Cina, fare cassa con retate fuori porta

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Spinte dalla disperata fame di risorse e per trovare confortevoli capri espiatori scimmiottando il potere centrale, le autorità locali cinesi moltiplicano veri e propri sequestri di imprenditori e manager di altre province. 


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La crisi fiscale che avvolge la Cina ha epicentro negli enti locali, che hanno visto inaridire le entrate da cessione di terreni agli sviluppatori immobiliari. Motivo per cui il governo centrale di Pechino sta attuando misure di sostegno, tra cui concessioni di prestiti che modificano, senza cancellarlo, i termini del debito locale.

Poche settimane fa abbiamo appreso di forti tensioni locali, con manifestazioni di dipendenti pubblici e pensionati che attendono di essere pagati, mentre alle aziende viene chiesto di effettuare singolari “auto-accertamenti” fiscali per regolarizzare l’asserito mancato versamento di imposte pregresse.

Ma ora, da uno studio del Financial Times, scopriamo che è in corso un salto di qualità nelle prassi di reperimento di risorse da parte delle autorità locali cinesi.

Retate di imprenditori e manager

Il governo centrale cinese sta cercando di contenere un’ondata di detenzioni di dirigenti aziendali da parte delle autorità locali, che creano ansia tra gli imprenditori e rischiano di minare gli sforzi per stimolare la crescita economica. Il Financial Times ha esaminato le comunicazioni delle aziende quotate, che sono tenute a comunicare le detenzioni di azionisti di controllo, presidenti, amministratori delegati e altri dirigenti di alto livello, scoprendo che nel 2024 sono state sottoposte a provvedimenti restrittivi figure senior di oltre 80 aziende quotate a Shanghai e Shenzhen.

Oltre ad avere scarso fondamento legale (non esattamente una circostanza inedita, in Cina), quello che colpisce è che molti degli arresti sono avvenuti per così dire “fuori sede”, cioè in province lontane dalle operazioni commerciali del bersaglio.

Un documento ufficiale trapelato dalla provincia meridionale del Guangdong affermava che migliaia di aziende in una singola città erano state oggetto di azioni da parte delle autorità di altre aree sin dal 2023. Questo mese, il premier Li Qiang ha chiesto un controllo più rigoroso sull’applicazione delle leggi riguardanti le aziende, ma soprattutto ha affermato che il governo avrebbe esaminato le regioni con una crescita anomala dei redditi da multe e confische o elevati livelli di applicazione al di fuori della loro giurisdizione. “I casi di abuso di discrezionalità amministrativa e di applicazione ingiusta persistono in determinate aree e settori”, ha dichiarato Li, secondo l’agenzia di stampa ufficiale Xinhua.

Difficile sfuggire alla tentazione di unire i puntini e giungere alla conclusione che l’elevato numero di detenzioni potrebbe essere collegato al deterioramento delle finanze dei governi locali, che hanno subito una caduta verticale delle entrate da vendite di terreni a causa della crisi immobiliare. Vi sono racconti di investitori che affermano di essere stati costretti a pagare un’autorità locale per ottenere il rilascio dalla detenzione. Circa metà delle 82 detenzioni legate a società quotate nel 2024 esaminate dal FT coinvolgevano autorità di un’altra regione o di una località non specificata.

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Un rapporto interno preparato per i leader provinciali del Guangdong ad aprile, trapelato online, indicava che dal 2023 quasi 10.000 imprese nella città di Guangzhou avevano subito misure restrittive decise da altre aree, con la stragrande maggioranza dei casi che coinvolgeva imprese private.

Venite da noi, vi proteggeremo

E, poiché siamo in Cina, ed evidentemente le autorità locali si ispirano al modus operandi centrale, le aziende e le famiglie dei dirigenti detenuti hanno dichiarato di aver ricevuto poche informazioni sui loro casi. Uno degli effetti di questa situazione è che alcune province, per favorire gli insediamenti produttivi, hanno iniziato a pubblicizzare iniziative per “proteggere” le aziende private. Leggiamo dall’articolo:

I procuratori nel Zhejiang orientale il mese scorso hanno rivelato che la polizia locale aveva aiutato a sventare il rapimento di un imprenditore con il cognome Shen da parte di agenti di un’altra area. Dopo essere stato rapito da casa sua, Shen è fuggito dalla polizia mentre veniva portato fuori dalla provincia. La polizia del Zhejiang ha poi arrestato i due agenti di fuori città, che inizialmente avevano affermato di agire per ordine dei loro superiori e sono stati infine imprigionati.

In alcuni casi, i dirigenti detenuti sono finiti nelle mani delle autorità in aree in cui non sembrava avessero affari. Zhang Jian, 55 anni, ha trascorso più di due decenni a far crescere l’Aima Technology Group, diventando uno dei maggiori produttori di monopattini elettrici in Cina. La quota del 73% della sua famiglia nel gruppo vale circa 19,5 miliardi di Rmb (2,67 miliardi di dollari), portandoli al numero 247 nella “lista dei ricchi” della Cina compilata dal gruppo di ricerca Hurun.

Quindi, la situazione è la seguente: le province sono a corto di soldi a causa della crisi immobiliare; cercano disperatamente di recuperarli e si affidano a misure quali la richiesta di spesso fantomatiche tasse arretrate o, nei casi più estremi, l’arresto di imprenditori con accuse di “corruzione”, altro grande classico mutuato dal potere centrale. Poiché queste prassi rischiano di spaventare gli imprenditori locali e di conseguenza ammazzare la fonte di entrate, le autorità locali procedono ad arresti “fuori sede”, cioè di manager e imprenditori le cui aziende non solo si trovano altrove, ma spesso neppure svolgono attività nella giurisdizione che decide gli arresti.

A questo punto le stesse autorità locali, consapevoli del fatto che la concorrenza è fondamentale e bisogna incentivare le aziende a insediarsi dalle loro parti, pubblicizzano servizi di sicurezza tra cui la “protezione” di imprenditori e dirigenti dalla cupidigia di altre province e del loro sistema giudiziario-repressivo. Una forma di concorrenza federalista mafiosa, in pratica.

Il tutto, come detto, con le autorità locali che si ispirano, in piccolo, alla dottrina centrale della “lotta alla corruzione”. Ci sarebbe da ridere di gusto, se non stessimo parlando della seconda potenza planetaria.

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