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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 26.02.2025 – Vik van Brantegem] – Alla vigilia del terzo anniversario della guerra della Russia contro l’Ucraina – «una ricorrenza dolorosa e vergognosa per l’intera umanità!» – ha detto Papa Francesco nel testo preparato per l’Angelus di domenica 23 febbraio 2025 – abbiamo proposto alla riflessione l’Editoriale Difendiamo Zelensky del Direttore de il Fatto Quotidiano, Marco Travaglio [QUI]: “Ora che la guerra è persa, la vergogna di questa tragedia annunciata ricade su chi ha illuso e ingannato il poveretto a suon di menzogne”.
Avendo ricordato l’appello di Papa Franceso di un anno fa, di fermare ogni guerra, “inutile strage”, il 20 febbraio 2025 nell’articolo Trump vuole la fine dell’inutile strage in Ucraina e prende il Continente Rimbambito a calci in faccia [QUI] abbiamo riportato un post di Mario Adinolfi sulle parole del Presidente statunitense, Donald Trump, sull’inutile e sanguinosa guerra in Ucraina; il punto di vista di un esperto, Kishore Mahbubani, illustre ricercatore presso dell’Asia Research Institute della National University of Singapore; e un post di Guglielmo Mengora, introdotti da Marco Tosatti su Stilum Curiae: «Le dichiarazioni di Donald Trump sull’inutile guerra, che avrebbe potuto fermarsi nell’aprile 2022 a Istanbul, con un accordo già parafato (dichiarazione del Ministro degli Esteri ucraino dell’epoca) fatto saltare dal viaggio lampo di Boris Johnson che spinse il fantoccio Zelensky a proseguire in quello che era evidentemente un inutile massacro, hanno provocato reazioni furiose (Mentana, Minzolini, fra gli altri, ben noti servitori del regime e dei fabbricanti di morte). Vogliamo anche ricordare una volta di più che l’Ucraina, guidata da un presidente scaduto nel 2024, dove le elezioni sono state cancellate, dove i partiti e i media di opposizione messi a tacere con la forza, non è una democrazia».
Poi, il 22 febbraio 2025 abbiamo riportato l’articolo Una storia attuale. Il genocidio dei Polacchi in Volinia e gli errori di Zelensky di Włodzimierz Rędzioch [QUI]: «Questa pagina nera della storia getta un’ombra preoccupante anche sulla situazione odierna. Per tanti anni si è parlato poco dei crimini dell’UPA e di Bandera. La situazione è cambiata con la creazione nel 1991 dell’Ucraina indipendente che ha tentato d’individuare gli “eroi nazionali”. Ed è in quel contesto che è stata “ripescata” la figura di Bandera come padre della Patria. All’inizio il culto di Bandera era apparso nella zona occidentale dell’Ucraina, culla dell’UPA. Tuttavia, con il passare del tempo è stato sfruttato anche dai politici nazionali. Nell’Ucraina “democratica” sono stati eretti monumenti di criminali di guerra come Dmytro Klyachkivsky, il comandante dell’UPA in Volinia, il principale responsabile dell’eccidio dei Polacchi, e lo stesso Bandera. Anche i politici ucraini hanno cominciato a presentarli come patrioti tacendo sui loro crimini contro l’umanità. In questa situazione la propaganda russa ha avuto un gioco facile nel colpire gli Ucraini parlando della “glorificazione dell’eredità nazista” a Leopoli e Kiev e per presentare l’Ucraina come un Paese che sta costruendo la propria identità su basi fasciste».
Proseguendo con l’intento di facilitare una valutazione sull’anniversario dei tre anni di follia in Ucraina, oggi proponiamo due commenti pubblicati da InsideOver [*]: Ucraina, la guerra compie tre anni. Il disastro di chi non ha voluto la pace di Fulvio Scaglione del 24 febbraio 2025 e Tre anni di conflitto ucraino: quando la guerra non va a tempo con l’informazione di Davide Bartoccini del 25 febbraio 2025.
È chiaro che hanno vinto la guerra gli USA e la Russia e che hanno perso la guerra l’Unione Europea e l’Ucraina.
