Il Tar ligure boccia la proroga delle concessioni balneari al 2027. Il governo: scelta ai Comuni

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«Niente panico, cambia poco: la scelta rimane in capo ai Comuni». È la frase che si ripete tra gli ambienti di governo dopo la sentenza del Tar della Liguria che ieri ha bocciato di fatto la proroga delle concessioni balneari all’estate 2027, concordata nei mesi scorsi dall’esecutivo con la Commissione Ue. Un messaggio volto a tranquillizzare innanzitutto una categoria, quella degli imprenditori delle spiagge, da sempre vicina al centrodestra e spaventata dal fatto che la pronuncia possa fare da precedente. Spingendo i Comuni ad avviare le gare in massa, non appena arriveranno i criteri su indennizzi ai vecchi proprietari e nuovi canoni, con un decreto del ministero delle Infrastrutture e di quello dell’Economia atteso entro fine marzo.

LE PREOCCUPAZIONI
Il Tar della Liguria, per la precisione, ha respinto il ricorso di tre gestori di stabilimenti balneari di Zoagli, cittadina in provincia di Genova, contro la delibera della giunta comunale che confermava la scadenza delle concessioni al 31 dicembre del 2023 (come stabilito da sentenze italiane ed europee, oltre che riconosciuto dal governo Draghi). Così i giudici hanno dato il via alle gare aperte a tutti gli operatori europei, come previsto dalla direttiva Ue Bolkenstein. Secondo il Tar «non vale invocare un accordo (quello tra governo e Commissione europea, ndr) secondo cui le amministrazioni avrebbero l’obbligo di prorogare le concessioni balneari», anche «perché un simile accordo non può prevalere sulla pronuncia della Corte di Giustizia Ue».

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Non è tanto questo a preoccupare i balneari, visto che il decreto Salva-infrazioni dello scorso settembre, frutto proprio di quell’accordo politico con l’esecutivo Ue, non prevedeva in realtà nessun obbligo, ma solo la facoltà per i Comuni di bandire nuove gare entro l’estate del 2027, considerando le attuali concessioni balneari prorogabili automaticamente. Non solo: la gara del comune di Zoagli è stata avviata prima dell’arrivo del decreto Salva-infrazioni e in ogni caso dalla Lega si fa notare che solo pochi giorni fa il Tar del Veneto si è espresso sulle concessioni balneari in senso opposto.

A preoccupare davvero gli operatori e almeno parte della maggioranza sono le motivazioni alla sentenza, che considerano di fatto nulla la possibilità di una proroga. «Le concessioni demaniali marittime per attività turistico e ricreative beneficiarie di plurime proroghe ex lege – dicono i giudici del tribunale amministrativo ligure – hanno cessato i loro effetti il 31 dicembre 2023» e quindi le nuove assegnazioni «devono avvenire mediante selezioni imparziali e trasparenti tra i potenziali candidati, ai sensi della direttiva Bolkestein».

Non solo: il Tar nega l’esistenza di un atto normativo su cui dovrebbe poggiarsi la proroga delle concessioni balneari. Si confermerebbe così l’orientamento emerso negli ultimi anni dalla giustizia italiana ed europea, secondo cui i rinnovi automatici non sono più praticabili e che i Comuni possono procedere con l’assegnazione delle concessioni tramite gara pubblica. Insomma, è vero le norme del decreto Salva-infrazioni rimangono in vigore, ma ci potrebbero essere altri contenziosi che potrebbero far riferimento anche a queste motivazioni del Tar per obbligare i Comuni a indire le gare.

I CHIARIMENTI
Su questo punto ieri si sarebbe discusso a Palazzo Chigi tra la premier Giorgia Meloni e i leader di maggioranza, Matteo Salvini e Antonio Tajani, per eventuali nuovi provvedimenti da prendere, ma per ora il governo preferisce aspettare. I balneari, comunque, lamentano un continuo clima di incertezza. Fiba Confesercenti e Sib Confcommercio suggeriscono che la sentenza potrebbe essere impugnata dalle aziende coinvolte presso il Consiglio di Stato. Ma in ogni caso notano che mancano diversi chiarimenti tecnici, necessari a capire come e quando fare le gare. Si possono aprire le procedure senza avere un apposito piano per gli arenili? La tutela del valore storico-culturale per cosa vale esattamente? Il criterio della scarsità della risorsa spiaggia come incide sulle nuove concessioni? In questo quadro i Comuni verrebbero lasciati soli a snodare una matassa complessa.

Dalla maggioranza arriva il duro attacco della Lega contro il Tar. «Ci chiediamo – dicono dal partito – se a qualcuno non interessi trasformare un tema tecnico in una campagna di delegittimazione dei balneari». Mentre il deputato di Fratelli d’Italia, Riccardo Zucconi, si dice «stupito» e invita ad attendere il decreto attuativo sulle gare «per sgomberare il campo da strumentalizzazioni e da ulteriori attacchi alla categoria». Critiche con l’esecutivo, invece, le opposizioni. «Con la sentenza del Tar ‘il re è nudo’. – ammonisce dal Pd il deputato Andrea Gnassi – Non esiste una proroga automatica e i Comuni sono soli e al buio nel costruire le gare». Il vicepresidente M5s Mario Turco invita invece la premier Giorgia Meloni a mostrare l’accordo con l’Ue «se esiste, perché la propaganda su Tik Tok non vale come legge». Infine +Europa spinge il governo ad aprire del tutto le coste italiane alla concorrenza.

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