Il caso dehors a Firenze, proroghe e decisioni complesse

Di fronte alle questioni «complesse» o «delicate», che dir si voglia, è meglio prorogare. Rimandare le decisioni, riscrivere il protocollo del protocollo del protocollo. Convocare e riconvocare tavoli di discussione che non si negano a nessuno in questa città, regione, Paese. Evitare o contenere le decisioni che scontentano qualcuno, tanto alla fine importante e decisiva pare sempre essere solo la bilancia del consenso. 

E così, di proroga in proroga, si arriverà al mantenimento dello status quo anche sui dilaganti dehors ordinari (se così si possono definire, per esempio, i mostruosi acquari di piazza Repubblica) e straordinari, quelli autorizzati a invadere il centro storico durante la pandemia che l’Oms ha dichiarato finita da due anni. 

Perché? Perché i numeri contano. Chi protesta contro i dilaganti dehors? I residenti del centro, che su Repubblica Firenze, l’assessore al commercio Jacopo Vicini ha detto essere appena 36 mila, a fronte di 10.500 locazioni brevi su un totale di 15-16 mila in tutta Firenze, per 15 milioni di presenze turistiche l’anno. 

Chi frequenta i dehors del grande mangificio del centro allora? E quanti sono? 

A gennaio, quando Palazzo Vecchio annunciò la proroga delle concessioni fino al 14 marzo, i numeri erano questi: nel 2024 in area Unesco 38 dehors solo estivi e 674 fissi e buoni per tutte le stagioni contro, rispettivamente, i 18 e 238 fuori dall’area Unesco. 

Eppure se davvero, come ha già in parte annunciato l’assessore Vicini, la proroga delle concessioni in attesa di un nuovo disciplinare del Comune ci sarà (sarebbe la terza della giunta Funaro) resta ancora sul tavolo la sproporzione del rapporto residenti/mangificio che si scontra con il numero degli anni senza rinnovo delle concessioni: 8. 

E nel frattempo cosa è successo? È successo che casi come quello di piazza Repubblica che non si sarebbero dovuti riprodurre hanno invece fatto scuola se è vero che nel solo centro Unesco i dehors per tutte le stagioni — in alcuni casi equivalgono al raddoppio del ristorante — sono oggi quasi 700 a fronte di 1.205 attività di somministrazione. 

Ma perché allora dovrebbe esserci un’altra proroga che i commercianti sperano arrivi fino a novembre? L’assessore l’ha motivata così: il governo sta per varare una legge (auguri); «le urgenze sono altre» (dopo 8 anni…) e «il tema è complesso e delicato». Sia per quanto riguarda le tariffe dei canoni sia per regole estetiche dei futuri dehors. Palazzo Vecchio starebbe aspettando il nuovo protocollo della Soprintendenza. Certo ce ne è voluto di tempo anche per quello. 

Due anni fa esatti il Comune in epoca Nardella annunciava l’inizio dei lavori. Chissà a che punto siamo… E nel frattempo si rimanda. Sembra un po’ la storia della Bolkestein e delle concessioni balneari. 

Di proroga in proroga siamo di nuovo nel limbo e sempre in attesa del governo (ri-auguri) che chissà se mai scontenterà quel bacino elettorale così prezioso. Problemi complessi, questioni delicate su cui da anni i residenti chiedono di intervenire. 

Lo stop al mangificio purtroppo si è rivelato un flop — le regole del Comune, come non impediscono l’omologazione di intere strade — e il divieto assoluto di nuove aperture in 42 vie, seppur lodevole nelle intenzioni appare, oggi, tardivo. Lo dicono i numeri. Su Ztl e dehors potevano arrivare quei segnali di discontinuità attesi dai residenti. Lasciamo ogni speranza? Di certo ci aspettano altri tavoli e protocolli…

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