how molto alto e specializzato che altrimenti rischia di andare perduto. “Ritengo che finora sia stato fatto un buon lavoro da parte dei sindacati e delle istituzioni – aggiunge il consigliere dem – ma ora bisogna definire nel dettaglio tutti i punti dell’operazione, affinché venga garantito un futuro produttivo e non solo legato alla logistica”.
“Le bollette non si pagano con stiamo valutando”
Punti che però, ad oggi, non sono stati ancora chiariti. “O si interviene subito, al fianco dell’azienda e del Comune di Brugherio, dando pieno supporto alle pratiche di riconversione urbanistica, o diventerà un limbo occupazionale – aggiunge la consigliera regionale Martina Sassoli -. La richiesta è chiara: almeno un altro anno di ammortizzatori sociali per completare la trasformazione del sito e un vero piano di formazione per i lavoratori, perché lo ‘stiamo valutando’ non paga le bollette.”
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