550mila pazienti in fuga verso le cliniche del Nord per cure mediche

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 PESCARA – La mobilità sanitaria passiva continua a rappresentare una delle più grandi criticità per il sistema sanitario abruzzese. Secondo il report 2023 dell’Agenzia Sanitaria Regionale (Asr), il 56% delle dimissioni ospedaliere dei residenti abruzzesi avviene in strutture private fuori regione, contro il 44% delle strutture pubbliche. Ma il dato diventa ancora più allarmante quando si analizzano le prestazioni ad alta complessità, dove la percentuale di pazienti che si rivolge alle cliniche private del Nord sale addirittura al 69,5%.

L’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali (Agenas) conferma il trend e sottolinea che nel solo 2023 ben 17.268 pazienti abruzzesi sono stati dimessi da strutture sanitarie private extraregionali. Numeri che si inseriscono in un quadro più ampio di quindici anni di criticità e che portano a un saldo economico negativo superiore agli 800 milioni di euro. Ma il problema è destinato ad aggravarsi. Nel solo 2023, infatti, la mobilità passiva ha generato per la Regione Abruzzo una spesa di oltre 138 milioni di euro, con un saldo negativo di meno 60 milioni di euro, se si considera anche la mobilità attiva, ovvero i pazienti provenienti da altre regioni per curarsi in Abruzzo. L’Asr lancia un chiaro segnale d’allarme: il crescente flusso di pazienti verso le strutture private accreditate fuori regione non solo aumenta i costi per la sanità abruzzese, ma evidenzia anche le lacune del sistema sanitario locale, incapace di trattenere i propri assistiti.

DOVE VANNO I PAZIENTI ABRUZZESI?

Le regioni che traggono i maggiori benefici economici dalla mobilità passiva dell’Abruzzo sono principalmente quattro: Marche, Emilia-Romagna, Lombardia e Lazio. Secondo i dati raccolti nel 2023:

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1)Il Lazio ha incassato 36.612.039 euro, di cui 26,3 milioni per ricoveri chirurgici e 10,2 milioni per prestazioni mediche.

2)Le Marche hanno ricevuto 35.626.568 euro, di cui 24,2 milioni per interventi chirurgici e 11,3 milioni per cure mediche.

3)L’Emilia-Romagna ha ottenuto 27.234.376 euro, con una spesa di 23,6 milioni per operazioni chirurgiche e 3,6 milioni per cure mediche.

4)La Lombardia ha incassato 11.473.360 euro, di cui 9,5 milioni per chirurgia e 1,9 milioni per prestazioni mediche.

Si tratta di un vero e proprio fiume di denaro dirottato verso le strutture sanitarie private e pubbliche fuori regione, una tendenza che si protrae da oltre quindici anni e che rischia di aggravarsi ulteriormente se non si attuano misure correttive efficaci.

L’ORTOPEDIA IN PRIMA LINEA: UN PAZIENTE SU QUATTRO CURATO FUORI REGIONE

L’analisi della distribuzione dei ricoveri per disciplina mostra come alcune aree specialistiche siano particolarmente colpite dalla mobilità passiva. Tra queste, spiccano:

1)Ortopedia e traumatologia: il 72% delle dimissioni avviene in strutture private fuori regione.

2)Recupero e Riabilitazione: 93% dei pazienti si affida a strutture extraregionali.

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3)Lungodegenza: 86% delle dimissioni avviene al di fuori dell’Abruzzo.

Nello specifico, l’Ortopedia è la disciplina che pesa maggiormente sulle casse della sanità abruzzese. Nel 2023, il 25,3% dei ricoveri totali fuori regione ha riguardato questo settore, con una spesa che ha superato 41,5 milioni di euro. Seguono le patologie cardiocircolatorie (10,3%, pari a 22 milioni di euro) e le malattie del sistema nervoso (7,83%, per un costo di 14 milioni di euro). Un dato interessante riguarda le principali prestazioni sanitarie per cui gli abruzzesi si spostano maggiormente verso le strutture private del Nord. Tra gli interventi più richiesti figurano: Sostituzioni di articolazioni maggiori e reimpianti degli arti inferiori (es. protesi d’anca), che incidono per 11 milioni di euro sul budget regionale. Interventi su spalla, gomito e avambraccio. Operazioni al piede. Secondo il report Asr, però, non vi sono evidenze che dimostrino una maggiore qualità dell’assistenza fuori regione rispetto a quella offerta in Abruzzo, il che solleva interrogativi sull’effettiva necessità di questa emigrazione sanitaria.

LE CAUSE DEL PROBLEMA E LE SOLUZIONI POSSIBILI

L’origine del problema è da ricercare anche nelle politiche regionali degli ultimi anni. Dal 2010, la quota destinata alla spesa sanitaria accreditata è progressivamente diminuita, passando dall’8,5% al 4,7%, con un taglio drastico da oltre 200 milioni di euro a circa 140 milioni di euro l’anno. Se da un lato questa riduzione è stata presentata come una misura di spending review, dall’altro ha finito per alimentare la mobilità passiva, costringendo migliaia di pazienti a cercare cure fuori regione.

Per invertire questa tendenza, sarebbe necessario adottare alcune misure correttive, tra cui:

1)Maggiori investimenti nella sanità regionale, con un incremento del budget per le strutture accreditate in Abruzzo.

2)Accordi di confine con le regioni limitrofe per trattenere i pazienti e limitare il drenaggio economico.

3)Potenziare le infrastrutture ospedaliere e le attrezzature mediche, riducendo i tempi di attesa per interventi complessi.

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4)Aumentare il personale medico specializzato, così da garantire un’offerta sanitaria competitiva con quella delle regioni del Nord.

Fino a quando queste misure non verranno attuate, l’Abruzzo continuerà a vedere centinaia di migliaia di pazienti emigrare ogni anno, con un impatto devastante non solo sulla sanità, ma anche sulle risorse economiche della Regione. 



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