Meloni ancora in fuga. Un video per vendere il nuovo bonus bollette

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Dopo settimane di silenzio, rotto solo da qualche video autocelebrativo, ieri Giorgia Meloni è riuscita in un’impresa acrobatica: dopo il consiglio dei ministri ha spedito i due ministri Giorgetti e Pichetto Fratin in conferenza stampa e, in contemporanea all’appuntamento con i giornalisti, ha diffuso via social un altro video in cui spiegava- senza alcun contraddittorio- le misure appena adottate contro il caro-bollette:  un decreto da 3 miliardi per soli 3 mesi di sconti e un disegno di legge delega che prevede il ritorno del nucleare in Italia.

Nonostante due referendum (1987 e 2011) abbiano espresso e ribadito la volontà degli italiani di non utilizzare questa pericolosa tecnologia. «Energia sicura, pulita, a basso costo, capace di assicurare sicurezza energetica e indipendenza strategica all’Italia», assicura la premier. «Ora sarà il Parlamento a esprimersi».

LA MOSSA DI MELONI è una sosta di commissariamento dei due ministri. E una piroetta che le ha consentito di sottrarsi ancora una volta alle tante domande che giacciono da tempo inevase, proprio mentre le mosse di Trump stanno terremotando la politica e l’economia europee. Con chiari risvolti anche sul tema dell’energia oggetto dell’attenzione del governo. La scelta dell’ennesimo video non è piaciuta alle opposizioni, che da tempo chiedono alla premier di rispondere sui tanti dossier da cui si tiene alla larga.

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«Dopo settimane di latitanza Meloni ricompare per dirci che avevamo ragione: da tempo denunciavamo che il caro bollette è ormai insostenibile e per due anni non hanno combinato nulla», attacca la leader Pd Elly Schlein: «Questi bonus però sono ancora di emergenza e quindi insufficienti. Mancano misure strutturali per ridurre i costi, scollegando il prezzo dell’energia elettrica da quello del gas. Manca il coraggio di intervenire sul modo assurdo in cui si forma il prezzo dell’energia in Italia, che ingrassa solo gli extraprofitti delle grandi società energetiche, che vanno redistribuiti all’origine evitando che si formino, altrimenti dopo questi aiuti per tre mesi pagati saremo punto e a capo. Su questo continueremo ad martellare».

SALVINI SI AFFRETTA a mettere il cappello sulle due decisioni prese: «Un risultato importante ottenuto grazie all’impegno della Lega e del ministro Giorgetti. Avanti così», dice sulle bollette, e sottolinea come quella sull’atomo sia «una nostra battaglia storica». Il ministro dell’Economia, su cui nei giorni scorsi era trapelata l’insoddisfazione di Meloni per la pochezza dell’intervento sull’energia, se la cava con una battuta: «Ho letto di mie arrabbiature, io mi arrabbio solo quando perde il Southampton, purtroppo recentemente accade spesso».

GIUSEPPE CONTE PARLA di un «decretino che è una goccia nel mare di guai del caro bollette a carico di famiglie e imprese lasciate sole». «C’è da capirla per non essersi presentata in conferenza stampa, dopo che lei stessa aveva fatto trapelare la sua rabbia per un decreto da soli 3 miliardi che tale è rimasto. Meglio il solito video a senso unico ai cittadini per inebriarli con un po’ di fuffa e propaganda».

Sarcastico Matteo Renzi: «Tre miliardi di euro con tre mesi di ritardo. Nel frattempo Meloni scappa anche dalle conferenze stampa, non solo dal Parlamento. Ormai parla solo attraverso video registrati, è diventata allergica alle domande. Doveva essere una lady di ferro, è sempre più “l’omino di burro” di Pinocchio». «Ci sono i dazi», è l’altro messaggio del leader di Iva palazzo Chigi. «Avete in testa di fare qualcosa? L’unica possibilità è lavorare insieme all’Europa altrimenti l’Italia è spacciata».

Nicola Fratoianni è furioso: «Di quali aiuti parliamo? Per tante famiglie non coprono nemmeno la bolletta di uno dei mesi più freddi. Nel frattempo le compagnie energetiche hanno messo in tasca miliardi di profitti grazie alla speculazione. Soldi che erano nelle tasche degli italiani e che andrebbero restituiti».

Angelo Bonelli prende di mira le misure sul nucleare: «Uno schiaffo alla democrazia. Quanto costerà il nucleare? Chi pagherà queste risorse, visto che costa 170 euro a megawatt ora? Chi si vuole far arricchire?». Dura anche la Cgil: «Il nucleare non è la soluzione per la decarbonizzazione in Italia: presenta costi e rischi molto elevati, ha tempi di realizzazione incompatibili con quelli dell’azione climatica, enormi problemi di localizzazione e di accettazione sociale: non è un’energia pulita e non garantisce sicurezza energetica, perché l’Italia non ha l’uranio, che sarebbe costretta ad importare».



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