Così il clan Santapaola aveva messo le mani sul seggio all’Ars: cosa c’è nelle carte che inchiodano Giuseppe Castiglione

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«La mia campagna elettorale è stata corretta e trasparente». Parlava così a fine settembre 2022 il deputato regionale Giuseppe Castiglione, all’indomani del blitz “Sangue Blu” che portò in carcere Domenico Colombo con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. L’ex dipendente della Sostare (partecipata delle strisce blu confluita in Amts), che amava “pubblicizzare” sui social la sua “connessione” con i Santapaola-Ercolano, pubblicò su TikTok un selfie con Castiglione in occasione dei festeggiamenti della sua elezione all’Ars. A distanza di tre anni quella foto diventa quasi una cupa premonizione su quello che è accaduto ieri mattina all’alba.

Tutte le accuse

I carabinieri del Ros hanno bussato a casa di Giuseppe Castiglione, gli hanno consegnato il faldone dell’inchiesta, e lo hanno accompagnato al carcere di Bicocca. L’accusa è voto di scambio politico-mafioso. La gip Anna Maria Cristaldi ha accolto la richiesta della pm Raffaella Vinciguerra e ha disposto la misura cautelare. In totale sono stati 19 gli arresti (su 27 indagati) dell’operazione denominata Mercurio: nome ispirato alla mitologia greca e latina secondo cui il dio avrebbe avuto una certa velleità “al mercimonio”. In cella sono finiti altri tre politici: il consigliere comunale Matteo Marchese (che ha presentato Colombo a Castiglione), il sindaco di Ramacca, Nunzio Vitale e il vicepresidente del consiglio della cittadina del carciofo, Salvatore Fornaro.

Capitolo Ramacca

Sul capitolo Ramacca, c’è da dire che la famiglia mafiosa calatina avrebbe «condizionato» l’esito delle ultime amministrative, avvenute lo scorso 11 ottobre 2021. L’accordo avrebbe previsto l’impegno degli affiliati a procurare voti a favore dei due politici finiti ieri in manette (Vitale e Fornaro) in cambio «dell’affidamento di lavori pubblici a ditte segnalate» dalla cosca mafiosa.

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Piazza Federico di Svevia

Atterriamo nuovamente a Catania. E precisamente in piazza Federico di Svevia dove sorge l’imponente Castello Ursino. Questa zona ha una storica squadra mafiosa collegata alla famiglia mafiosa dei Santapaola-Ercolano. Il primo leader è stato Natale D’Emanuele. Cognome più volte finito nelle inchieste della procura catanese per gli affari illeciti collegati al caro estinto. Un settore imprenditoriale che si ripropone nel blitz di ieri. Infatti Rosario Bucolo, considerato l’organizzatore della squadra mafiosa decapitata dal Ros, avrebbe accettato di “sostenere” Giuseppe Castiglione con la promessa di poter mettere mani nella gestione del camposanto catanese (ne parliamo in maniera approfondita in un altro articolo nella pagina).

La cerniera tra mafia e politica

L’uomo cerniera tra mafia e politica sarebbe stato Colombo. Che avrebbe non solo aiutato Marchese a uscire vittorioso dalle comunali di Misterbianco, ma sarebbe stato un procacciatore di voti anche per Castiglione durante la campagna elettorale delle Regionali. Colombo avrebbe messo in contatto Castiglione con Bucolo e con Antonino Bergamo, chiamato Nino Sferro. Ma anche con Ernesto Marletta e Andrea Corallo. Leggendo le centinaia di pagine di intercettazioni si parla di sistemazione di chioschi, di incontri a Librino, di cene elettorali con personaggi in odor di mafia. Ed è in queste occasioni che Marchese cerca di frenare lo spirito social di Colombo: guai a caricare foto “compromettenti”.La gip è molto precisa: «La scelta dell’associazione mafiosa di appoggiare la candidatura di Castiglione all’Ars» sarebbe stato «il risultato di un percorso portato avanti da Colombo e iniziato nel mese di ottobre 2021».

La “spinta” dei santapaoliani

Le presentazioni con i santapaoliani, che avrebbero dato una spinta al deputato regionale nella conquista di un posto al sole all’Ars, sarebbero avvenute nell’autunno del 2021. Insomma con largo anticipo rispetto al voto. Colombo sarebbe andato nell’agenzia di pompe funebri San Marco – ieri messa sotto sequestro preventivo – e avrebbe palesato «l’opportunità per l’associazione mafiosa di appoggiare, alle successive elezioni regionali, l’allora presidente del consiglio comunale di Catania, del quale garantiva il rispetto di qualsivoglia accordo nell’interesse di cosa nostra catanese».Colombo avrebbe sponsorizzato Castiglione sottolineandone «la disponibilità». Un fattore che avrebbe fatto la differenza. Bucolo infatti avrebbe detto: «Nu putemu assittari». Un chiaro segno positivo a un possibile sostegno, ma in cambio il candidato avrebbe dovuto assecondare le richieste: «Mi devono dare quello che deve dare». Precisando che si trattava di favori: «Se lui mi da qualcosa che mi può agevolare». Gli “aiutini” non sarebbero stati personali ma «nell’interesse del gruppo mafioso di appartenenza» . «Agevolare significa che io ai cristiani 10 gli devo dare», avrebbe spiegato Bucolo escludendo a priori promesse di denaro in cambio di voti: «Noi non parliamo di soldi».

Castiglione può fare quello che vuole

Per tutta risposta Colombo, ricordando la carica di presidente del Consiglio che all’epoca Castiglione ricopriva a Palazzo degli Elefanti, avrebbe affermato: «Può fare quello che vuole a Catania, perché lui comanda dopo il sindaco».Il boss del gruppo mafioso del Castello Ursino avrebbe avuto le idee chiare su come “procacciare” preferenze. E tra le strategie elencate a Colombo mette anche l’avvio di un patronato, che avrebbe avuto un doppio vantaggio. Uno economico per lui e uno per la campagna elettorale. Già avrebbe avuto anche il posto giusto dove ospitarlo. «Gli faccio vedere anche una bottega che abbiamo là, gli dico che vogliamo fare un patronato, se lui ci dà l’appoggio per poter mettere una persona per il patronato là… capito? e incominciamo a fare i numeri». Traduzione: i voti.





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