Tra gli attentati e l’Afd, la Germania al voto tra mille incognite

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A due mesi dal crollo del governo di Olaf Scholz è tempo di elezioni in Germania. La tornata di oggi determinerà la composizione del nuovo Bundestag, un voto con molteplici chiavi di lettura – dal tema sinistra alla pronosticata ascesa dell’Afd – e con la comprensibile angoscia per l’incubo attentati. Gli ultimi sondaggi disponibili parlano chiaro: la Cdu-Csu di Friedrich Merz in testa con il 29,5 per cento, con l’Afd al 21 per cento. Poi l’Spd del cancelliere Olaf Scholz al 15 per cento, seguita dai Verdi e dalla sinistra di Die Linke, rispettivamente al 12,5 e al 7,5 per cento. L’Alleanza Sahra Wagenknecht (Bsw) registra il 5 per cento ma resta a rischio esattamente come l’Fdp stimata al 4,5 per cento, ossia sotto la soglia minima per entrare nel Bundestag.

Il dossier attentati ha recitato un ruolo da protagonista in campagna elettorale e avrà sicuramente un grosso peso alle urne. L’ultimo attacco che ha colpito alla Germania è avvenuto alla vigilia del voto: un turista spagnolo di 30 anni è stato accoltellato al collo al Memoriale dell’Olocausto, nel cuore di Berlino, da un 19enne siriano residente in un centro per rifugiati a Lipsia. Le autorità hanno confermato il movente antisemita legato alla guerra in Medioriente: il giovane “voleva uccidere gli ebrei”. Un episodio che si lega all’arresto del 18enne ceceno sospettato di pianificare un attentato all’ambasciata israeliana. Si è dunque inevitabilmente riacceso il dibattito sulla sicurezza e sull’immigrazione, altro tema-fattore di queste elezioni tedesche.

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Riflettori accesi anche sull’estrema destra. Tra il sostegno di Elon Musk e le accuse di neonazismo ormai note, l’Afd è pronta a scrivere la storia. Emblematico quanto accaduto a Berlino alla vigilia del voto, con centinaio di sostenitori in marcia. In risposta, le organizzazioni antifasciste hanno organizzato contro-manifestazioni in diversi punti della città. In altre città tedesche, si sono svolte nuove manifestazioni contro l’estrema destra. Ad Amburgo, la polizia ha stimato la partecipazione di circa 40 mila persone. Tensioni si sono registrate anche in Svizzera, dove circa 250 persone hanno manifestato contro l’Afd davanti all’abitazione della leader Alice Weidel e hanno ingaggiato uno scontro con i contro-manifestanti.

Per quanto concerne gli ultimi appelli, l’unica certezza sembra l’indisponibilità dei principali partiti ad allearsi con l’Afd. Fiducioso della vittoria del suo schieramento, il cancelliere Scholz ha ribadito il suo netto rifiuto a qualsiasi collaborazione con la Weidel e ha evidenziato: “Io non credo nei miracoli ma nella vittoria. Sono convinto che anche questa volta molti decideranno alle urne”. Stesso discorso per Friedrich Merz, che ha nuovamente escluso un’alleanza con l’Afd malgrado l’approvazione in Parlamento a fine gennaio di una risoluzione sui migranti grazie ai voti proprio dell’estrema destra, circostanza che aveva sollevato in molti il timore della caduta del cosiddetto Brandmauer, il cordone sanitario che finora ha escluso la destra radicale dal governo federale. Il discorso del leader Cdu ha riguardato soprattutto l’Europa, dove serve “una Germania più forte”: “Come cancelliere federale sarò di nuovo parte attiva nella definizione della politica europea, la Germania avrà una voce forte nell’Ue e rispetterò i nostri interessi in Europa con l’Europa. Dobbiamo stare al tavolo principale, dobbiamo affermare i nostri interessi nei confronti della Russia, della Cina e se necessario anche degli Usa”.

Il leader della Csu Markus Söder ha invece rimarcato la sua contrarietà a un’alleanza con i Verdi, puntando il dito contro il ministro dell’Economia e candidato alla carica di cancelliere Robert Habeck, reo di perseguire una politica che danneggia l’industria automobilistica per gli integralismi green: “Quindi è chiaro: nessuna coalizione con i Verdi, cari amici”. E il giochino del fanta-coalizioni è piuttosto complicato: la Cdu-Csu potrebbe non superare il 30 per cento ed è impossibile governare un solo alleato, soprattutto in caso di esclusione dell’Fdp dal Bundestag. L’unica opzione percorribile resterebbe una coalizione “Kenya” tra Cdu-Csu, Spd e Verdi, visto il veto su Afd e Die Linke.

Franco Lodige, 23 febbraio 2025

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