L’assessore al Welfare rivendica l’ok al fine vita per«Serena»: «Qualcuno deve decidere che cosa fare di fronte alle richieste legittime delle persone»
«Vogliamo mettere tutti nelle condizioni di poter scegliere in modo giusto, corretto e coerente con i dettami della Consulta, anche nel rispetto di quello che dice la propria coscienza. Io sono un medico, un cattolico osservante e praticante e come me tanti altri colleghi che hanno vissuto questa vicenda. Ma non abbiamo ritenuto opportuno sottrarci al dovere morale che ci veniva chiesto dalla Consulta». L’assessore al Welfare Guido Bertolaso non arretra sulla decisione di accompagnare la prima paziente lombarda al suicidio medicalmente assistito, fornendo il farmaco letale.
Serena (nome di fantasia), milanese di 50 anni, da più di 30 conviveva con la sclerosi multipla progressiva. Come raccontato nei giorni scorsi, alla metà di gennaio ha avuto accesso al fine vita secondo i criteri stabiliti dalla Corte costituzionale con la sentenza 242 del 2019. L’ok dell’assessorato al Welfare — il farmaco è stato fornito, dopo un iter di 9 mesi, da un ospedale pubblico — ha però creato una spaccatura ai vertici di Palazzo Lombardia. Lunedì, durante la riunione di giunta, Fratelli d’Italia è tornato all’attacco. In particolare, l’assessore alla Sicurezza Romano La Russa ha accusato Bertolaso di aver deciso senza un mandato politico del partito di maggioranza e senza rispettare l’opinione del Consiglio, che a novembre ha bocciato la proposta di legge sul fine vita ritenendola un tema nazionale.
Da parte sua, Bertolaso ha ricordato che l’aula non si è espressa nel merito, ma solo sulla competenza di una legge in materia. E ha paventato il rischio di una denuncia per omissione d’atti d’ufficio se non avesse preso una decisione. Emblematico, poi, il breve video pubblicato sui social. Pochi istanti in cui Sergio Marchionne, ex manager Fiat, afferma che «un vero leader deve decidere da solo». Una risposta indiretta agli assessori di Fdi che pestano i piedi per non essere stati consultati. A far da mediatori, Forza Italia e Lega, con il presidente Attilio Fontana che ha ribadito la stima per Bertolaso e rigettato (per l’ennesima volta) le sue dimissioni.
È chiaro che il titolare del Welfare tiene il punto sulla questione. Ed è pronto a valutare altre richieste di suicidio medicalmente assistito, come già fatto con Serena. «Abbiamo seguito la strada giusta e corretta — le sue parole a margine di un evento —. Ci sono opinioni diverse che si rispettano, poi però qualcuno deve decidere che cosa fare di fronte alle richieste legittime di persone che vogliono porre fine alla propria vita che è diventata assolutamente insostenibile e inaccettabile sotto tutti i profili. Noi dobbiamo dare una risposta». Anche per evitare, come accadde con il caso di Eluana Englaro, che ci vada di mezzo un tecnico. «Carlo Lucchina — ha ricordato —, ex dg di questa Regione, fu condannato a pagare 175 mila euro per non aver dato seguito a una decisione che era stata adottata in questo ambito». Le opposizioni in Consiglio colgono l’occasione per spingere la maggioranza a ridiscutere di fine vita. Il M5s chiede che Bertolaso riferisca in aula, il Pd invita tutti i gruppi consiliari e il presidente Fontana a scrivere una proposta di legge da portare in Parlamento.
A margine di un evento a Palazzo Lombardia, Attilio Fontana ha dichiarato: «Credo che si sia chiarito tutto, non ci sono problemi. Il problema nasce dal fatto che bisogna cercare di capire il significato e il contenuto della sentenza della Consulta. Secondo me e secondo l’assessore Bertolaso la sentenza ci mette nelle condizioni di dare delle risposte e quindi bisogna darle anche in assenza di una legge nazionale». «Credo che l’assessore Bertolaso abbia fatto esattamente quello che doveva fare – ha aggiunto -, non poteva sottrarsi a questo obbligo, anche per non mettere in difficoltà le nostre aziende sanitarie che hanno ricevuto la richiesta da parte di questa signora che ha avuto accesso a questa forma». Alla domanda sulle dimissioni che Bertolaso avrebbe paventato in giunta, Fontana ha ribadito «ma no, non c’è problema», sottolineando che, adesso, «credo che il passaggio successivo sia necessariamente quello di fare una legge nazionale perché la sentenza della Corte costituzionale c’è e dà delle indicazioni molto precise». La sentenza della Consulta «condivide anche quelli che sono i parametri che devono essere rispettati per poter accedere a questo percorso. Adesso bisogna cercare di individuare gli elementi che contribuiscono a creare un’uniformità di risposta», ha concluso il governatore.
18 febbraio 2025 ( modifica il 18 febbraio 2025 | 11:27)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link