Dottori Agronomi e Forestali, coefficiente di rivalutazione più alto, pensioni più basse

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per le imprese

 


di Roberto Accossu – da Teatro Naturale (6 dicembre 2024)

 

Come ampiamente previsto, è arrivata una buona notizia per tutti i liberi professionisti iscritti alle Casse di Previdenza e, pertanto, anche per i Dottori Agronomi e Dottori Forestali iscritti all’EPAP. 

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Dopo anni in cui i coefficienti di rivalutazione dei montanti individuali erano particolarmente bassi, si ha ora, finalmente, un valore elevato, che incide, sensibilmente, sui singoli montanti individuali.

Infatti, con la nota Protocollo Generale 2545394/24 05/11/2024 P 01, l’ISTAT ha comunicato al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali il tasso annuo di capitalizzazione per la rivalutazione dei montanti contributivi relativamente all’anno 2024.

La detta nota riporta: “Ai sensi dell’art. 1, comma 9, della Legge 8 agosto 1995, n. 335 e del Decreto legislativo 30 aprile 1997, n. 180 e con riferimento alla comunicazione di cui alla nota prot. SP/561.12 del 23 maggio 2012, si comunica il valore del tasso annuo di capitalizzazione ai fini della rivalutazione dei montanti contributivi relativamente all’anno 2023. Il tasso medio annuo composto di variazione del prodotto interno lordo nominale, nei cinque anni precedenti il 2024, risulta pari a 0,036622 e, pertanto, il coefficiente di rivalutazione è pari a 1,036622”.

Bisogna risalire al 2005 per avere un coefficiente di rivalutazione dei montanti più elevato, (4,0506).

L’automatismo, che per anni ha determinato agli iscritti all’EPAP e alle Casse di Previdenza, dei rendimenti estremamente bassi o addirittura nulli (anno 2015 – 2021) produrrà, nei prossimi anni, dei coefficienti di rivalutazione sensibilmente più elevati, come facilmente intuibile dall’osservazioni dei coefficienti di rivalutazione dei montanti, di seguito riportati, applicati negli ultimi 5 anni:

  • anno 2020 1,9199 %
  • anno 2021 0,0000 %
  • anno 2022 0,9756 %
  • anno 2023 2,3082 %
  • anno 2024 3,6622 %

Paradossalmente, l’aumento del coefficiente di rivalutazione dei montanti (il nuovo coefficiente di rivalutazione dei montanti è aumentato di oltre il 50% rispetto a quello dello scorso anno), desta qualche preoccupazione negli iscritti se si rilegge quanto riportato a pagina 75 del Bilancio Consuntivo EPAP 2023: “Nel presente esercizio si evidenzia un onere complessivo per rivalutazione per 34.259.111 euro e rendimenti netti degli investimenti per 27.918.744 euro (come rilevabili dal “Prospetto della gestione previdenziale e finanziaria” riportato in Relazione). Preso atto di un fabbisogno di copertura delle rivalutazioni per residui 6.340.367 euro, con la presenza di un risultato d’esercizio positivo di 5.360.456 euro, quale atto conseguente l’approvazione del presente bilancio, si dovrà procedere alle conseguenti movimentazioni delle riserve.”

Infatti, considerato che lo scenario finanziario del 2024 è caratterizzato da:

  • una politica monetaria della BCE, improntata sulla riduzione dei tassi di interesse;
  • performance borsistiche inferiori allo scorso anno,

si può prevedere, se i risultati della gestione finanziaria saranno analoghi a quelli dello scorso anno, un maggiore ricorso alle riserve dell’EPAP e, conseguentemente, un maggiore ricorso al Patrimonio Netto.

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Pertanto, solo con risultati della gestione finanziaria necessariamente migliori di quelli dello scorso anno, si potranno mantenere in equilibrio i conti dell’Ente, non potendosi, nel lungo periodo, attingere ogni anno al Patrimonio Netto.

A fronte di una notizia positiva vi è, per contro, che i coefficienti di trasformazione dei montanti riprendono a scendere.

Infatti, con il Decreto n. 436/2024, il Ministero del Lavoro ha pubblicato i nuovi coefficienti di trasformazione dei montanti contributivi per chi andrà in pensione nel biennio compreso tra il 1°gennaio 2025 e il 31 dicembre 2026.

Si tratta del settimo aggiornamento dall’introduzione della riforma Dini (1995).

I coefficienti di trasformazione dei montanti – previsti inizialmente ogni tre anni e che, dal 2019, hanno una cadenza biennale – consentono, applicati al montante individuale, di calcolare l’assegno pensionistico annuo.

Infatti, il montante individuale viene trasformato nella pensione annua attraverso i coefficienti di trasformazione, aggiornati ogni biennio, a seconda dell’aspettativa di vita calcolata dall’Istat.

I nuovi coefficienti di trasformazione, in vigore dal 1° gennaio 2025, sono più bassi di quelli precedenti: la percentuale di riduzione è compresa tra l’1,5% ed il 2,18%, a parità di età anagrafica, rispetto a quelli in vigore nel biennio 2023 – 2024.

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I nuovi coefficienti di trasformazione recepiscono la variazione positiva della speranza di vita registrata dall’ISTAT nell’ultimo biennio e, questo, determina una diminuzione delle future pensioni.





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