Il generale Vannacci e l’equivoco toscano: dall’Esercito ai media senza passare dalla politica

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di
Raffaele Palumbo

I sondaggi elettorali in vista delle Regionali in Toscana e il ruolo del generale de Il Mondo al contrario nella differenza tra «notorietà» e«consenso»

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L’ex presidente israeliano Shimon Peres, amava ripetere — da politico consumato — un vecchio detto: «I sondaggi sono come i profumi, vanno annusati, non bevuti». E in un’epoca dove i sondaggi spesso scrivono l’agenda politica, è un detto da tenere a mente con grande cura.

Annusando bene, in Toscana si ha la percezione olfattiva che tutto sommato questa «variabile Vannacci» possa non essere quello che sembrava a prima vista. Il secondo sondaggio commissionato da Toscana Tv sulle elezioni regionali ci dice tre cose: la prima è che il presidente di centrosinistra uscente Eugenio Giani ha già vinto o quasi; la seconda è che Alessandro Tomasi è l’unico candidato possibile per una sconfitta onorevole del centrodestra; la terza che Vannacci non rappresenta una variabile dirimente.




















































Nello specchio deformante della visibilità mediatica, sembrava invece il contrario.

Il generale Roberto Vannacci appariva come una variabile impazzita, in grado di sparigliare le carte. Una variabile ingombrante, che la Lega non voleva né candidare né avere contro, magari con una lista civica «Il mondo al contrario» a togliere voti alla coalizione di centrodestra. Ora il sondaggio realizzato da Emg accredita Vannacci ad un 4%. Vale a dire che, sempre annusando il sondaggio, supererebbe appena la soglia di sbarramento del 3%. Decisamente lontano dalle 500 mila preferenze alle Europee dello scorso anno.

Probabilmente su Vannacci si è ingenerato un vecchio equivoco, che tende a mescolare e tenere insieme notorietà e affezione. In Tv, per intenderci, quasi quarant’anni fa l’indice di ascolto, un dato quantitativo, prese il posto dell’indice di gradimento. In sostanza si scoprì che maggiore era il gradimento, minore era l’audience. Una trasmissione veniva seguita da un gruppo molto ristretto ma molto affezionato. Il gradimento era al massimo, gli ascolti pochi. E viceversa. 

La notorietà nazionale di Vannacci è stata confusa con la sua capacità di penetrazione politica. 

Dal mondo militare il generale è passato al mondo mediatico, al campo della comunicazione, per dirla con Bourdieu. Non a quello della politica. Per intenderci, il livello di notorietà di Topo Gigio — i cui fasti sono stati di recente rinverditi, a quasi settant’anni dall’esordio — è del 100%, ma chi lo voterebbe come presidente della Toscana (anche se di questi tempi, never say never)?

Da qui l’equivoco, in una regione con una storia a sinistra che negli ultimi anni è profondamente mutata, ma che comunque — se stanca del Pd — guarda ad una classe politica moderata, quanto meno più centrista, comunque più rassicurante e meno divisiva di quanto possa rappresentare Vannacci. Che ha però dalla sua l’esperienza militare e una profonda conoscenza di uno dei libri più citati, consigliati e fraintesi della storia. Nel suo L’arte della guerra (Bingfa), Sun Wu (noto come Sun Tzu, maestro Sun), scrive, nel capitolo XI dedicato a «I nove terreni» (Jiudi): «È dispersivo un terreno in cui i signori del luogo (Tomasi, Stella, Bergamini, Meini, ndr) si contendono il proprio territorio. […] Su terreni dispersivi non si combatte».

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E ancora: «È mortale un terreno (il centrodestra toscano, ndr) in cui si sopravvive solo battendosi con accanimento». È straordinario come un libro dedicato appunto all’arte della guerra non abbia un capitolo sulla ritirata. Infatti, detto tutto questo, Sun Tzu raccomanda anche di avvantaggiarsi «dell’altrui impreparazione; si percorrano strade imprevedibili, si attacchi dove il nemico è disorganizzato» (soprattutto se non si sbriga ad ufficializzare la candidatura di Tomasi, ndr).

E infine, «si muova l’esercito secondo strategie indecifrabili». Non potranno mancare dunque sorprese, perché su quest’ultimo punto — quello delle «strategie indecifrabili» — i politici italiani sono in grado di dare lezione anche al grande maestro Sun.

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