Dati statistici dicono che, tra meno di 25 anni, 7 esseri umani su 10 vivranno nelle città. Di conseguenza, nei prossimi quarant’anni dovremo costruire tante nuove città quante ne sono state costruite in tutta la storia dell’umanità. Dall’ultima edizione Smart City Expo World Congress di Barcellona emergono le tendenze per le città del futuro; dice Ugo Valenti, co-fondatore e AD dello Smart City Expo World Congress: “La prima tendenza che abbiamo visto è l’uso dell’intelligenza artificiale e dell’integrazione dei dati per trasformare il modo in cui le città operano. L’intelligenza artificiale e gli strumenti di apprendimento automatico sono sempre più utilizzati per ottimizzare i servizi cittadini e migliorare la gestione delle risorse.
In questo senso, la sensorizzazione rimane una tendenza chiave, perché i sistemi di IA richiedono l’analisi dei dati e quindi è necessario fornire all’IA gli input appropriati”. Anche la sostenibilità e la resilienza sono stati temi centrali dell’ultima edizione della kermesse, con soluzioni urbane applicate per la neutralità delle emissioni di carbonio, l’uso efficiente dell’energia e l’adattamento al clima. “L’ultima tendenza” continua Valenti, “è il passaggio a soluzioni incentrate sull’uomo. Si tratta di un’opportunità per coinvolgere i cittadini nel processo decisionale e garantire che la trasformazione urbana non sia solo efficiente, ma risponda alle esigenze reali dei residenti”.
I modelli di città per il futuro
Quali città sono punti di riferimento per le buone pratiche di resilienza? Se pensiamo all’Europa, innanzitutto Copenaghen. Da lungo tempo, la città attua la pianificazione urbana ecologica e l’uso innovativo della tecnologia per migliorare la vita. La capitale danese ha annunciato il suo piano per diventare neutrale dal punto di vista delle emissioni di anidride carbonica entro quest’anno e, tra l’altro, ha promosso l’uso della bicicletta: oggi, la metà dei suoi abitanti la usa per andare al lavoro. Anche Barcellona rientra tra i punti di riferimento più innovativi. Oltre Europa, Singapore ha raggruppato tutte le sue iniziative per affrontare le sfide urbane. Ha integrato la tecnologia nella vita quotidiana per rendere gli oggetti più efficienti.
Sensori e telecamere sono stati distribuiti in tutta la città per monitorare il traffico, il meteo e la qualità dell’aria; in questo modo, è possibile utilizzare i dati in tempo reale per prendere decisioni migliori. Il sistema di trasporto intelligente utilizza dati in tempo reale per regolare i semafori, prevedere la congestione del traffico e guidare gli automobilisti verso percorsi meno affollati, riducendo i tempi di percorrenza. E anche la sanità gode di queste innovazioni, dato che Singapore utilizza piattaforme di telemedicina e strumenti di monitoraggio della salute guidati dall’intelligenza artificiale per garantire diagnosi e cure più rapide e accurate.
Testa e coda della classifica
L’esperienza di Città del Capo dimostra come la città abbia fatto della resilienza uno strumento fondamentale, utilizzando funzioni di pianificazione, progettazione e finanza. Ogni progetto infrastrutturale è valutato in base ai benefici che offre in termini di resilienza ed è considerato prioritario in funzione del modo in cui la città risponde alle sue esigenze. Un esempio urbano di dimensioni molto più ridotte è Norfolk, sulle coste Inglesi. Qui si è dimostrato come la minaccia di infrastrutture deboli sia stata allontanata nei rapporti con gli investitori privati, per dimostrare che quanto realizzato per la protezione dalle inondazioni costiere generi un chiaro ritorno sugli investimenti.
Le città e gli impatti del cambiamento climatico
Innalzamento del livello dei mari, ondate di calore, piogge intense, vulnerabilità infrastrutturali, resilienza delle aree al riscaldamento urbano sono le sfide principali per ogni città e alcune più di altre sono particolarmente esposte agli effetti del cambiamento climatico. “Se si fa un controllo incrociato con le metropoli più popolose – riprende Valenti – si possono facilmente individuare nomi come New York, Miami, Mumbai, Shanghai, Barcellona e Tokyo. La scarsità d’acqua diventerà una vera e propria sfida, anche perché l’andamento delle precipitazioni sembra cambiare in tutto il mondo, con meno giorni di pioggia, ma con precipitazioni abbondanti concentrate in quei giorni. Quindi, con una popolazione urbana in crescita in tutto il mondo, sarà fondamentale costruire le infrastrutture adeguate a gestire le esigenze di milioni di cittadini”.
Soluzioni tecnologiche per il clima
Le tecnologie adottate per rispondere alle sfide climatiche saranno indispensabili per affrontare i problemi di resilienza urbana; ad esempio, la città di New York, dopo l’uragano Sandy del 2012, ha installato muri anti-alluvione retrattili sotto la FDR Highway (autostrada Franklin Delano Roosevelt) per proteggersi da future super-tempeste, ma anche la realizzazione di uffici galleggianti che si innalzano insieme al livello del mare a Rotterdam è un esempio di quanto si possa e si debba fare. Ci sono poi soluzioni tecnologiche all’avanguardia di innovazione che non richiedono grandi sforzi economici e che si applicano già diffusamente nelle grandi città. Dai sistemi di previsione delle inondazioni alla realizzazione di tetti verdi e giardini verticali che riducono l’effetto “isola di calore urbana” e, addirittura, l’uso di piastrelle per marciapiedi che catturano il carbonio, come ad esempio ha fatto Barcellona.
Le città e il problema della gentrificazione
Se la città cresce e si sviluppa, spesso rischia di penalizzare i residenti a causa del rincaro abitativo (come ben sa, ad esempio, Milano). La gentrificazione (trasformazione di un quartiere popolare in una zona abitativa di pregio, con conseguente cambiamento della composizione sociale e dei prezzi delle abitazioni) e il conseguente aumento del costo della vita, spingono i residenti fuori dai centri urbani. Per arginare questo fenomeno, Barcellona che sta vivendo una pericolosa crescita di turisti “a breve termine”, ha limitato le locazioni di questo tipo, vietando la concessione di nuove licenze.
E un diverso approccio al medesimo problema lo ha messo in atto Amsterdam, dove ogni nuovo grande progetto immobiliare deve avere il 30 o 40% dedicato all’edilizia sociale, quella dedicata alle fasce della popolazione più deboli economicamente. Ultima ma non per ultima, la soluzione di Berlino che ha fissato un tetto massimo degli affitti, impedendo ai proprietari di aumentarli oltre un certo limite. Una misura coraggiosa che sta portando buoni risultati, anche se controversa, ma che ha messo in atto un meccanismo di protezione degli inquilini dall’aumento vertiginoso del costo degli alloggi.
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