Ucraina, la guerra compie tre anni. Il disastro di chi non ha voluto la pace
di Fulvio Scaglione
InsideOver, 24 febbraio 2025
Alzi la mano chi pensava che tre anni dopo saremmo stati ancora qui a dolerci per la guerra in Ucraina, per le distruzioni, l’enorme quantità di vittime (qui un bilancio del Wall Street Journal [QUI], credibile e/o opinabile come tutti questi bilanci, a causa della censura militare delle parti), le conseguenze sociali ed economiche che dai Paesi in lotta si estendono all’intera Europa? Chi scrive la mano la tiene molto bassa e in un certo senso non riesce ancora a credere che il 24 febbraio del 2022 la Russia abbia deciso di invadere l’Ucraina. È la confessione di un ingenuo in un mondo di smagati analisti. Ma se penso, un caso per i molti, alla von der Leyen che già nel 2022 annuncia trionfante [QUI] che i russi devono prendere i microchip dai frigoriferi e dalle lavatrici per far volare i missili e che l’industria bellica russa è “a pezzi”, e rivedo i frenetici applausi dell’inclito pubblico, mi tengo stretto il mio stupore, che se non altro non ha fatto danni.
Perché il punto è proprio questo. Fatta salva la decisione di Vladimir Putin del 24 febbraio di tre anni fa, in violazione come minimo del Memorandum di Budapest del 1994 (Kiev cedeva a Mosca, che si impegnava a smantellarle, le armi atomiche in cambio del rispetto della sovranità e dei confini), sulle radici profonde di questa guerra si può discutere all’infinito. Ma sul perché sia durata tre anni e non sia ancora finita, nonostante l’irruzione sulla scena di Donald Trump, le discussioni stanno quasi a zero.
La scelta della guerra
Ricordiamo gli eventi delle prime settimane di guerra. L’invasione russa punta direttamente su Kiev, nell’evidente intento di sbandare le autorità ucraine. Volodymyr Zelensky, però, rifiuta l’invita degli Usa a espatriare a resta in patria, consolidando così la resistenza ucraina. Il primo obiettivo dei russi quindi fallisce e le truppe di Mosca, già arrivate a trenta chilometri dalla capitale, si ritirano. Poche settimane dopo, non a caso, comincia in Bielorussia una serie di trattative che già intorno a metà aprile producono una bozza di intesa che prevede, in sintesi, il ritiro delle truppe russe dai territori occupati fuori dal Donbass (il Donbass avrebbe avuto una successiva trattativa a parte) e la neutralità dell’Ucraina. Si arrivò davvero vicini a un accordo, come poi confermato da fonti ucraine [QUI] insospettabili quali, per esempio, il capo-negoziatore ucraino David Arakhamia e l’altro negoziatore ucraino Oleksandr Chalyi. Chi ha potuto accedere ai documenti di allora lo ribadisce [QUI].
Ma l’accordo non fu siglato, né in Bielorussia né nei successivi round di incontri tenuti in Turchia. Naturalmente la responsabilità è stata poi tutta addossata alla Russia, alle pretese del Cremlino. Ma è impossibile non vedere il concorso di colpa dell’Occidente. L’idea prevalente, allora, sia negli Usa di Joe Biden, sia nel Regno Unito di Boris Johnson sia nella Ue di Von der Leyen e soci, era che bisognava approfittare dell’invasione per infliggere alla Russia una sconfitta strategica, tale da annichilire le sue capacità militari per lungo tempo e, se possibile (cfr Joe Biden: “Putin non può restare al potere”), provocare un regime change a Mosca. In altre parole: di fronte alla prospettiva di una pace imperfetta e tutta da costruire per ridare giustizia agli ucraini, l’Occidente ha scelto di prolungare una guerra che in ogni caso sarebbe stata combattuta solo dagli ucraini.
Un disastro per l’Ucraina
E quindi eccoci qui, tre anni dopo, a fare i conti con i disastri provocati da quella cinica scommessa. L’Ucraina (e diciamolo chiaro: i loro sacrifici sono l’unica cosa nobile di questa storia schifosa) è oggi un Paese devastato (a fine 2024 il danno alle infrastrutture era stimato in 1 triliardo di dollari), incapace di reggersi sulle proprie gambe (e già prima della guerra era il Paese più povero d’Europa), socialmente mutilato (47 milioni di abitanti prima della guerra, più o meno 28 adesso), con il 20% del territorio (dove, secondo il Presidente Zelensky [QUI], ci sono 350 miliardi di risorse naturali) occupato dai russi. E che si accinge a discutere di quella che sembra diventare ogni giorno di più una pace capestro. Perché da un lato le questioni con la Russia sono le stesse della bozza di accordo dell’aprile 2022, e dunque da questo lato si è combattuto inutilmente per tre anni. E dall’altro è cambiato il clima internazionale, Trump non è Biden e addirittura chiede a Zelensky di essere indennizzato per gli aiuti finora forniti, negandogli intanto l’ingresso nella Nato e le famose “garanzie di sicurezza”.
