«Rottamazione delle cartelle, c’è sintonia con Giorgetti»

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Il viceministro dell’Economia, Maurizio Leo (Fratelli d’Italia) – IMAGOECONOMICA

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Maurizio Leo, viceministro dell’Economia ed esperto dei temi fiscali, conferma che “qualcosa” si può fare, pur mantenendo l’attenzione ai conti pubblici, nel campo della rottamazione delle cartelle che tanto agita la maggioranza di centrodestra. E soprattutto, a margine del convegno di Mcl al Cnel sulle politiche familiari (vedi sotto), l’esponente di FdI insiste che il governo è determinato ad «andare avanti» su nuove misure per alleggerire il carico fiscale alle famiglie.

Viceministro, il governo ha sempre considerato la lotta alla denatalità una priorità, anche attraverso misure fiscali. Parallelamente, cresce la spinta per una riduzione del carico fiscale sul ceto medio, fino a 50/60mila euro di reddito. Quale delle due esigenze viene prima?

Non credo che siano due esigenze da mettere in contrasto, anzi: il sostegno alla natalità e il taglio delle tasse per il ceto medio devono procedere insieme. Se vogliamo invertire il calo demografico, dobbiamo dare alle famiglie i giusti strumenti economici per crescere i figli. E per fare questo possiamo usare anche la leva fiscale. Allo stesso tempo, una riduzione delle tasse sui redditi medi è fondamentale per rilanciare i consumi e la competitività del Paese. Il nostro obiettivo è un fisco più equo e sostenibile, capace di favorire sia la crescita economica che quella demografica.

Ci sarà un primo segnale sulle tasse già entro Pasqua o bisognerà aspettare l’estate?

Stiamo lavorando al massimo per dare risposte concrete nel più breve tempo possibile. Il cronoprogramma di questi interventi dipenderà dalle risorse disponibili e dal quadro macroeconomico, ma l’impegno del governo è chiaro: vogliamo che i cittadini percepiscano in tempi ragionevoli i benefici della nostra azione, sia in termini di riduzione della pressione fiscale sia di semplificazione del sistema.

In campagna elettorale, la premier Giorgia Meloni aveva indicato il quoziente familiare come un «obiettivo di legislatura». A metà mandato, resta ancora un traguardo raggiungibile?

Il quoziente familiare è importante per il governo. Stiamo studiando il modo più efficace per realizzarlo, considerando anche le esperienze di altri Paesi europei. Ovviamente ci vorrà ancora tempo, ma abbiamo avviato un percorso nella scorsa legge di Bilancio. Infatti, per i contribuenti con reddito superiore a 75mila euro, le detrazioni fiscali sono modulate in relazione al numero dei figli a carico e alle spese sostenute nell’anno: maggiore è il numero di figli, più alta sarà la detrazione.

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Oltre alla conferma dell’assegno unico, il governo ha in cantiere altre misure per incentivare la natalità?

Sì, stiamo studiando ulteriori misure, come incentivi fiscali per le famiglie numerose e un potenziamento delle politiche di conciliazione tra vita privata e lavoro, in particolare per le madri. Vogliamo fare in modo che nella nostra Nazione mettere al mondo un figlio non sia percepito come un ostacolo economico o lavorativo ma come un’opportunità.

Sul fronte della riscossione, si discute di una nuova rottamazione. La Lega la sostiene con forza, ma lei ha sempre detto di voler attendere l’esito della commissione sui crediti incagliati. Si può fare o no?

La priorità è costruire un sistema fiscale più efficiente e giusto. Detto questo, in assoluta sintonia con il ministro Giorgetti, capiamo le difficoltà di imprese e cittadini e vogliamo valutare soluzioni equilibrate per chi si trova in difficoltà.

Quali sono gli ostacoli principali a una nuova rottamazione? Non può essere una fonte di entrate per finanziare altre riforme, alla luce degli 11 miliardi incassati dalla “quater”?

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Bisogna distinguere tra il recupero di crediti realmente esigibili e quelli che, nei fatti, sono ormai inesigibili. Oggi abbiamo un magazzino di oltre 1.250 miliardi di crediti non riscossi. L’obiettivo non è solo incassare subito, ma anche evitare il ripetersi di situazioni simili in futuro. A tal proposito, abbiamo istituito una commissione tecnica, guidata da Roberto Benedetti, presidente di sezione della Corte dei Conti, incaricata appunto di analizzare il magazzino della riscossione.

Dal 2025 la riscossione cambia, intanto. Cosa si sta facendo per migliorarla?

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Vogliamo rendere più semplice il pagamento delle imposte e migliorare l’efficacia del sistema di riscossione. Digitalizzazione, procedure più snelle e strumenti per facilitare la compliance fiscale (l’adesione volontaria e collaborativa del contribuente, ndr) saranno centrali. Sarà un altro passo verso un Fisco più equo e giusto.

Avete registrato nel 2024 un record negli incassi dalla lotta all’evasione fiscale, con 32,7 miliardi di euro recuperati. A cosa si deve questo risultato?

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A un mix di fattori: indirizzi di governo e l’importante lavoro svolto dall’Agenzia delle Entrate. Stiamo investendo in strumenti tecnologici avanzati e nell’incrocio delle banche dati. Questo permette controlli più mirati e meno invasivi per i contribuenti onesti. Inoltre, il miglioramento dei meccanismi di compliance ha incentivato una maggiore adesione spontanea a sanare vecchie pendenze con il Fisco. Gli italiani percepiscono che lo Stato sta tendendo la mano e lanciando un messaggio di riconciliazione.

Dopo l’Ires premiale, ci sono altri interventi in vista anche per le imprese?

Nel quattordicesimo decreto legislativo della riforma fiscale anche il reddito d’impresa viene rivisto. Si riduce il doppio binario civile-fiscale semplificando la vita alle imprese e si uniforma il sistema di riporto delle perdite infragruppo agli standard europei. In questo modo si aumenta la competitività del nostro sistema Paese, aumentando l’attrattività per chi decide di investire in Italia. E ancora, sono state disciplinate operazioni straordinarie che prima non erano contemplate dal nostro ordinamento, come la scissione per scorporo e riviste le operazioni di conferimento e liquidazione. L’obiettivo rimane quello di rendere il nostro sistema fiscale più competitivo a livello internazionale.

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