Il coraggio degli anni ’50 per superare il “movente” della crisi Stellantis

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L’istituzione della Cassa del Mezzogiorno rappresentò un tentativo ambizioso di ridurre il divario economico tra Nord e Sud Italia. Tuttavia, nonostante gli ingenti investimenti e le numerose iniziative, il divario non è stato completamente colmato, evidenziando la complessità delle dinamiche economiche e sociali.

Ancora oggi quando nel Lazio meridionale si parla di industria si pensa sempre alla Fiat. Una storia che è legata a doppio filo fatta di amore e odio, un lungo percorso che dura da oltre cinquant’anni dove la fabbrica per eccellenza dell’automobile italiana ha segnato la vita e il destino di migliaia di persone.

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L’errore della stasi

Nelson Mandela

A distanza di cinquant’anni da quella nascita tutti parlano solo di Fiat, oggi Stellantis, delle produzioni, della cassa integrazione, dei rischi e delle preoccupazioni del futuro. Guardando in maniera superficiale il territorio del Lazio meridionale si potrebbe pensare che nulla sia cambiato e, forse, è proprio quello l’errore che in tanti commettono.

Nelson Mandela una volta disse: «Non c’è niente come tornare in un luogo che non è cambiato, per rendersi conto di quanto sia cambiato». E forse è proprio questa la chiave di lettura più corretta, il cambiamento che superficialmente si pensa non ci sia stato invece è avvenuto e, per alcuni tratti, è ancora in corso.

Fiat è diventata Stellantis, trasformandosi da azienda nazionale a multinazionale operante in oltre trenta Paesi, i Consorzi industriali hanno vissuto una fusione generando la nascita dell’ente più grande d’Italia che non guarda più al micro-investimento ma piuttosto a progetti globali.

Mutano gli eventi e muta la mission

(Foto: Rob Widdis © Imagoeconomica)

In un contesto di cambiamento mutano anche le mission degli enti che puntano a un rafforzamento infrastrutturale e di servizi per connettere il Lazio meridionale al resto del mondo. Era la sfida del nuovo millennio ed è la sfida più interessante negli anni della globalizzazione post-Covid, che ha reso necessario garantire i servizi digitali a cittadini e imprese.

Non è un caso se tra le parole più utilizzate in questo viaggio nella storia ci sono “visione”, “sviluppo” e “trasformazione”, un territorio che cambia ma rimane radicato su sé stesso. Un territorio che muta le proprie abitudini guardando, però, alle proprie radici e alla propria storia come il punto di forza per creare quel cambiamento tanto invocato.

La vera rivoluzione

Questa, d’altra parte, è la vera rivoluzione territoriale. Difendere le proprie tradizioni industriali, i propri poli d’attrazione ma senza limitare la crescita di altre aree d’interesse. È cambiato il territorio ed è cambiata la politica. Nell’intervenire alla prima seduta del Consiglio di Amministrazione della “Cassa per il Mezzogiorno” il Presidente De Gasperi sottolineò che l’obiettivo era quello di «incidere profondamente e permanentemente nell’economia del Mezzogiorno e delle Isole».

Alcide De Gasperi

Una visione politica che oggi è scomparsa perché è la stessa politica ad aver derogato la propria funzione agganciandosi al salvagente Stellatins e puntando su “visioni spot”. D’altra parte, basta fare il salto indietro di sessanta giorni: sfilate di sindaci davanti ai cancelli di Stellantis, riunioni di Consulte, Commissioni regionali, Consigli comunali aperti.

L’alternativa industriale

In quell’occasione la parola d’ordine era “alternativa”, l’obiettivo che tutti gridavano in ogni modo era creare un’alternativa industriale nel Lazio meridionale.  Si dovevano creare progetti, lavorare a più mani e a diversi livelli istituzionali. Incassato il dietro-front di Stellantis e la sicurezza che, al momento, l’impianto resterà tutti sono tornati nelle loro stanze pronti a ributtarsi in strada e annunciare nuove iniziative al prossimo allarme rosso

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FrecciarossaFrecciarossa
Foto © Stefano Bertolotti

Altro caso emblematico è quello della Tav. Incontri a raffica nel giro di pochi giorni: Roccasecca, Ferentino, Provincia, Regione.

Si parlava di Tav tanto che qualcuno avrà pensato di poter già acquistare il biglietto.

E, forse, avrà anche cercato la stazione in Ciociaria senza trovarla.

La Tav “da prima pagina”

Tutti a parlare della grande opportunità pronti a lavorare insieme. E poi? Quei treni ad alta velocità si sono fermati e non per colpa di un chiodo ma perché non era più l’argomento da “prima pagina”.

E, allora, riprendendo le parole di Nelson Mandela, è interessante guardare un territorio che non è cambiato per rendersi conto che tutto è cambiato. Le industrie che cercano di innovarsi ed essere al passo con i tempi e la politica che ha smesso di programmare e di creare nuove visioni industriali.

Il futuro? La speranza che si torni ad avere il coraggio degli anni Cinquanta, ad abbandonare gli “interventi spot” e a scegliere di lavorare su progetti che possano essere precursori così come lo fu la Cassa per il Mezzogiorno.

Le puntate precedenti

1^ Puntata. La visione industriale che ci è mancata: fin dall’Unità d’Italia

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2^ Puntata. La lungimiranza perduta che fece nascere la Cassa del Mezzogiorno

3^ Puntata. Il battesimo ufficiale della Cassa del Mezzogiorno ed i 4 anni di Rocco

4^ Puntata. Le cinque fasi ed il primo decennio della Casmez: decennio insufficiente

5^ Puntata. Le prime boccate di ossigeno per il Meridione: l’era di Pescatore

6^ Puntata. La magia nel Frusinate: da territorio agricolo a spot industriale virtuoso

7^ Puntata. 1957, l’anno del cambiamento reale: quando arrivano i Consorzi industriali

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8^ Puntata. I “Segni” dell’industrializzazione: con la nascita del Consorzio Asi di Frosinone

9^ Puntata. Dal Casmez alla Regioni: l’importanza strategica dei Consorzi industriali

10^ Puntata. Il gioco di squadra Casmez-Consorzi decisivo per lo sbarco della Fiat

11^ Puntata. La Cassa del Mezzogiorno e il divario mai colmato tra Nord-Sud Italia

12^ Puntata. La fine della Casmez e la crisi petrolifera che schiuse all’AgenSud

13^ Puntata. Dagli anni ’90 ai 2000: cosa resta di quello che la Casmez voleva fare



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