Bolkestein, no del Tar Liguria alla proroga sino al 2027. Cresce l’allarme tra i balneari

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di Laura Boccanera

Bolkenstein, è di nuovo caos, il Tar della Liguria boccia la proroga al 2027 e cresce l’allarme fra i balneari. La notizia della bocciatura dei ricorsi presentati da tre stabilimenti balneari di Zoagli rispetto alla gara indetta dal Comune ligure riaccende la preoccupazione fra tutti gli esponenti della categoria a livello nazionale.

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Il tribunale amministrativo ha rigettato infatti l’istanza presentata da tre stabilimenti contro la delibera comunale che aveva confermato la scadenza delle concessioni al 31 dicembre 2023 e avviato le procedure per la loro riassegnazione. Si tratta di una delle prime decisioni che si oppongono alla proroga fino al 2027 introdotta dal decreto “salva-infrazioni” del governo Meloni, approvato lo scorso novembre.

Nel pronunciamento si legge che, «in base all’attuale quadro normativo e alle sentenze del Consiglio di stato, le concessioni demaniali marittime per attività turistico-ricreative, già oggetto di molteplici proroghe legislative, sono terminate il 31 dicembre 2023».

Di conseguenza, i nuovi affidamenti devono avvenire attraverso procedure trasparenti e imparziali, come previsto dalla direttiva Bolkestein. Una sentenza che conferma la legittimità dell’operato dell’amministrazione comunale di Zoagli, che ha riconosciuto la scadenza delle concessioni e avviato le selezioni per assegnarle nuovamente.

Il Tar ha inoltre messo in dubbio la validità della proroga stessa, sottolineando che non esiste un documento formale che attesti un accordo tra il governo italiano e la Commissione europea per estendere le concessioni fino al 2027. Per il Tar infatti «non risulta esistente un documento scritto racchiudente tale patto;  in ogni caso, un simile accordo non potrebbe prevalere sul dictum della Corte di Giustizia in ordine all’incompatibilità unionale del rinnovo automatico delle concessioni demaniali per finalità turistico-ricreative essendo la Curia europea l’organo deputato all’interpretazione autentica del diritto eurounitario, con effetti vincolanti sia nei confronti delle autorità nazionali che delle altre istituzioni dell’Unione».

In pratica i giudici affermano che prevale la giurisprudenza europea che dichiara incompatibili le proroghe automatiche.

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Marco Scarpetta – vicepresidente Abc

E anche nelle Marche, e da Civitanova la notizia del rigetto del ricorso ha riaperto quel clima di incertezza con cui i balneari convivono ormai da tempo chiedendo una volta per tutti criteri chiari e univoci.

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«Non si può lasciare il settore nell’incertezza, servono regole chiare e garanzie per chi ha investito nelle concessioni balneari – ha commentato Marco Scarpetta, vicepresidente dell’Associazione balneari civitanovesi – a fine marzo sono attesi i decreti attuativi della legge salva-infrazioni e lì capiremo meglio quale sarà il nostro destino».

Da tempo infatti i concessionari demaniali chiedono di sapere i criteri che saranno alla base delle aste, se è previsto un indennizzo per gli investimenti fatti e poi c’è anche il censimento delle spiagge con il quale si sperava di riuscire a mantenere le concessioni attuali, mettendo all’asta quelle nuove: «Quella ligure è una vicenda localistica, come ce ne sono altre in giro per l’Italia, che credo non abbia ripercussioni nazionali – prosegue Scarpetta – Se i decreti attuativi confermeranno quanto deciso dal Governo lo scorso anno, i comuni potranno scegliere se indire subito i bandi per mettere a gara gli stabilimenti o attendere fino al 2027, ma senza linee guida precise si rischia una giungla di decisioni contrastanti come è accaduto, appunto, in Liguria».

Il prossimo step per la categoria è il confronto che scaturirà dagli Stati generali del turismo balneare in programma a Roma il prossimo 5 marzo.

«Le nostre richieste sono sempre le stesse – conclude Scarpetta – vogliamo che si tenga conto degli interessi della categoria, evitare una legge sciatta che crei problemi sociali ed economici a migliaia di famiglie di balneari che nel tempo hanno investito autentici patrimoni sugli stabilimenti. La nuova legge dovrà obbligatoriamente parlare anche di eventuali ristori per quegli operatori che perderanno la concessione a favore di altri».





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