Il report trimestrale di ENEA produce un’elaborazione periodica dei dati relativi al sistema energetico italiano, fornendo un quadro complessivo dell’evoluzione del sistema nel terzo trimestre del 2024 a partire da un monitoraggio sistematico. Cosa dicono gli ultimi dati?
Il monitoraggio sistematico del sistema energetico italiano: la situazione nel 2024
La pubblicazione periodica dell’ENEA, l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile:
- non solo presenta i risultati dell’attività di monitoraggio sistematico ed analisi degli elementi che contraddistinguono l’evoluzione del sistema energetico italiano, con riferimento in particolare alle sfide che caratterizzano nel 2024 la transizione energetica;
- ma esamina anche i fattori che caratterizzano il sistema energetico nazionale nel 2024, “per valutare le tendenze relative alle tre dimensioni della politica energetica: decarbonizzazione, sicurezza e costo dell’energia” – definiti nel loro insieme “trilemma energetico”.
Il documento – che dovrebbe rappresentare un contributo informativo a giovamento della comunità scientifica, dei decisori e del mondo dell’industria – è strutturato in cinque capitoli, nei quali si analizzano:
- le tendenze e lo stato della transizione energetica;
- il quadro di sintesi dei consumi di energia in Italia;
- la decarbonizzazione;
- la sicurezza del sistema energetico e
- i prezzi dell’energia.
Cosa dicono i dati?
L’economia dell’area euro è influenzata dalla performance negativa dell’economia tedesca: nel III trimestre dell’anno, infatti, l’economia dell’area euro ha mostrato segnali di leggera ripresa (+0,4% la crescita congiunturale del PIL), ma la crescita acquisita per l’intero 2024 resta modesta, sui livelli registrati nel 2023 (+0,5% circa).
I mercati dell’energia all’ingrosso vedono un ritorno dell’aumento del prezzo del gas, tornato a stabilirsi al di sopra dei 40 €/MWh da ottobre, “mentre sulle borse elettriche europee, nonostante aumenti anche significativi sul II trimestre (in Spagna e Francia), i prezzi del III trimestre sono rimasti ovunque ben al di sotto dei livelli di un anno prima, con l’unica eccezione dell’Italia, dove il prezzo è risultato maggiore del 5%”.
I consumi di energia primaria si presentano tutto sommato stabili nei primi nove mesi del 2024 anche se il calo tendenziale dei consumi di carbone si è ridimensionato (dal -27% del I trimestre al -13% del III), “ma a fine 2024 i consumi di carbone saranno pari a meno di 1/3 di quelli del 2017, anno di inizio della discesa”.
Nei primi 9 mesi dell’anno si è registrato un calo del 5% nei consumi di gas, mentre sono invariati i consumi di petrolio ed è in forte aumento la produzione di elettricità da fonti rinnovabili (+15% circa) e da nucleare (+6%).
Nello stesso arco temporale abbiamo assistito ad una riduzione nel calo delle emissioni di CO2 di circa il 4%, mentre nel 2023 il calo era stato del 6%. Il report evidenzia come “continua dunque ad allargarsi il divario tra la traiettoria seguita dalle emissioni e quella coerente con il raggiungimento del target 2030, che richiederebbe una riduzione media annua superiore di circa il 7%”. |
Anche in Italia si registra, nel terzo trimestre, una decisa frenata del calo di emissioni di CO2, “la cui flessione rispetto a un anno prima è risultata inferiore all’1% (a fronte del -7% registrato nel I semestre)”: nei mesi estivi il calo delle emissioni di CO2 (da combustione) ha subito una decisa frenata, fermandosi a meno dell’1%.
Nell’insieme dei primi nove mesi del 2024 – sottolinea ENEA – “le emissioni di CO2 del sistema energetico nazionale sono ora stimate in flessione di circa il 5%, un dato coerente con il minor ricorso alle fonti fossili (-4% circa), tra cui il carbone in particolare”.
“La riduzione delle emissioni dei primi nove mesi dell’anno (circa 10 milioni di tonnellate di CO2) è ascrivibile esclusivamente ai settori ETS (sottoposti all’Emission Trading System), in calo complessivo del 15% […] Determinante per la dinamica delle emissioni ETS è stato il settore elettrico, nel quale le emissioni sono stimate in calo di oltre un quinto nei primi nove mesi dell’anno, ma con cali progressivamente più contenuti (-35%, -25%, -5% nei tre trimestri)”. |
La decarbonizzazione
L’andamento della decarbonizzazione in Italia nel terzo trimestre del 2024 evidenzia un quadro contrastante:
- se da un lato, infatti, la riduzione delle emissioni di CO2 continua,
- dall’altro il ritmo del calo sta progressivamente rallentando.
