Per superare le barriere che rendono inviolabili gli smartphone degli anziani coniugi trovati morti ai primi di dicembre in via Ghibli e del figlio 44enne arrestato dopo meno di un mese col sospetto di averli avvelenati, gli investigatori del Ris di Cagliari hanno spedito tutti i cellulari a Roma, nei laboratori della caserma “Salvo D’Acquisto”, dove operano i colleghi della Capitale e ha sede il Racis, il Raggruppamento carabinieri investigazioni scientifiche.
Gli esperti
Sarà dunque il Reparto tecnologie informatiche (suddiviso nelle sezioni informatica, elettronica e cibernetica) a svolgere gli accertamenti tecnico-scientifici sui telefonini, sul computer e sui software installati negli apparecchi sequestrati sia a casa di Luigi Gulisano e Marisa Dessì, 79 e 82 anni, e del figlio minore Claudio, fermato il 30 dicembre con il sospetto di averli uccisi e poi trasferito in carcere a Uta su ordine di custodia cautelare del Gip. La Procura ipotizza per lui il duplice omicidio aggravato, ma il 44enne – difeso dall’avvocato Luigi Sanna – da subito si professa del tutto estraneo ai fatti. Gli esperti del Ris di Roma, che hanno lavorato su alcuni dei maggiori casi nazionali, dovranno dunque analizzare il contenuto delle chat e le ricerche su internet effettuate attraverso gli apparecchi e con i pc, così da chiarire se vi siano elementi utili all’inchiesta che possano essere estrapolati. Ma proprio la necessità di far scendere in campo gli investigatori della Capitale potrebbe far slittare gli esiti degli accertamenti tecnici irripetibili sulle apparecchiature informatiche, quelle dove si stanno cercando le risposte ai troppi interrogativi ancora irrisolti.
Il sospetto sui debiti
Nel frattempo i carabinieri della caserma di San Bartolomeo, assieme ai colleghi del Nucleo operativo della Compagnia e della Procura, stanno ricostruendo i contorni della vita di Claudio Gulisano per comprendere se sia reale la segnalazione, arrivata a luglio dello scorso anno, su presunti debiti che avrebbero determinato continue richieste di denaro ai genitori. A rivelarlo è stato un militare che, a quanto pare, aveva ricevuto gli anziani coniugi quando si erano presentati in caserma. Stando al racconto sarebbero stati preoccupati per le continue richieste di soldi del figlio 44enne, ma poi alla fine sarebbe stato messo nulla nero su bianco.
Il mistero della sciarpa
Nei giorni scorsi, poi, i carabinieri avrebbero sentito alcuni testimoni in merito a una sciarpa (pare di proprietà Luigi Gulisano e Marisa Dessì) che è stata sequestrata nel corso di uno dei sorpalluoghi nella casa di via Ghibli, dove il pomeriggio del 5 dicembre erano stati trovati i corpi senza vita degli anziani coniugi, riversi nello studio dell’abitazione. Per il momento non è stata ancora chiarito l’orario del decesso: il sospetto degli inquirenti è che siano deceduti il giorno prima, forse prima di pranzo, visto che nello stomaco non sono state trovate tracce di cibo. Nell’apparato digerente di entrambi, però, sarebbero state trovate tracce di “nitrito di sodio”, la sostanza che – secondo il medico legale Roberto Demontis e il tossicologo Giampiero Cortis – non avrebbe dato loro scampo.
I gravi indizi
Su Claudio Gulisano, al momento, pesano solo gravi indizi: il principale è un messaggio (inviato dal telefono del padre la mattina del 5 dicembre) che giustificherebbe poi dei bonifici effettuati a suo vantaggio dal conto dei genitori (si parla di 20mila euro). Per la pm Rossana Allieri quel messaggio sarebbe stato inviato quando i coniugi erano già morti. L’altro figlio della coppia, Davide Gulisano, è ritenuto estraneo ai fatti: lo assiste come persona offesa l’avvocato Gianluca Aste.
Francesco Pinna
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