Jannik Sinner squalificato per tre mesi, l’affetto di Sesto: «Abbiamo sempre creduto in lui, lo aspettiamo a braccia aperte»

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di
Vittorio Savio e Silvia M. C. Senette<br>

Le reazioni in Alto Adige. Kompatscher: «È stato chiarito ufficialmente che non è colpevole». Il comitato provinciale del Coni: «Per Jannik finisce un incubo»

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È stata accolta con filosofia la squalifica a tre mesi di Jannik Sinner, per il caso della contaminazione da clostebol, dai vertici della politica e dello sport altoatesini. Il presidente della giunta provinciale Arno Kompatscher, grande tifoso del tennista di Sesto Pusteria, non ha mai avuto dubbi sull’innocenza di Sinner: «È importante che sia uscito chiaro un messaggio: Jannik non è colpevole, perché altrimenti non sarebbe stata possibile questa decisione. Lui non ha una responsabilità diretta e adesso lo sanno tutti e lo riconosce anche la Wada, ma è stato un errore di un suo collaboratore. Ora è stata concordata questa squalifica, più simbolica che altro. Credo che così si chiuda questa vicenda e siamo fiduciosi per il futuro». 

La Fit: ora è tempo di guardare avanti

Sullo stato d’animo a cui potrà andare incontro Sinner il presidente Kompatscher è ottimista: «Non è mai bello un fatto del genere. Però credo che lui sfrutterà questo periodo per prepararsi bene soprattutto per gli Internazionali di Roma e per il Roland Garros». Alex Tabarelli, presidente del comitato provinciale Alto Adige del Coni, commenta: «Per Sinner finisce un incubo. Credo che si sia cercato un compromesso che potesse accontentare tutti. Credo che questo stop non creerà problemi al nostro tennista». Il presidente della Fit altoatesina Richard Weissensteiner si sofferma, invece, sul peso che il nr. 1 del mondo ha dovuto sopportare in tutto questo periodo: «Penso a tutti gli attacchi a cui Jannik è stato sottoposto in questi mesi — spiega — e nonostante tutto è stato in grado di andare avanti dimostrando sul campo tutto il suo valore. Ora però è tempo di guardare avanti». Anche in Val Pusteria, ieri, la notizia della squalifica era sulla bocca di tutti. «Finalmente c’è chiarezza, non si poteva proseguire con questa vicenda — commenta Thomas Summerer, sindaco di Sesto Pusteria —. Ogni minuto senza vedere il nostro campione sui campi è un peccato, ma almeno sappiamo che bisogna pazientare tre mesi. Conosciamo Jannik, è mentalmente molto forte e userà questo tempo per superare psicologicamente la squalifica e prepararsi al meglio».




















































Il sindaco di Sesto: ora si chiude questo capitolo

Il primo cittadino ammette la sorpresa per la durata della sospensione: «Mi aspettavo si concludesse senza sanzioni, ultimamente si parlava di uno o due anni. Nessuno si aspettava tre mesi, Jannik era già stato giudicato senza conseguenze. Quando ho letto la notizia, pensavo alle solite fake news. Poi ho capito che era vero: una parte di me aveva il cuore spezzato, l’altra era sollevata. Almeno si chiude questo capitolo. Nei suoi primi commenti ha confermato di essere una persona responsabile — prosegue Summerer —. Non ci stupisce che si sia fatto carico di responsabilità non sue: anche quando vince, il primo pensiero è sempre per il suo team». Judith Villgrater, assessora alla Cultura di Sesto Pusteria, conosce Sinner dall’infanzia. «È bello vedere il coraggio dimostrato fin da quando era piccolo: lasciare casa a 14 anni non è da tutti». Questa storia, spiega, «è nata da un errore. Noi, qui in paese, gli siamo sempre stati accanto e non abbiamo mai creduto potesse essere colpevole. Lui ha detto “accetto di essere responsabile per il mio team” con un’integrità che è assolutamente tipica di Jannik — sottolinea l’assessora —. Non è una novità: so com’è con la famiglia, con gli amici, ma anche con il suo team. Vuole sempre fare il meglio per tutti».

L’affetto dei Puschtra Boys

Marco Dapoz, titolare del bar «da Marco» di San Candido, punto di riferimento della tifoseria Sinner, dice la sua: «Sapevamo che qualcosa sarebbe saltato fuori e Jannik ha dimostrato di nuovo la sua grandezza dicendo: troviamo un accordo e finiamola lì, così poi vi faccio vedere io chi sono. Ha fatto bene, altrimenti l’avrebbero tirata per le lunghe. È un “Puschtra Bui”, un ragazzo della Pusteria, come diciamo noi in dialetto: uno con la testa sulle spalle che sa sempre cosa vuole — aggiunge Dapoz —. In questi tre mesi deciderà lui se tornare a riposarsi o rimanere a Montecarlo ad allenarsi. Noi lo aspettiamo sempre a braccia aperte. Volevamo già prenotare i biglietti per Montecarlo, ora dobbiamo cercarli per Roma. Saremo sempre al suo fianco: i Puschtra Boys, dei pensionati con il cuore che batte per lui. Viva Jannik!».

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