Effettua la tua ricerca
More results...
Mutuo 100% per acquisto in asta
assistenza e consulenza per acquisto immobili in asta
Cercare una connessione con l’economia reale, con le esigenze profonde della comunità, andando incontro alle necessità di imprese e famiglie. Potrebbero essere sintetizzati così gli imperativi che le monete complementari si propongono di adempiere. Ma cosa sono esattamente? Sono degli strumenti di pagamento che hanno una circolazione limitata (a un gruppo o a un territorio) e parallela rispetto alla valuta ufficiale di un Paese.
Essendo di natura complementare, esse sono a carattere volontario e di natura fiduciaria. Se utilizzate all’interno di un gruppo o di una comunità, possono contribuire a facilitare gli scambi, la circolazione dei beni e a possedere maggiore liquidità. In questo sta la sfida e il segreto del loro appeal.
Promuovere l’economia reale: un mantra che risuona dalle origini sino ad oggi
Pionieristica fu l’esperimento del Simec, lanciato dal professor Giacinto Auriti nel 2000. La moneta complementare venne introdotta nel suo comune natale di Guardiagrele, in Abruzzo, con l’appoggio della locale amministrazione comunale, che creò addirittura un assessorato ad hoc.
Il tasso di cambio con la lira era di uno a uno, ma con valore raddoppiato rispetto a quest’ultima. L’iniziativa ebbe un discreto successo nella piccola comunità abruzzese, ma venne bruscamente interrotta da un provvedimento della magistratura pochi mesi dopo la sua introduzione.
Auriti si disse però soddisfatto poiché – al di là del respiro economico dato ai commercianti locali – era riuscito a dimostrare il valore indotto della moneta, ovvero il valore legato alla sua accettazione e circolazione. Un aspetto che per molti versi si collega al tema dell’economia reale, al quale tutte le monete complementari prestano particolare attenzione.
Al servizio dell’economia reale: le monete complementari nel nostro Paese
«Promuoviamo e sosteniamo l’economia reale dell’Italia intera e ti offriamo un’alternativa di business sostenibile, affidabile e solidale», si legge sul sito internet di Sardex-Pay. Quest’ultima si presenta come una community a cui aderiscono migliaia di imprese in tutta Italia. Al suo interno è possibile pagare in Sardex, «preservando così il proprio conto Euro».
L’offerta di SardexPay prevede l’apertura di un conto digitale per effettuare e ricevere pagamenti, senza utilizzare gli euro. Un Sardex equivale a un euro, ma utilizzando il conto che propone si abbattono i costi di transazione, si velocizzano i tempi degli scambi e si investe a tasso zero. Un’iniziativa simile, è quella portata avanti dalla brianzola Linx. Quest’ultima ha dato vita a un circuito dove si «scambiano beni e servizi in cambio di crediti Linx che possono essere spesi per acquistare altri prodotti e servizi offerti dalle altre aziende della rete». Il suo punto forza è l’ottenimento dell’accesso al credito in maniera facilitata e, anche qui, la velocizzazione degli scambi.
Conoscersi, fare sistema, velocizzare gli scambi avendo a disposizione tutti gli strumenti possibili per «facilitare le relazioni tra soggetti economici operanti sul territorio e per fornire loro strumenti di pagamento e di credito paralleli e complementari», è anche la missione di Venetex, che sul proprio sito internet si presenta come circuito di credito commerciale. Come si intuisce già dal nome, oltre a offrire servizi simili a Sardex e Linx, esso si promuove di riattivare consumi e produzioni locali al fine di ancorare la ricchezza al proprio territorio, cioè il Veneto.
I possibili rischi e abusi
A fronte di aspetti evidentemente positivi che le monete complementari presentano, tanto da essere state oggetto di normative in diverse regioni italiane (tra cui il Lazio, la Lombardia, il Veneto, l’Emilia Romagna ecc.), immancabilmente possono prestarsi ad abusi.
L’esempio argentino è emblematico in tal senso. Si tratta infatti di uno Stato che vive una situazione economica burrascosa da decenni ormai. Allo stesso tempo, presenta un numero altissimo di sperimentazioni di monete complementari, i cui benefici reali sono fonte di acceso dibattito. (La Nacion, Quintela y otro fracaso anunciado: adiós a los Chachos, 29/01/2025).
L’accusa che talvolta viene mossa contro il loro utilizzo è infatti quella di voler furbescamente eludere l’equilibrio fiscale tra entrate e uscite, generando un deficit di spesa. Aspetto che riposa su più di un fondamento, ma che del resto dipende dalle reali intenzioni di colui o di coloro che decidono di ricorrere al suo utilizzo e non dallo strumento in sé.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link