Venture Capital in Italia, 7 miliardi di euro sulle startup

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Il Venture Capital italiano cresce, si muove, cambia e si adatta sviluppando nuovi trend, senza mai perdere d’occhio le novità e l’importanza delle trasformazioni in atto in tutto il mondo. Le attività di investimento proseguono superando i confini e puntando lo sguardo su idee e concetti sempre più moderni, contribuendo in maniera sensibile allo sviluppo dell’ecosistema dell’innovazione del Paese.

A confermarlo è P101, player leader del venture capital italiano con focus internazionale, che ha approfondito l’evoluzione del settore in cui opera da oltre 10 anni nella sua analisi State of Italian VC.

Il venture capital italiano in cifre

Secondo il report, il VC in Italia ha investito circa 7 miliardi di euro nelle startup negli ultimi cinque anni, contribuendo alla crescita di oltre 14.000 imprese innovative. Nel solo 2024, il settore ha movimentato 1,1 miliardi di euro, con un aumento significativo nel capitale mediano investito per singola startup, che ha raggiunto i 540.000 euro, più che raddoppiando rispetto all’anno precedente. Le startup italiane, che rappresentano l’84% delle imprese innovative del Paese, hanno generato nel 2024 un fatturato complessivo di 8,6 miliardi di euro, con un’occupazione di oltre 60.000 persone: un dato che dimostra l’impatto positivo degli investimenti VC nel tessuto economico nazionale.

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Eppure, nonostante l’Italia si sia posizionata al decimo posto in Europa per investimenti complessivi negli ultimi cinque anni, il Paese rimane quartultimo nella classifica degli investimenti pro-capite, con soli 114 euro per abitante, un valore nettamente inferiore rispetto a economie comparabili come Francia, Germania e Spagna.

Le tipologie d’investimento e i poli geografici

Uno degli aspetti chiave dell’evoluzione del settore riguarda la diversificazione degli investimenti: se fino a pochi anni fa il VC italiano si concentrava prevalentemente su settori come il FinTech, l’E-Commerce e il SaaS, nel 2024 si è registrato un forte spostamento verso tecnologie di frontiera come il CleanTech, l’Automazione e l’Aerospaziale. In particolare, il CleanTech ha attratto investimenti per 306 milioni di euro (+71% rispetto al 2023), seguito dallo Space Technology con 161 milioni di euro (+233%) e dalla Robotica e Droni con un incremento del 443% rispetto all’anno precedente.

Nonostante la crescita dell’ecosistema, permangono alcune criticità strutturali. Il mercato italiano è ancora fortemente concentrato sulle operazioni Pre-Seed, che rappresentano il 56% del totale ma attraggono solo il 5% del capitale. Al contrario, le operazioni Late Stage, pur essendo solo il 16% delle transazioni, assorbono il 69% del capitale totale investito: uno squilibrio che evidenzia la necessità di rafforzare il supporto finanziario alle fasi di crescita delle startup per favorire il consolidamento e l’espansione internazionale delle aziende innovative.

Dal punto di vista geografico, il Nord-Ovest continua a essere il principale polo del venture capital italiano, attirando il 76% del capitale totale investito, con Milano che guida il settore FinTech e Roma che emerge come centro di riferimento per l’Intelligenza Artificiale. Anche il Sud Italia però sta registrando segnali positivi, con Napoli che si distingue per investimenti crescenti in Sanità digitale e SaaS.

Exit e raccolte fondi

Sul fronte delle exit, nel 2024 si sono registrate 27 operazioni, di cui la maggior parte attraverso acquisizioni e buyout. Le IPO, invece, si sono azzerate rispetto alle tre del 2023, confermando la difficoltà per le startup italiane di accedere ai mercati finanziari pubblici. Rispetto al panorama europeo, l’Italia sconta un ritardo significativo: nei dieci anni passati, solo 24 startup italiane sostenute da VC sono state quotate in Borsa, contro le 616 IPO registrate in Europa nello stesso periodo.

A livello di raccolta fondi, il 2024 ha visto un calo del 28% rispetto all’anno precedente, con un totale di 837 milioni di euro raccolti. Di fatto, però, la contrazione è stata meno marcata rispetto a Paesi come Francia (-45%) e Germania (-64%), a testimonianza della resilienza dell’ecosistema italiano. La presenza di investitori esteri è in costante crescita: nel 2024, il 45% dei 498 investitori in startup italiane proveniva dall’estero, con una prevalenza di fondi europei, mentre il coinvolgimento di operatori nordamericani è rimasto stabile attorno al 10-12%.

Il punto sul venture capital italiano

Come sottolinea Andrea Di Camillo, Founder e Managing Partner di P101, «in dieci anni il venture capital italiano si è trasformato diventando un’industria: siamo passati da circa 30 a 150 operatori di VC, abbiamo decuplicato la capacità di investimento e contribuito allo sviluppo di imprese innovative in cui sono stati investiti quasi 9 miliardi di euro. Tutto questo, mentre i fondi sono diventati un asset class interessante».

Non è però tutto oro quello che luccica: «resta ancora molto da fare per colmare il gap con altri Paesi europei. Investimenti pro-capite in fondo alla classifica europea generano ovvie conseguenze: meno aziende, operatori sottodimensionati, meno storie di successo, maggiore difficoltà ad espandersi internazionalmente e quindi un processo di rinnovamento imprenditoriale con cicli più lunghi. Il mercato deve diventare più dinamico e il VC deve continuare a crescere con il supporto di capitali pazienti, perché l’orizzonte temporale dell’innovazione non può essere di breve termine».

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«Questi capitali iniziano ad arrivare anche da oltre confine, da investitori consapevoli che questo è il momento di investire sull’innovazione europea e che l’Italia può rappresentare un’opportunità perché l’ecosistema del VC ha oggi basi solide ed è entrato in una nuova importante fase di sviluppo. Ma non è solo una questione di capitale. La diffusione in Italia di una cultura del valore dell’innovazione e della nuova imprenditorialità – conclude Di Camillo – può liberare risorse, anche finanziarie, ed alimentare un ciclo virtuoso indispensabile a non lasciare il Paese indietro in una fase di grandi cambiamenti come quello attuale».



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