L’Orto giardino del Santissimo Redentore aperto per la prima volta al pubblico Distrutto dall’«acqua granda», rinato grazie a Pnrr e Venice Garden Foundation
Passeggiare in un giardino armonioso non significa solo godere della bellezza visiva, ma avvertire uno stato di quiete e di pace, dove le forze della natura e gli altri esseri viventi sono in equilibrio tra di loro». La presidente di Venice Gardens Foundation Adele Re Rebaudengo introduce così uno dei tanti significati dietro al restauro dell’Orto Giardino della Chiesa del Santissimo Redentore di Venezia, che dopo cinque secoli torna ad aprirsi al pubblico (da giovedì a sabato, orari e biglietti su venicegardensfoundaion.org).
Il significato spirituale e sociale, subito fruibile da chiunque ne varchi la soglia, si aggiunge alla volontà di «rigenerazione, in linea con i principi di conoscenza, responsabilità, sostenibilità e autosufficienza, di un patrimonio botanico e architettonico di assoluto valore storico-culturale, non solo per la città di Venezia ma per il mondo intero».
Vicino alla chiesa del Redentore
L’intero compendio, che si estende per circa un ettaro dal canale della Giudecca fino alla laguna, è annesso alla Chiesa del Santissimo Redentore, realizzata dall’architetto Andrea Palladio per volere della Serenissima e affidata ai Cappuccini su licenza apostolica del pontefice Gregorio XIII come simbolo di gratitudine dopo la peste del 1575-1577, ed è stato segnato in maniera significativa dall’«acqua granda» del novembre 2019, una marea eccezionale che, raggiungendo i 187 centimetri, ha devastato la città di Venezia.
Per salvaguardare una testimonianza di rilevanza storica, paesaggistica, culturale e religiosa, nel 2021 il compendio monumentale è stato affidato a Venice Gardens Foundation dalla curia provinciale dei Frati Minori Cappuccini, con l’autorizzazione della Santa Sede e della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio: inteso fin da subito come progetto di rilevanza internazionale, è stato realizzato grazie ai fondi Pnrr, a numerosi mecenati e a tutti coloro che hanno sostenuto Venice Gardens Foundation anche solo attraverso l’adozione di alberi e panchine, raggiungendo la somma totale di 5.800.000 euro.
L’impegno della fondazione
«Da oltre dieci anni, la nostra fondazione è impegnata nel restauro e nella conservazione di parchi e giardini — continua la presidente, pensando al precedente restauro dei Giardini Reali di Venezia — nonché al riconoscimento del ruolo fondante che questi beni possono ricoprire in un contesto sociale e comunitario: un impegno volto a ricostruire la relazione trascendente intimamente correlata con la natura, in ragione dell’affinità, dell’armonia e del rispetto». Per ripristinarne l’antico splendore, «ci siamo affidati all’architetto paesaggista di fama internazionale Paolo Pejrone, che si è basato sulle ricerche d’archivio della professoressa Carla Benocci».
Il risultato? Lunghi percorsi a croce, ombreggiati da pergolati in legno di castagno, coperti da piante di uva e da rose rampicanti accompagnate da glicini e bignonie, rincorsi da alti cipressi, uliveti, frutteti e coltivazioni di erbe aromatiche e medicinali, che richiamano alla mente il Giardino dei semplici e, al centro, la Vasca delle ninfee, luogo privilegiato per assistere al tramonto, seguita dal piccolo Giardino dei pitosfori e da una pergola ricoperta di Rose banksiae «Alba plena».
L’orto-giardino
«Per secoli l’orto giardino ha rappresentato una fonte di sostentamento indispensabile alla vita comunitaria — commenta Pejrone —. Se, infatti, gli orti ancor prima del restauro erano già vissuti e amati, nel tempo la loro trama complessiva si era andata allentando e il primo obiettivo che ha animato il progetto è stato proprio quello di ritrovare una struttura generale che li rendesse coesi, armonici e il più possibile semplici in armonia con lo spirito cappuccino». Il percorso include anche la Cappella di meditazione, le Antiche Officine restaurate dall’architetto Alessandra Raso con nuovi impianti a basso impatto energetico, la serra, i laboratori con frantoio e sala di smielatura e l’apiario, ricostituito con differenti tipologie di arnie a favo naturale (vaso di Orestada, Dadant, Top bar) «che sarà oggetto di un ulterore progetto di ricerca, su base quinquennale, sul benessere delle api, svolto dalla fondazione con il naturalista, entomologo e ricercatore Paolo Fontana» precisa Re Rebaudengo.
Per un ristoro, è presente anche il Caffè fronte laguna, dedicato all’accoglienza e all’ospitalità dei visitatori, con i prodotti della tradizione coltivati nell’orto e gestito da illycaffè. «Nel corso del tempo il Compendio ospiterà opere espressione della visione di artisti sensibili, protagonisti del mondo dell’arte e della cultura di rilievo internazionale» promette la presidente.
Intanto, sono già presenti le opere dall’artista Remo Salvadori dal titolo «L’Alveare», un video con collage in stop motion di Lucia Veronesi e le fotografie del maestro Guido Guidi e del suo allievo Francesco Neri.
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