Ddl sull’energia nucleare, via libera dal Consiglio dei ministri: i nuovi reattori operativi «verso il 2030»

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Redazione Economia

Nel testo dimezzati i tempi per adottare i decreti legislativi, da 24 a 12 mesi, che dovranno decidere anche sulla gestione dei rifiuti radioattivi. I Verdi attaccano: «Schiaffo ai milioni di italiani che nel 2011 dissero no»

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Approvata la legge delega sul nuovo nucleare sostenibile. Con il via libera dato dal Consiglio dei ministri il 28 febbraio, il governo ha 12 mesi per approvare uno o più decreti legislativi sulla disciplina per la produzione di energia da fonti nucleari. Inoltre, si dovranno smantellare le vecchie centrali, trovare una soluzione per la gestione di rifiuti e combustibile esaurito (che attualmente nessun Comune d’Italia vuole prendersi in carico) e puntare sulla ricerca e lo sviluppo di energia da fusione. «Abbiamo una grande responsabilità verso le future generazioni», ha commentato il ministro il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin. «Dobbiamo garantire loro energia più pulita, economica e sicura per un’Italia che vuole crescere ed essere più competitiva. E questo è il senso della legge delega sul nucleare sostenibile che abbiamo approviamo oggi». 

Le tempistiche

Ma quando potrebbero essere pronti i primi reattori? La stima rispetto all’operatività dei primi impianti di nuova generazione arriva dalla Piattaforma Nazionale per un Nucleare Sostenibile (Pniec) e dagli elementi che provengono dai vari centri di ricerca. Secondo il Pniec sarà nel prossimo decennio. Il ministro, durante la conferenza stampa, ha specificato che secondo gli analisti  i reattori di nuova generazione saranno operativi «verso il 2030».




















































Cosa contiene il testo

Scendendo più nel dettaglio, il Cdm ha dato la delega al governo di adottare, entro un anno dalla data di entrata in vigore della presente legge, uno o più decreti legislativi, anche mediante codificazione, recanti la disciplina per la produzione di energia da fonte nucleare sostenibile sul territorio nazionale, oltre che per la produzione di idrogeno, la disattivazione e lo smantellamento degli impianti esistenti, la gestione dei rifiuti radioattivi e del combustibile nucleare esaurito, la ricerca, lo sviluppo e l’utilizzo dell’energia da fusione, nonché la riorganizzazione delle competenze e delle funzioni in materia, anche mediante riordino e modificazioni della normativa vigente. 
Il testo composto da 4 articoli prevede anche che «entro ventiquattro mesi dalla data di entrata in vigore di ciascuno dei decreti legislativi», il governo possa «adottare uno o più decreti legislativi recanti disposizioni integrative e correttive». Nell’oggetto della delega, si prevede «un Programma nazionale finalizzato allo sviluppo della produzione di energia da fonte nucleare sostenibile, che concorra alla strategia nazionale per il raggiungimento degli obiettivi di neutralità carbonica, a garantire al Paese la sicurezza e l’indipendenza energetica, a prevenire i rischi di interruzione della fornitura di energia e a contenere i costi della stessa».

Pichetto Fratin: «Pronti a confrontarci con tutti»

Secondo Pichetto Fratin, «l’Italia è pronta ad affrontare le sfide del futuro» con «un progetto ambizioso su cui siamo aperti a confrontarci con tutti coloro che, al di là di ogni impostazione ideologica, hanno davvero a cuore il futuro, la sicurezza e la crescita del Paese». A fargli eco il vicepresidente del Consiglio e Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale Antonio Tajani: «Questa è una giornata storica per l’Italia: con l’approvazione della legge delega sul nuovo nucleare comincia un percorso, in Parlamento e nel Paese, verso il futuro energetico sostenibile. Chiedo agli italiani di guardare a questo provvedimento con uno spirito propositivo e non pregiudiziale, ha aggiunto Tajani. «Per Forza Italia il nuovo nucleare sostenibile è un punto qualificante del programma, che coerentemente portiamo avanti per il bene del Paese».

Bonelli (Avs): «Chi pagherà tutto questo?»

Non è dello stesso parere Angelo Bonelli, deputato di Avs e co-portavoce di Europa Verde, che chiede: «Quanto costerà il programma nucleare del governo? Chi pagherà? E quali effetti avrà sulla bolletta degli italiani, considerato che il costo del nucleare sarà quasi il triplo di quello delle rinnovabili?». Secondo i dati forniti dall’International Energy Agency (IEA) nel suo Energy Outlook 2024, considerando fattori come i costi complessivi di costruzione, il funzionamento dell’impianto, gli oneri finanziari per l’ammortamento del capitale investito, i costi operativi per la durata della vita produttiva, il combustibile e la manutenzione, la spesa di generazione dell’elettricità prodotta da nuove centrali nucleari in Europa sarebbe di 170 dollari per MWh. «In confronto», spiega Bonelli, «quella generata dal fotovoltaico è pari a 50 dollari per MWh (3,4 volte inferiore), quella dell’eolico onshore a 60 dollari per MWh (2,8 volte inferiore) e quella dell’eolico offshore a 70 dollari per MWh». Il deputato ha citato poi i calcoli fatti dalla banca d’affari americana Lazard: «il costo del nucleare sale a 183 dollari per MWh».

I referendum del 2011 e del 1987

Secondo Bonelli, «Giorgia Meloni ha dato uno schiaffo alla democrazia e a 25.643.652 cittadini che, nel referendum del 2011, dissero no al nucleare, dopo averlo già fatto nel 1987 con un analogo referendum. È la destra incoerente e bugiarda, che sia nel 1987 che nel 2011 si schierò a favore dei referendum abrogativi». E poi l’affondo: siamo «in un Paese il cui governo vuole il nucleare, ma non si riesce a decidere dove collocare il deposito per le scorie radioattive, perché gli stessi deputati dei partiti di Giorgia Meloni, Tajani e Salvini scendono in piazza per dire no al deposito sui loro territori. Quello che la presidente Meloni nasconde agli italiani è il costo elevato del nucleare e chi dovrà sostenerlo», sottolinea Bonelli.

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28 febbraio 2025 ( modifica il 28 febbraio 2025 | 14:42)

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