Frosinone, La Tari è sempre più pesante

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Frosinone continua a fare incetta di record negativi, questa volta con il costo del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti. La tariffa stabilita dal Comune, infatti, pesa sempre di più sulle tasche dei cittadini frusinati. Nel confronto tra il 2023 e il 2024 si è registrato un aumento del 10,63%, passando da una media di 321 a 355,12 euro a famiglia. Un dato che conferma una tendenza già partita nel 2022 tanto che, nel rapporto tra 2022 e 2023, la tassa era passata da 317,96 a 321 euro. In quasi tre anni di amministrazione Mastrangeli, nonostante i comunicati celebrativi, che periodicamente il Comune diffonde, sui dati della differenziata e sul servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti, i numeri restituiscono una realtà ben lontana da essere idilliaca: in poco più di 24 mesi la tariffa è aumentata di 37,16 euro (+11,68%) in media a utenza a fronte di supposte prestazioni da record sulla differenziata, che avrebbero invece dovuto comportare una diminuzione delle tariffe. La spiegazione già data lo scorso anno dal Comune, alla ricerca di una pezza d’appoggio, è stata quella di un debito fuori bilancio nei confronti di Saf che avrebbe creato uno squilibrio, ma è una storia, sì vera, ovvero quella del debito fuori bilancio, ma che viene tirata fuori ogni anno per giustificare l’aumento costante dei costi.

In ogni caso, a certificare i numeri della performance poco lusinghiera dell’amministrazione Mastrangeli è uno studio elaborato dal Servizio Stato Sociale, Politiche Fiscali e Previdenziali, Immigrazione della Uil, diretto dal segretario confederale Santo Biondo. L’indagine ha preso in considerazione un nucleo familiare di 4 persone con un’abitazione di 80 mq e un reddito Isee di 25.000 euro. Nelle città in cui è in vigore la tariffa puntuale (Tarip/Taric), sono stati considerati i cosiddetti “svuotamenti minimi” e le tariffe sono comprensive dell’Iva al 10%. L’analisi si è basata sui dati delle delibere comunali sulle tariffe Tari (Dipartimento delle Finanze 2024) e sulle quote dei redditi netti familiari (Istat 2023). Nel 2024, Pisa detiene il primato della città più cara con 595 euro medi annui a nucleo, seguita da Brindisi (518 euro), Trapani (511 euro), Genova (508 euro), Pistoia (504 euro), Napoli (493 euro), Reggio Calabria (487 euro), Barletta (485 euro), Siracusa e Asti (481 euro).

Al contrario, La Spezia è la città più economica con 170 euro annui a nucleo, seguita da Belluno (186 euro), Novara (189 euro), Brescia (195 euro), Ascoli Piceno (200 euro), Trento (202 euro), Macerata (204 euro), Vercelli (205 euro), Udine (211 euro) e Pordenone (214 euro). Nelle città metropolitane, la Tari pesa per 508 euro annui a nucleo a Genova, 493 euro a Napoli, 487 euro a Reggio Calabria, 475 euro a Catania, 450 euro a Cagliari, 427 euro a Bari, 364 euro a Venezia, 357 euro a Torino, 345 euro a Palermo, 326 euro a Firenze e Roma, 306 euro a Milano, 303 euro a Messina e 228 euro a Bologna. Nel 2024, le famiglie meridionali (isole comprese) hanno speso in media 388 euro per la Tari, contro i 278 euro del Nord-Est. L’incidenza sul reddito familiare è dell’1,34% nel Mezzogiorno, più del doppio rispetto allo 0,64% registrato nel Nord-Est. Questo squilibrio non è giustificato né dalla qualità del servizio né da una maggiore produzione di rifiuti, ma è il risultato di un sistema inefficiente e privo delle infrastrutture necessarie per abbattere i costi di smaltimento.

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Peraltro, il sistema complessivo di gestione dei rifiuti vive purtroppo diverse criticità come, ad esempio, la carenza di un’adeguata rete di impianti di raccolta e trattamento, il persistente ricorso allo smaltimento in discarica e i poco soddisfacenti livelli di differenziazione dei rifiuti e recupero delle risorse. Tutte cose che si accentuano in alcune aree del Paese.
Sul 2024, Frosinone con i suoi 355,12 euro a famiglia (aumento del 10,63% sul 2023) è più cara anche della media nazionale che è di 337,77 euro. Un dato che si commenta da solo, quando si pensa che, ad esempio, durante la seconda amministrazione Ottaviani, non un secolo fa, Frosinone era costantemente tra i 10 capoluoghi più virtuosi d’Italia e la tariffa era ben al di sotto di quella italiana e regionale. Nel confronto con gli altri capoluoghi del Lazio, Frosinone fa peggio di Roma (326,04 euro), ma meglio di Latina (456,29 euro), Rieti (393,95 euro) e Viterbo (361,54 euro).

«Il risultato di questa indagine – ha commentato il segretario confederale della Uil, Santo Biondo – è un ennesimo campanello d’allarme per il Mezzogiorno, direttamente connesso alle difficoltà e ai ritardi nell’attuazione del Pnrr, registrati dalle analisi Svimez, soprattutto in progetti di competenza delle Regioni. Tra i settori più critici, c’è proprio quello della gestione dei rifiuti, dove l’assenza di impianti moderni ed efficienti continua a tradursi in costi insostenibili per cittadini e imprese. A fronte di questa situazione, i Comuni meridionali, che sono gli enti locali più esposti e con meno risorse a disposizione, si trovano soli a gestire una sfida enorme. Il Pnrr – ha ricordato Biondo – avrebbe dovuto rappresentare un’opportunità per colmare il divari infrastrutturale, ma l’assenza di strumenti di supporto tecnico e amministrativo sta rallentando la realizzazione di nuovi impianti di trattamento e riciclo. Senza questi investimenti, i rifiuti prodotti al Sud continueranno a essere trasportati fuori regione con costi esorbitanti, che si ripercuotono direttamente sulle bollette delle famiglie e sul bilancio degli enti locali. Il governo e le Regioni non possono più rimanere a guardare. È necessario – ha sottolineato il segretario confederale della Uil – un piano di assistenza strutturale ai Comuni».



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