Continuare a combattere, come purtroppo consigliavano i vari Biden, Johnson e Von der Leyen (ma non i militari: Mark Milley, capo degli stati maggiori riuniti Usa, spingeva invece per la trattativa [QUI]), è stata per l’Ucraina una disgrazia totale. Così come è stata una sciagura per l’Unione Europea, totalmente appiattita sulle posizioni Usa e oggi in crisi politica ed economica e totalmente spiazzata dalle posizioni di Trump, che semplicemente la ignora.
La vittoria degli USA
Sulla pelle degli ucraini e sul benessere degli europei hanno di sicuro portato a casa un buon guadagno gli americani. Anche se non fosse arrivato Trump, che si appresta a massimizzarlo, Washington era riuscita a staccare la Ue dal suo massimo fornitore di risorse energetiche, la Russia, tagliando le gambe al modello economico (energia a basso costo – trasformazione – esportazioni) che per decenni ci aveva garantito prosperità e, sfruttando l’incubo della guerra russa, promuovendo un ulteriore allargamento della Nato (i cui confini ora coincidono con quelli della Ue, senza che questo ci faccia sentire più sicuri di prima, e infatti corriamo a comprare armi) e riducendo l’Europa in uno stato politico di vassallaggio. E tutto questo gli Usa sono riusciti a farlo senza perdere un soldato e, anzi, sfruttando le necessità dell’Ucraina, riempiendo di sussidi il loro apparato industrial-militare, visto che a Kiev non sono stati dati soldi per comprare le armi ma armi prodotte e quindi pagate negli Usa). E ora, per chiudere il cerchio, chiedono pure il rimborso spese agli ucraini.
A carissimo prezzo ma ha vinto anche la Russia. Contano relativamente poco, in questo giudizio, i dieci chilometri in più o in meno conquistati nel Donbass. Conta che l’intero Occidente non è riuscito a piegarla né con le sanzioni economiche né con le forniture militari a un esercito, quello ucraino, che solo gli sciocchi possono sottovalutare, visto che già prima della guerra, per opera del presidente Petro Poroshenko, disponeva di 250 mila uomini addestrati dalla Nato, in un Paese (povero, come si diceva) che per la Difesa spendeva il 6% del Pil. Il re occidentale è nudo, ha detto la Russia di Putin. Fa combattere gli altri e non riesce a vincere. dunque un altro mondo è possibile. Un messaggio planetario che non è rimasto senza conseguenze: non è un caso se proprio in questi anni i Brics, l’organizzazione in cui Russia e Cina sono parte decisiva, hanno raddoppiato i Paesi membri.
Tre anni di conflitto ucraino: quando la guerra non va a tempo con l’informazione
di Davide Bartoccini
InsideOver, 25 febbraio 2025
Il 24 febbraio del 2022 un conflitto convenzionale causato dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia ha riporta la guerra ad alta intensità in Europa, sconvolgendo l’Occidente che pure era al corrente di una tensione, anche sfociata in azione di cosiddetta “guerra ibrida” nei Paesi che un tempo erano satelliti sovietici e che, dopo il crollo dell’Unione Sovietica, hanno iniziato a mostrare interesse per l’Alleanza Atlantica.
La prima fase del conflitto è stata ampiamente analizzata e suddivisa in “quattro fasi“: l’attacco iniziale russo lungo tre direttrici principali – da Nord verso Kiev; da Est verso Kharkiv; da Sud verso Kherson – ; il fallimento del tentativo di conquistare di Kiev e rovesciare il governo attraverso un’operazione di decapitazione orchestrata dai russi, e osteggiata dalle intelligence occidentali; la controffensiva ucraina che ha provocato una ritirata delle forze russe da Kharkiv e da Kherson; una serie di attacchi russi che hanno messo nel mirino le infrastrutture civili ed energetiche dell’Ucraina.
L’Alba rossa e inattesa
Non possiamo non ricordare come all’alba di quel giorno tante previsioni e analisi firmate da profili più che credibili vennero spazzate via dall’inaccettabile realtà: non si era trattato di una grande esercitazione, come diverse intelligence della NATO avevano auspicato. Del resto, le immagini satellitari mostravano l’ammassarsi di brigate di meccanizzate e corazzate ma essere erano prive di “linee logistiche e di rifornimento” capaci di sostenere un’operazione terrestre di cosi vasta portata. E dunque è questo il punto da cui partire.
Dopo una lunga serie di offensive e confrontoffensive che hanno portato il fronte di scontro nel settore orientale a trincerarsi per combattere una guerra di posizione scandita dai raid e bombardamenti, scanditi dalla richiesta e dall’impiego di armi di precisione; l’enorme sacrificio di uomini, mezzi e risorse, non hanno “stravolto le linee” ad eccezione delle direttrici principali del nord, dove i russi sono stati costretti a ritirarsi, e dell’Oblast di Kursk, dove gli ucraini sono penetrati in profondità e dove i russi sono attualmente impegnati a “riconquistare” il territorio occupato dagli ucraini.