Nei primi nove mesi dell’anno, le emissioni sono diminuite del 5% rispetto all’anno precedente, ma questa riduzione è ormai limitata quasi esclusivamente al settore energetico ed industriale soggetto al sistema ETS (Emission Trading System), mentre il resto dell’economia fatica a imboccare una traiettoria sostenibile.
La produzione elettrica da fonti rinnovabili ha giocato un ruolo chiave nella diminuzione delle emissioni, soprattutto grazie alla forte ripresa dell’idroelettrico, che ha permesso una minore dipendenza dal carbone.
Il settore della produzione di energia è quindi sulla buona strada per centrare gli obiettivi di riduzione del 66% entro il 2030, come previsto dal Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC); tuttavia, questa buona performance non è sufficiente per compensare il ritardo accumulato negli altri settori, che anzi hanno registrato un lieve aumento delle emissioni.
Il comparto non-ETS, che comprende i trasporti, il settore residenziale, il terziario e l’industria meno energivora, rappresenta oggi il principale ostacolo alla transizione energetica.
La crescita delle emissioni nei trasporti è particolarmente preoccupante: significa che la riduzione della domanda di mobilità registrata negli anni della pandemia si è ormai esaurita e che le politiche di incentivi alla mobilità sostenibile non sono ancora sufficientemente efficaci.
Anche il settore civile (abitazioni e servizi) non sta contribuendo come dovrebbe: nonostante alcuni miglioramenti nell’efficienza energetica degli edifici e un calo dei consumi di gas, la riduzione delle emissioni in questo ambito è ancora troppo modesta. |
A questo ritmo, il raggiungimento dell’obiettivo di riduzione del 43,7% delle emissioni non-ETS entro il 2030 sembra sempre più difficile: per riuscirci, sarebbe necessaria una contrazione delle emissioni di almeno il 5% annuo, ma negli ultimi cinque anni la riduzione media è stata di appena l’1%.
Questo significa che il Paese dovrà accelerare drasticamente il passo, intervenendo su più fronti: incentivare l’elettrificazione dei trasporti, migliorare l’efficienza energetica degli edifici e promuovere in modo più deciso le energie rinnovabili nel riscaldamento e nei consumi domestici.
L’indice sintetico della transizione energetica
Tutto ciò impatta negativamente sull’indice composito ENEA ISPreD (Indice Sicurezza energetica, Prezzi dell’energia, Decarbonizzazione, che sintetizza lo stato della transizione energetica italiana), che torna a peggiorare dopo cinque variazioni tendenziali positive.
L’ISPreD è un indice composito (che può variare tra 0 e 1), che utilizza un insieme di indicatori per valutare l’evoluzione del sistema energetico italiano rispetto alle dimensioni del cosiddetto trilemma energetico. |
Con il ritmo attuale, il rischio è che l’Italia non solo manchi gli obiettivi ambientali, ma si trovi anche ad affrontare difficoltà economiche e sociali legate alla transizione mancata.
Tuttavia, rispetto al III trimestre 2023, l’ISPreD risulta in miglioramento nelle dimensioni Sicurezza energetica e Prezzi dell’energia, per via del miglioramento del sistema gas (con livelli contenuti di domanda per l’inverno in corso e stoccaggi elevati); uno scenario che, tuttavia, potrebbe comunque subire variazioni in parte dovute allo stop delle forniture russe via Ucraina ed in parte dovute alla variabilità dello scenario geo-politico.
La sicurezza del sistema energetico italiano nel 2024
Il sistema energetico italiano sta attraversando un periodo di transizione complesso, con alcuni segnali positivi nel 2024 ma anche rischi significativi: la sicurezza dell’approvvigionamento non è attualmente in pericolo, grazie agli stoccaggi record di gas e alla crescita della produzione rinnovabile, ma permangono diverse incognite.
Il settore del gas naturale mostra una situazione contrastante: se da un lato gli stoccaggi sono pieni e la dipendenza dal GNL sta diminuendo, dall’altro la domanda per usi finali sta tornando a crescere e il ruolo del gas russo è in lieve risalita: l’Italia è relativamente preparata per affrontare l’inverno, ma eventuali shock geopolitici o un inverno rigido potrebbero far risalire i prezzi in modo significativo.
