Analisi del «Corriere» sui flussi negli ultimi dodici mesi contabili: tra i due Paesi hanno viaggiato 8,7 milioni di persone, ma oltre 6 milioni hanno fatto sosta altrove. Tutti i numeri di un business miliardario
Tre passeggeri su quattro della direttrice Italia-Stati Uniti hanno dovuto fare scalo altrove nell’ultimo anno. Non è soltanto il dato più alto di «dispersione» — tra i mercati più grandi dell’Europa —, è un rapporto che spiega bene come il principale approdo intercontinentale del nostro Paese continui ad avere un’insufficiente offerta di voli di linea. È quanto emerge dall’analisi che il Corriere ha effettuato sulla base delle cifre fornite dalle piattaforme specializzate.
Le opzioni per Ita Airways
È anche un tema che la nuova Ita Airways — a trazione Lufthansa — dovrà provare a sfruttare di più e meglio, pur in presenza di una joint venture transatlantica (tra Lufthansa, United Airlines e Air Canada) alla quale il vettore tricolore aderirà non prima del 2027. Quest’anno Ita ha messo in vendita 1,3 milioni di posti tra Italia (Roma Fiumicino) e Stati Uniti (New York-JFK, Washington, Los Angeles, Miami, Chicago, San Francisco, Boston), secondo la società Cirium.
Come si gestiscono i flussi
In alcuni casi, va precisato, lo scalo è «obbligatorio», soprattutto se l’origine-destinazione non ha volumi tali da giusticare un volo diretto. Si pensi, per esempio, a chi deve andare da Roma a Boise, Idaho, che in dodici mesi ha visto 5.709 persone volare da una parte e dall’altra. Ad aprile — con l’avvio della stagione «estiva» — potrà farlo volando con Delta Air Lines con scalo ad Atlanta, oppure con United Air Lines (via Chicago) oppure American Airlines (passando per Dallas). Viceversa chi vuole raggiungere Olbia da New York (6.502 persone in un anno, entrambe le direzioni) può farlo con United o Lufthansa facendo scalo a Monaco o Francoforte.
Il secondo Paese europeo
I dati forniti dalla piattaforma Airline Data Inc — nei dodici mesi che vanno da dicembre 2023 a novembre 2024, gli ultimi disponibili — mostrano che tra Italia e Usa hanno volato complessivamente 8,7 milioni di persone con un fatturato complessivo — tra clientela business e di classe Economy — di 5,8 miliardi di dollari. Siamo il secondo più importante mercato europeo — per volumi e ricavi — con il gigante oltre l’Atlantico dopo il Regno Unito.
Oltre 6 milioni via scalo
Ma quando si va a vedere nel dettaglio come hanno viaggiato queste persone, ecco la sorpresa: 2,4 milioni si sono imbarcate su un volo diretto (1,5 miliardi di ricavi per i vettori), poco più di una su quattro. Gli altri viaggiatori della direttrice — 6,3 milioni — hanno fatto uno o più scali, in Europa soprattutto, di fatto «diluendo» un tesoretto di 4,3 miliardi di dollari. Al netto dell’«indotto», costituito in particolare dalla permanenza negli aeroporti italiani e quindi dalla spesa ulteriore per il cibo, lo shopping (anche di lusso), i souvenir.
Il primato del Regno Unito
Peggio di noi, in termini di connettività diretta con gli Usa, fa soltanto la Grecia che non ha però un vettore di bandiera che fa collegamenti intercontinentali. In Germania il 36% ha preso i voli diretti, dato che sale al 45% in Olanda, mentre in Francia più della metà non ha fatto scalo, fino a salire al Regno Unito con il 66% di passeggeri. Andando poco fuori dai «confini» anche la Turchia ha un’ottima connettività diretta con gli Usa (59% dei volumi totali, grazie a Turkish Airlines), così come gli Emirati Arabi Uniti con il 55% (grazie a Emirates ed Etihad).
Sosta a Londra e Parigi
Dove si è fatto più scalo? Qui emerge la forza di Londra Heathrow che nei dodici mesi contabilizzati ha visto quasi 600 mila persone volare tra l’Italia e gli Usa cambiando aereo nell’hub britannico: hanno volato quasi tutti con l’accoppiata British Airways-American Airlines. Segue Parigi-Charles de Gaulle (545 mila) che mette sul campo l’accoppiata Air France-Delta Air Lines. Al terzo posto Roma Fiumicino (538 mila) che riesce a «pescare» — in particolare con Ita — i passeggeri da altre città italiane o da Paesi europei, del Maghreb o mediorientali. Tanti hanno fatto scalo a Francoforte e Monaco — gli hub di Lufthansa —, Zurigo (Swiss) e Amsterdam (Klm).
Delta e United ai vertici
La forza della connettività indiretta la si comprende anche dalla top ten delle compagnie. Se Delta (1,75 milioni di passeggeri) e United (1,42 milioni) hanno battuto tutte le altre — qui il dato è la somma dei voli diretti e con scalo —, tra le principali aviolinee delle tratte Italia-Usa compare anche Air Canada che è stata in grado di «pescare» 250 mila persone, portandole prima nei propri hub nel Nord America, poi smistandole alla destinazione finale.
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