Secondo quanto riportato dalla nostro Sistema d’informazione per la sicurezza della Repubblica in un accurato documento grafico [QUI] pubblicato nel 2024, la sola invasione, ossia la fase iniziale dell’operazione militare speciale per la “denazificazione” dell’Ucraina ordinata dal presidente russo Vladimir Putin e ostacolata dalla forze speciali di reazione rapida dell’Esercito ucraino allertato dalle intelligence occidentali ha provocato oltre 7 mila morti e 11 mila feriti tra i civili, generando un flusso di sfollati interni e di rifugiati all’estero che complessivamente ammonta a circa un terzo della popolazione ucraina. Attualmente, dopo tre anni di conflitto, si parla “complessivamente” di almeno un milione di vittime tra i due schieramenti e tra le vittime civili. Sarebbero almeno 6 milioni gli sfollati. Ma queste stime sono aleatorie. Pertanto possiamo solo considerare i numeri di riferimento come prospettive, non come dati certificati.
Ciò che è certo invece è che anche dopo tre anni di guerra [QUI] in Ucraina il fronte è mutato ma a guardare le carte non è “cambiato” come ci si è sempre attesi. Le grandi operazioni, costellate di piccole e medie battaglie e non da scontri decisivi, hanno dimostrato che i titoli dei giornali non hanno saputo interpretare il vero corso degli eventi. Questo perché la guerra è una cosa seria, scandita da manovre, logistica, offensive, controffensive, sacrifici estremi, meno tattica di quanto si pensi e molta, troppa morte [QUI]. Tutte realtà che non vanno al tempo dell’informazione sensazionale che la stampa vorrebbe consegnare al lettore.
Falsi miti, propaganda e controinformazione
Da quel 24 febbraio del 2022 molti falsi miti [QUI] e informazioni – spesso improbabili e al limite dell’inverosimile – sono state diffusi dalle agenzie e riprese da grandi e piccoli organi di stampa che si sono affidati a fonti dirette, fonti governative, fonti Osint e via dicendo. Il tempo ci ha dimostrato che molte di queste informazioni non corrispondevano alla realtà. Erano corrotte, viziate, confezionate in modo dozzinale per attirare l’attenzione dell’opinione pubblica che aveva bisogno di essere orientata prima e esaltata poi attraverso svolte “sensazionali” riguardanti un conflitto che si stava cristallizzando. Ricorderete forse la battaglia dell’Isola dei Serpenti, il sacrificio e la smentita; il “Fantasma di Kiev“, misterioso pilota da caccia che era entrato nel folclore e nel cuore della popolazione ucraina sotto bombardamento; Le anziane signore che avevano “avvelenato” soldati nemici e di anziani signori che avevano colpito e abbattuto aerei da caccia di quarta generazione con vecchi fucili; Putin colpito da una malattia che gli avrebbe concesso poche settimane di vita; i soldati russi ridotti a combattere con le vanghe usate come “armi bianche” perché a corto di munizioni, non solo di bombe e missili di precisione.
Ricorderete i debunker che avevano certificato ogni dettaglio del sabotaggio al gasdotto Nordstream [QUI], fino a quando non si sono dovuti ricredere. Senza comunque scusarsi per l’arroganza con cui avevano etichettato come folle un premio Pulitzer come Seymour Hersh. Potremmo portare molti altri esempi, ma non cambierebbero la nostra timida conclusione. Nell’era digitale e della guerra guerreggiata combattuta su fronti sconfinati, come nelle grandi guerre del passato, ma con la propaganda che dispone della potenza di fuoco illimitata e istantanea dei social network e dell’informazione online, saremo stati capaci di apprendere la semplice lezione che bisogna attendere prima di dare per sconfitto l’avversario [QUI]?
[*] Inside the news Over the world
Questi sono due articoli che abbiamo potuto leggere su InsideOver e che non l’abbiamo potuto leggerlo altrove. Certe notizie possiamo leggere solo su InsideOver. Se non ci fosse InsideOver, quante guerre dimenticate dai media rimarrebbero tali? Quante riflessioni sul mondo che ci circonda non potremmo fare? I giornalisti di InsideOver lavorano tutti i giorni per fornire reportage e approfondimenti di qualità in maniera totalmente gratuita. Ma il tipo di giornalismo che fanno è tutt’altro che “a buon mercato”. Se pensi che valga la pena di incoraggiargli e sostenergli, potete farlo [QUI].
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