Il sistema elettrico ha beneficiato di una crescita record delle rinnovabili, con un aumento dell’idroelettrico e un’espansione delle fonti intermittenti; tuttavia, la riduzione della domanda elettrica negli ultimi mesi del trimestre solleva interrogativi sulla tenuta del mercato e sull’evoluzione della transizione energetica.
Infine, il settore petrolifero si mantiene stabile, ma le incertezze legate ai prezzi e ai mercati globali potrebbero avere ripercussioni nel medio termine: se il costo del petrolio dovesse aumentare, ciò potrebbe influire negativamente sulla competitività delle imprese e sulla spesa dei consumatori.
In sintesi, il III trimestre 2024 mostra un’Italia energeticamente più sicura rispetto agli anni precedenti, ma ancora vulnerabile alle dinamiche internazionali.
La sfida sarà accelerare la transizione energetica riducendo i rischi legati alla volatilità dei prezzi e alla dipendenza dalle fonti fossili.
Uno sguardo al PNIEC 2024: i traguardi alla nostra portata e quelli su cui occorre ancora lavorare molto
Eppure questo exploit non basta, perché è troppo distante dal target fissato dall’ultimo PNIEC (trasmesso alla Commissione UE a luglio 2024). (Figura 4-17, pag. 17):
Con la raccomandazione 2024/599/Ue pubblicata sulla GUUE del 7 marzo 2024, la Commissione ha espresso le sue valutazioni sulla proposta di PNIEC 2021-2030 presentata dall’Italia nel luglio 2023 e tra le raccomandazioni figura quella di indicare la data entro la quale il nostro Paese eliminerà le sovvenzioni ai combustibili fossili, dando conto delle misure da attuare per raggiungere questo target; è stato chiesto inoltre di promuovere la produzione sostenibile di biometano, ma soprattutto l’Italia dovrebbe indicare un piano di lungo termine per la diffusione delle tecnologie per l’energia rinnovabile con previsioni fino al 2040, con un obiettivo specifico da fissare per le tecnologie innovative, per non parlare della richiesta di compiere sforzi ulteriori facilitando le autorizzazioni e semplificando le procedure.
A leggere il comunicato pubblicato sul sito del MASE (che informa dell’invio a luglio del PNIEC 2024 in versione aggiornata), sembra che (almeno sulla carta), l’Italia abbia recepito tali raccomandazioni: nel PNIEC “si punta su: produzione di combustibili rinnovabili come il biometano e l’idrogeno insieme all’utilizzo di biocarburanti che già nel breve termine possono contribuire alla decarbonizzazione del parco auto esistente, diffusione di auto elettriche, riduzione della mobilità privata, cattura e stoccaggio di CO2, ristrutturazioni edilizie ed elettrificazione dei consumi finali, in particolare attraverso un crescente peso nel mix termico rinnovabile delle pompe di calore”.
“Inoltre, il PNIEC dà priorità agli obbiettivi nazionali di Ricerca, Sviluppo e Innovazione al fine di accelerare l’introduzione sul mercato di quelle tecnologie necessarie a centrare i target definiti dal Green Deal nonché rafforzare la competitività dell’industria nazionale.
Il PNIEC prevede infine, per la prima volta, una specifica sezione dedicata ai lavori della Piattaforma Nazionale per un Nucleare Sostenibile, che ha sviluppato delle ipotesi di scenario in cui si dimostra da un punto di vista tecnico-scientifico la convenienza energetica ed economica di avere una quota di produzione nucleare, in sinergia e a supporto delle rinnovabili e delle altre forme di produzione di energia a basse emissioni”, anche se si ammette che, se “Per quanto riguarda le emissioni e gli assorbimenti di gas serra, l’Italia prevede di superare l’obiettivo del “FitFor55” riguardante gli impianti industriali vincolati dalla normativa ETS, arrivando al -66% rispetto ai livelli del 2005 (obbiettivo UE, -62%)” ed “Anche nei settori “non-ETS” (civile, trasporti e agricoltura) si registra un sostanziale miglioramento degli indicatori emissivi e per raggiungere i target europei ad oggi ancora troppo sfidanti sarà necessario profondere ulteriori energie”.
Anche in termini di efficienza energetica, il MASE evidenzia che “si registra una importante riduzione dei consumi di energia primaria e finale, ma per il raggiungimento degli obiettivi, innalzati in considerazione dello scenario di crescita del prodotto interno lordo, bisognerà continuare a lavorare”.
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