Nucleare, il ministro Pichetto Fratin: «L’obiettivo zero emissioni diventa possibile nel 2050»

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di
Enrico Marro

Il ministro dell’Ambiente: target irraggiungibile con le sole rinnovabili. Le vecchie bocciature? In Italia la sensibilità è cambiata rispetto al post Chernobyl e Fukushima

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Dopo una lunga gestazione il Consiglio dei ministri di venerdì ha approvato il provvedimento per reintrodurre in Italia la produzione di energia elettrica da nucleare. Una svolta, considerando che ci sono stati due referendum, nel 1987 e nel 2011, che hanno bocciato il nucleare.

Perché volete che l’Italia torni alle centrali nucleari?
«Innanzitutto non torneranno le centrali. Noi puntiamo al nuovo nucleare, che prevede l’installazione di moduli di piccole dimensioni, assolutamente sicuri — risponde il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin (Forza Italia) —. I dati dei consumi di energia ci dicono che dagli attuali 300 miliardi di Kilowattora consumati in Italia, nei prossimi 15-20 anni si arriverà a una domanda pari al doppio. In questa prospettiva abbiamo due obiettivi da centrare contemporaneamente: fornire l’energia necessaria a famiglie e imprese e decarbonizzare, raggiungendo entro il 2050 l’obiettivo zero emissioni. Fare questo puntando solo sulle rinnovabili è molto difficile. Solo con un mix di fonti che includa anche il nucleare di nuova generazione, sicuro e sostenibile, potremo farcela».




















































Se tutto andrà per il verso giusto, quando partirà la produzione di energia dal nucleare?
«La previsione degli esperti dice tra la fine di questo decennio e l’inizio del prossimo. Con il disegno di legge delega approvato venerdì il governo costruisce il quadro giuridico necessario per partire. Dopo l’approvazione della delega in Parlamento ci saranno 12 mesi per i provvedimenti attuativi. Allo stesso tempo andranno avanti le innovazioni e si valuterà anche la convenienza economica degli small reactor, i piccoli reattori modulari sui quali si basa il nucleare di nuova generazione».

L’Italia dovrà acquistarli o li produrrà?
«In Italia abbiamo la preparazione, le conoscenze e il personale per metterci in grado di inserire il nostro Paese nella produzione di questa nuova tecnologia. L’ultimo reattore costruito in Europa, anche se per la verità di vecchia generazione, lo ha fatto Enel in Slovacchia».

Perché dite che i nuovi reattori sono sicuri e competitivi?
«Non lo dice il governo, ma gli esperti. Si tratta di piccoli reattori modulari. Si va da quelli da 20 megawattora che possono essere prodotti in serie e, per esempio, essere messi sulle navi al posto dei motori, a quelli da 300 megawattora che hanno una capacità produttiva di energia pari a quella di 2.000-2.500 ettari di fotovoltaico. Senza contare che quest’ultimo richiede le batterie di accumulo, magari cinesi. Quanto alla sicurezza, sempre gli esperti ci garantiscono che questi nuovi moduli sono a zero rischio».

Chi resta contrario al nucleare insiste sul fatto che non è stato mai risolto il problema delle scorie prodotte dalle centrali nucleari, anche quelle di nuova generazione.
«Intanto, cominciamo col dire che i nuovi moduli nucleari utilizzerebbero le scorie prodotte dalle vecchie centrali come combustibile, attivando così un percorso di economia circolare. Inoltre, i piccoli reattori di nuova generazione producono un residuo davvero minimo di scorie, al punto che oggi viene considerato un problema facilmente gestibile e secondario».

Non c’è il rischio che il ritorno al nucleare dirotti risorse che potrebbero essere impiegate per uno sviluppo più rapido delle rinnovabili?
«Assolutamente no. Il nuovo nucleare è destinato a sostituire i combustibili fossili e ad affiancare tutte le rinnovabili tradizionali. Ripeto: noi puntiamo su un mix di fonti energetiche e quindi non abbandoniamo assolutamente l’eolico, il fotovoltaico, il geotermico e l’idroelettrico che anzi stiamo incrementando e che costituiranno la gran parte della nostra energia. Ma teniamo presente che già oggi l’Italia importa tra i 40 e i 50 miliardi di Kilowattora di produzione nucleare dalla Francia e la previsione è che, se non facciamo nulla, nel giro di 15-20 anni ne dovremmo importare più del doppio. Meglio renderci autonomi, anche perché secondo le stime dei nostri tecnici nei prossimi due decenni l’Italia potrebbe risparmiare più di 30 miliardi sulla bolletta energetica. In altri termini potremmo avere bollette per gli utenti paragonabili a quelle di Francia e Spagna».

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Gli italiani hanno già detto due volte di no, con il referendum, al nucleare. Ce ne potrebbe essere un terzo, se andrete avanti.
«Gli italiani si sono espressi su tecnologie di 50 anni fa, sul nucleare di prima, seconda e terza generazione. Noi guardiamo a una nuova tecnologia, ancora in fase di sperimentazione. E comunque Il referendum è un diritto previsto dalla Costituzione e nessuno lo mette in discussione. Ma credo che in questi anni la sensibilità dei cittadini sia cambiata rispetto alle paure conseguenti agli incidenti di Chernobyl e Fukushima. Poi, per carità, c’è sempre chi vuole la decrescita felice, ma non penso sia la maggioranza. Noi guardiamo al futuro, abbiamo fiducia nella ricerca e siamo per la crescita e lo sviluppo».

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Una domanda sul bonus da 200 euro sulle bollette, finanziato «nel limite delle risorse disponibili» come dice il decreto. Siamo sicuri che il miliardo e 600 milioni di cui parlate ci sia?
«Assolutamente sì. Il ministero dell’Economia, come sempre, prende le sue precauzioni. Ma i soldi ci sono».

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2 marzo 2025 ( modifica il 2 marzo 2025 | 07:33)

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