A Rapone l’evento “Il dialetto come presidio dell’identità civica”. I dettagli

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Un evento dal particolare valore, quello promosso dall’UNPLI Basilicata e dalla Pro Loco di Rapone sul tema “Il dialetto come presidio dell’identità civica”, e ospitato domenica scorsa nella sala consiliare del Comune di Rapone.

L’iniziativa è stata divisa in due momenti dedicati.

Ad aprire l’evento i saluti istituzionali a cura di:

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  • Felicetta Lorenzo, sindaco del Comune di Rapone;
  • Angelica Cappiello, presidente Pro Loco Rapone e vicepresidente UNPLI Basilicata;
  • Vito Sabia, presidente UNPLI Basilicata;
  • Pierfranco De Marco, consigliere nazionale UNPLI Basilicata;
  • Michele Zuardi, consigliere regionale UNPLI Basilicata;
  • Michele Sacino, socio storico Pro Loco Rapone.

A introdurre è stata la relazione di Potito Paccione, ricercatore del Centro internazionale di Dialettologia dell’Università di Basilicata.

Il convegno è stato anche occasione privilegiata per la consegna ufficiale dei riconoscimenti e delle menzioni agli autori che hanno rappresentato la regione lucana al premio nazionale “Salva la tua lingua locale”, edizione 2024.

I premi sono stati attribuiti a:

  • Rosa Gialdino, secondo classificato ex aequo sezione premio “Tullio De Mauro”, tesi di laurea;
  • Rosa Pugliese, primo classificato sezione poesia inedita;
  • Vincenzo Bochicchio, menzione speciale sezione prosa edita.

Un ulteriore riconoscimento alle Pro Loco UNPLI Basilicata per l’impegno nella diffusione del premio: si tratta di Cigliano, Montalbano Jonico, Irsina, Avigliano, Corletana, Grumento Nova, Latronico, Marsico Nuovo 93, Senise, Terra dei Padri – Paterno, Tramutola e Viggiano.

Nel corso della serata, che ha visto una cospicua ed entusiasta partecipazione di pubblico, il sindaco ha sottolineato come il dialetto sia una connotazione identitaria e che, in quanto tale, abbia una proiezione precisa in termini culturali.

La Cappiello si è detta particolarmente orgogliosa di accogliere un appuntamento di risonanza nazionale a Rapone e di come siano fondamentali la ricerca, lo studio e la divulgazione dei dialetti alle nuove generazioni, perché si possa ricordare ciò che si è stati e guardare al futuro con consapevolezza.

Il presidente Sabia ha ribadito:

“La vivacità culturale delle comunità dipende dal lavoro sinergico delle istituzioni e delle associazioni.

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Il dialetto è stato spesso relegato a una dimensione marginale, ma rappresenta un codice di appartenenza.

Non è solo una variante linguistica ma un sostanziale patrimonio letterario, perché traduce esperienze e custodisce i sentimenti, è un riflesso della storia e della tradizione.

Per questo motivo, insegnarlo e promuoverlo può agevolare il riconoscimento del DNA culturale dei cittadini”.

Il consigliere De Marco ha riportato:

“Il mondo delle Pro Loco è un tramite esclusivo per conoscere gli affascinanti borghi italiani e lucani, nella fattispecie, e rappresenti opportunità sempre nuove.

Necessario, quindi, mettere in campo strategie a difesa dei valori tradizionali e nel fare rete con tutti gli interlocutori che vivono le dimensioni territoriali.

Il premio il cui respiro è nazionale, ci collega a un lavoro sul patrimonio immateriale.

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Attraverso un censimento promosso dalla Fondazione Pro Loco Italia, è proprio la Basilicata molto prodiga nel trasferire i suoi riferimenti”.

Zuardi ha rimarcato come ci sia stato, per un lungo periodo, un fenomeno di censura dei dialetti, mentre l’inversione di tendenza che si sta verificando negli ultimi anni lascia ben sperare che vi sia un recupero sostanziale di tradizioni incredibilmente importanti.

Sacino ha, infine, fatto notare:

“La globalizzazione ha sottratto, in molti casi, il vantaggio di confrontarsi direttamente con gli altri.

Il dialetto è un bagaglio culturale che indica l’appartenenza a un luogo e a un tempo ben specifici.

È un mezzo che dà forma alle parole, è l’espressione di un popolo, un abito fatto su misura con un’anima”.

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Paccione, nella sua eloquente relazione, ha detto:

“Il dialetto avvicini alla comunità e che non vi sia differenza tra la lingua e il dialetto, se non rispetto al carattere dell’ufficialità e all’estensione del territorio in cui vengono usati.

La valorizzazione e la tutela sono elementi che aiutano a combattere la dispersione e, talvolta, la stigmatizzazione dei dialetti.

La lingua locale è, senza dubbio, la migliore espressione dell’identità civica”.





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