no a limitazione della navigazione

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C’è voluto tempo, ma alla fine è arrivata finalmente la sentenza che fa chiarezza su una questione che da tempo rendeva difficili i rapporti tra i gestori delle attività di noleggio e locazione (sostenuti da Confindustria Nautica) e una controparte composta dal Consorzio di gestione dell’Area Marina Protetta di Punta Campanella e dallo stesso ministero dell’Ambiente, in rappresentanza di 6 Comuni delle costiere sorrentina e amalfitana (Vico Equense, Sorrento, Piano di Sorrento, Sant’Agnello, Massa Lubrense e Positano), che però non si sono costituiti in giudizio.

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Datata 4 dicembre 2024, ma resa pubblica il 18 febbraio 2025, la sentenza numero 1354 del TAR Campania (settima sezione, presidente Maria Laura Maddalena, consiglieri Maria Grazia D’Alterio e Viviana Lenzi) dà ragione ai ricorrenti (una quarantina di società che si occupano di turismo nautico) sostenendo che non sono legittime tutte le limitazioni imposte alla navigazione nell’area di mare compresa tra la Costiera sorrentina e l’amalfitana, e dunque anche nel cuore dell’Area Marina Protetta di Punta Campanella.

“Eravamo certi delle nostre ragioni e accogliamo con soddisfazione la sentenza del TAR che fa finalmente chiarezza su una serie di provvedimenti illegittimi, che hanno provocato difficoltà alla nostra categoria e condizionato lo sviluppo del turismo nautico in un territorio che dovrebbe sostenere e sviluppare la nostra categoria” ha dichiarato Sebastiano Iuculano, vice presidente della associazione rivoltasi al TAR, ma anche membro della commissione di Confindustria Nautica delegata a occuparsi delle attività di noleggio e locazione, a sua volta costituitasi in giudizio ad adiuvandum, ovvero con una formula che ha la finalità di sostenere le ragioni dei ricorrenti.

Rappresentati dagli avvocati Enrico Soprano e Federica Esposito, i titolari delle società di noleggio e locazione si erano rivolti al TAR Campania per contestare e impugnare una serie di divieti e limitazioni che l’amministrazione dell’AMP di Punta Campanella aveva imposto nel corso della stagione nautica 2024.

In particolare è stato richiesto l’annullamento, previa sospensiva, della decisione adottata il 24 aprile 2024 dal direttore del Consorzio di Gestione della Riserva Naturale, Lucio De Maio (ora in pensione), con la quale veniva approvato (a quanto pare illegittimamente) un “disciplinare integrativo al regolamento di esecuzione e organizzazione dell’AMP”.

Secondo le disposizioni contestate dagli operatori del turismo nautico, nelle zone B e C dell’AMP la navigazione delle unità da diporto destinate a noleggio e locazione sarebbe stata consentita, a differenza di quanto prevede a riguardo il Regolamento istitutivo, soltanto previa autorizzazione dell’ente di gestione.

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E ancora: in base alle nuove e più restrittive disposizioni, gli armatori delle unità da diporto utilizzate ai fini turistici/commerciali sarebbero stati obbligati a richiedere il rilascio dell’autorizzazione per la navigazione nell’AMP, nel rispetto di una serie di nuove modalità, tra le quali l’obbligo di installare a bordo l’AIS (Automatic Identification System), una sorta di autovelox del mare in grado di monitorare la velocità delle imbarcazioni. Tra i nuovi obblighi, anche un corrispettivo in denaro “a titolo di spese di segreteria” e il diritto dell’ente gestore dell’AMP di contingentare le autorizzazioni a svolgere attività di noleggio e locazione di unità da diporto nel tratto di mare dell’Area Marina Protetta.

Nessuna di queste disposizioni è stata dichiarata legittima dal TAR, e tra le tante violazioni di legge contestate spiccano, nel testo della sentenza, la violazione della direttiva N.1232006 meglio nota come Direttiva Bolkestein (mirata a semplificare le procedure amministrative e ridurre l’eccesso di burocrazia); la violazione del principio della libera prestazione di servizi e, ancora, la violazione di più di un decreto del ministero dell’Ambiente. Scorrendo la sentenza si apprende, non senza stupore, che viene contestato, alle autorità delegate a gestire la navigazione in alcune delle zone turistiche più importanti del Paese, tra la costiera sorrentina, l’isola di Capri e la costiera Amalfitana, un “eccesso di potere per erroneità e falsità dei presupposti”.

Tutte accolte, dunque, le tesi dei ricorrenti, i quali – come si legge nel testo della sentenza – hanno puntato, tra l’altro, su “difetto di istruttoria e di motivazione, illogicità, irragionevolezza, disparità di trattamento, violazione di più articoli della Costituzione e del principio di imparzialità e di proporzionalità”.

“Dopo questa sentenza – dichiara ancora il vice presidente dell’Associazione Charter Campania, Sebastiano Iuculano – il nostro augurio è che si apra ora una nuova stagione basata sul dialogo e la collaborazione. Noi non intendiamo occupare il mare a nostro piacimento, ma vogliamo che la nostra attività si svolga nel rispetto di regole ragionevoli, senza che ci vengano imposti divieti e limitazioni non compatibili con il turismo nautico e con la salvaguardia delle nostre aziende. Siamo i primi a volere il dialogo con i responsabili dell’Area Marina Protetta di Punta Campanella e vorremmo sperimentare insieme iniziative e sinergie tese alla valorizzazione del parco e alla tutela dell’ambiente, senza per questo penalizzare le nostre aziende, soprattutto quelle che hanno le sedi operative proprio nei confini dell’AMP “.

Vedremo quali saranno gli sviluppi. Intanto il presidente dell’AMP Lucio Cacace, pur rammaricandosi di “una sentenza che in realtà colpisce un vizio di forma nell’applicazione del regolamento in vigore fino al 31 dicembre 2024”, si dice “pronto al dialogo con i rappresentanti delle aziende che operano nel settore turistico”. Da noi raggiunto telefonicamente all’indomani della pubblicazione della sentenza, il numero uno dell’AMP ha tenuto a ricordare che l’ente da lui guidato “ha dovuto seguire le indicazioni del ministero dell’Ambiente, e per scongiurare il ricorso al numero chiuso venne deciso di introdurre l’obbligo dell’AIS”.

Si raggiunse insomma un compromesso con l’obiettivo di riuscire a esercitare un monitoraggio più attento sulla navigazione, ma evidentemente si dovrà ragionare su altre ipotesi. “L’importante – dice ora Cacace – è che si sia tutti d’accordo sulla necessità di salvaguardare la sicurezza e l’ecosistema marino senza penalizzare un settore del turismo che contribuisce in misura significativa all’economia del territorio”. Non sarà facile. Ma è già tanto che le controparti si dichiarino pronte a collaborare per trovare la (difficile) soluzione.

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