“per la pace e la Nato”. È vincitore morale?

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Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha dichiarato in conferenza stampa, alla vigilia del terzo anniversario dell’invasione russa, di essere disposto a lasciare la presidenza se le sue dimissioni potessero garantire la pace in Ucraina o l’ingresso del Paese nella NATO.

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Una poltrona per la pace e la sicurezza

Zelensky, che è stato eletto in modo democratico nel maggio 2019, ha risposto con fermezza a una domanda che indagava sulle possibili dimissioni in cambio di un accordo di pace. “Sì, sarei felice, se fosse per la pace dell’Ucraina,” ha affermato, aggiungendo: “Se serve che io lasci il mio posto, sono pronto a farlo, e posso farlo anche in cambio dell’adesione dell’Ucraina alla NATO.” Parole pesanti, che arrivano in un momento molto critico per il Paese, in cui il conflitto con la Russia non accenna a terminare e le cui relazioni con gli Usa si sono fatte glaciali.

La controversia con gli Stati Uniti

Le parole di Zelensky sono arrivate in seguito alle aspre critiche di Donald Trump, che recentemente ha definito il presidente ucraino “un dittatore senza elezioni”. Come spesso accade, le parole a sproposito del presidente statunitense vanno ben contestualizzate. Infatti, è la stessa legislazione ucraina che vieta le elezioni durante lo stato di guerra, rendendo difficile immaginare un cambiamento ai vertici politici, senza necessità di evocare dittature. 

Zelensky: sconfitto o vincitore morale? Dipende anche della UE

Il presidente ucraino in tre anni di guerra non ha effettivamente messo in campo grandi vittorie territoriali, se non una lunghissima e sanguinosa resistenza, per altro voluta da Usa e Ue,  contro il colosso russo, ma oggi almeno ha dimostrato una grande dignità. Sicuramente più di Donald Trump, che rimane l’emblema del potere condizionato dai soldi – e dai magnati del tech che li possiedono – e che ora vuole anche sottrarre le terre rare all’Ucraina come indennizzo di “aiuti” comunque dati dagli Usa, non si sa se per difendere il paese ex sovietico o i propri obiettivi di predominio mondiale.

Non dimenticando che gli sponsor della guerra all’invasore Putin, ora santificato da Trump, sono stati proprio gli Usa e la UE, e di fronte alle dimissioni di Zelensky, messe sul tavolo della pace nobilmente, per lo meno di primo acchito, da un presidente che da “comico”, un’altro scherno di re Donald, sta mettendo in scena anche azioni drammatiche, l’Europa rimane l’unica a poter arginare lo strapotere americano sostenendo i diritti dell’Ucraina.

Oggi questo Paese è rimasto solo di fronte a due colossi, il russo e lo statunitense, sogna di aderire al sogno europeo ma Trump e Putin, entrambi solidali contro l’Unione Europea, lo vogliono escludere, così come l’Europa stessa, dalle trattative di pace.

Ma per evitare l’emarginazione di Kiev tutelando se stessa e la propria identità politica, l’Europa dovrà smettere di rimanere intrappolata nei soliti egoismi sovranisti e diventare finalmente un interlocutore fondamentale nello scenario mondiale in cui oggi si profila la vittoria totale della Russia con la crisi della Nato, che si era compattata nella prima fase dell’invasione, ma che ora è messa in discussione dal presidente USA, che senza UE e senza Nato, lo capirà?, a gioco lungo si troverà sguarnito e isolato. Con la Cina in agguato su tutti.

L’Europa per ora mantiene il suo “finché sarà necessario”

Domani, intanto,m una delegazione dell’Unione europea, capeggiata da Ursula von der Leyen, si recherà a Kiev per il terzo anniversario dell’inizio dell’invasione russa, per ribadire che il sostegno europeo al Paese durerà “finché sarà necessario”. In seguito, anche gli altri leader dell’Ue si riuniranno il 6 marzo per un vertice straordinario “per prendere decisioni” sull’Ucraina e la difesa europea, secondo quanto ha dichiarato il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa. In più, il presidente francese Emmanuel Macron e il premier britannico Keir Starmer, si recheranno a Washington prossimamente per discutere ulteriori misure a sostegno della sicurezza europea e per contrastare una corsa al cessate il fuoco che potrebbe eliminare gli interessi ucraini nei negoziati di pace. 

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